Prossimi anni

Cambiamento climatico in Liguria, lo studio: “Sempre più frequenti periodi di siccità alternati a piogge intense come a inizio ottobre” fotogallery

Realizzato da Fondazione Cima e Università di Genova e Arpal sui cambiamenti climatici in Liguria nei prossimi 30 anni

Savona. E’ stato presentato questo pomeriggio, presso il campus di Savona, lo studio realizzato da Fondazione Cima e Università di Genova e Arpal sui cambiamenti climatici in Liguria nei prossimi 30 anni.

Lo studio, della durata di tre anni, è stato condotto da Anna Napoli, giovane ricercatrice di Cima e Università di Genova: analizza gli scenari futuri delle diverse zone della Liguria permettendo di prevedere e guidare le scelte di sviluppo e di protezione civile che maggiormente preservino il fragile territorio ligure e la popolazione nelle sue parti maggiormente esposte ai danni ambientali.

La ricerca spiega come “le temperature siano destinate ad aumentare nei prossimi anni, con picchi più significativi nelle zone a maggiore altitudine, aspetto che comporterebbe una generale diminuzione delle nevicate annuali. Una variazione di temperatura ci sarà anche tra Ponente e Levante ligure: il ponente – secondo lo studio – infatti sembra poter essere affetto a una maggiore variazione di temperatura”.

Un differente comportamento tra levante e ponente si registra anche per le precipitazioni: “Mentre il levante potrebbe sperimentare un aumento dell’intensità della precipitazione estrema (potrebbe aumentare del 15% rispetto al passato) e della frequenza dei giorni piovosi, il ponente sembra essere più esposto a una maggiore diminuzione delle precipitazioni rispetto al passato“. Bisognerà poi fare i conti con la siccità: “I giorni consecutivi di siccità sembrano aumentare su tutto il territorio con maggior variazione sulle coste” illustra la ricerca, esposta dalla dottoranda Anna Napoli.

Erano presenti al campus: l’assessore regionale alla protezione civile Giacomo Giampedrone; il presidente della Fondazione Cima Luca Ferraris; il presidente emerito della Fondazione Cima Franco Siccardi; Anna Napoli, autrice della ricerca; il direttore generale di Arpal Carlo Emanuele Pepe; la responsabile del centro meteo Francesca Giannoni; il rettore dell’Università di Genova Federico Delfino.

Luca Ferraris spiega: “Oggi parleremo degli scenari climatici e di che cosa ci aspetta nei prossimi cinquant’anni in Liguria. E per quanto riguarda il nostro territorio, lo scenario è in linea con quello che avremo sull’intero arco del Mediterraneo. Andremo verso momenti più siccitosi alternati a periodi di piogge intense come quelle che abbiamo avuto ad inizio ottobre”.

Volendo cercare una “spiegazione”, per Ferraris bisogna certamente tenere conto della “questione dei gas-serra, che stanno continuando ad aumentare. E’ come se la coperta che abbiamo sopra la testa diventasse via via sempre più spessa. Ciò comporta un aumento delle temperature e ciò determina a sua volta l’emergere di due ‘poli’. Uno nei quali abbiamo giorni con assenza di precipitazioni, quindi secchi, un altro nei quali piove in maniera intensa”.

La manutenzione del territorio e la prevenzione bastano per far fronte alle conseguenze di questa situazione? Spiega Ferraris: “Lavoriamo su periodi di tempo di trenta o cinquant’anni. Questi scenari di cambiamento climatico servono a fare una nuova pianificazione, a immaginare lo sviluppo della nostra regione in maniera diversa rispetto a quello che è accaduto negli anni precedenti. Bisogna cominciare a pensare che questi cambiamenti climatici avverranno e avverranno anche nella nostra regione. Se noi ce ne occupiamo prima, ovvero ce ne preoccupiamo, possiamo mettere in campo tutta una serie di azioni di adattamento, di mitigazione affinché possiamo convivere con queste criticità”.

Cambiamento climatico, al campus uno studio sulla Liguria tra trent'anni

La ricercatrice Anna Napoli ha lavorato sul modello atmosferico Dwarf e su simulazioni climatiche aventi come oggetto tutta l’area alpina e tutto il nord Italia: “La ricerca sul cambiamento climatico sta andando avanti da tempo e perciò disponiamo dei risultati di simulazioni fatte anche a livello europeo. Ritrovare nelle nostre simulazioni un pattern riconducibile a quello presente in studi di grandi università ed enti ha confermato che il lavoro che si sta facendo si inserisce nello stesso filone”.

Il cambiamento climatico va affrontato – afferma l’assessore regionale alla protezione civile Giacomo Giampedrone – Si tratta di un tema mondiale, che noi stiamo studiando dal punto di vista ligure e con una prospettiva di qui a trent’anni. Siamo di fronte ad eventi sempre più ripetitivi ed impattanti e dobbiamo strutturare le nostre azioni in termini di opere e di interventi di protezione civile in modo da affrontare al meglio quello che sta accadendo qui da noi. Lo facciamo su un territorio già fragile e quindi dobbiamo lavorarci con estrema attenzione. Giornate come quella di oggi servono a studiare quello che sta accadendo e ragionare su come intervenire al meglio per svolgere quello che è il nostro compito principale, cioè la salvaguardia della vita delle persone. Queste sono informazioni preziosissime che vanno usate dalle amministrazioni nel momento in cui metteranno mano alla propria pianificazione e anche per lo sviluppo territoriale , in modo da avere una regione che rischia meno e che affronta per tempo gli eventi estremi”.

Come Regione Liguria, fin dall’inizio del nostro mandato, abbiamo voluto accelerare su opere fondamentali per la riduzione del rischio idraulico come lo scolmatore del Bisagno che si concluderà nel 2024 e che si andrà ad aggiungere allo scolmatore del Fereggiano, già funzionante e ai lavori di copertura del Bisagno già conclusi, attraverso i quali abbiamo eliminato il pericolo di esondazione cinquantennale di tutta la parte bassa del Bisagno. La prossima realizzazione dello scolmatore ci farà raggiungere un livello di rischio compatibile di piano e sarà un intervento resiliente ai cambiamenti climatici perché dotato di significativi franchi di sicurezza. Queste sono opere su cui l’amministrazione regionale ha investito molto durante il suo mandato, perché ritenute fondamentali per la sicurezza dei cittadini che va affrontata da subito. Accanto a queste abbiamo messo mano a una miriade di interventi, distribuiti sul territoriale regionale significativi nelle singole realtà territoriali per un ammontare complessivo di centinaia di milioni di euro. Opere che faranno fare alla Liguria un salto in avanti sul fronte della protezione del territorio e in vita anche dei futuri cambiamenti del clima”.

Su proposta dell’assessore Giampedrone, è stata approvata all’unanimità lo scorso 29 settembre la delibera regionale che definisce gli ambiti prioritari di azione integrata e adattamento ai cambiamenti climatici a livello regionale. La strategia recepisce i risultati del lavoro di ricerca della Fondazione CIMA, in collaborazione con Università di Genova presso il Campus Universitario a Savona, che ha sviluppato i modelli e le proiezioni sulla base dei dati storici regionali forniti da ARPAL, identificando le aree regionali con maggiori variazioni di temperatura e precipitazioni. Un ottimo lavoro di squadra fra istituzioni pubbliche ed enti di ricerca che permetterà una maggiore protezione e prevenzione dai danni ambientali al territorio e alle persone.

La delibera regionale che definisce gli ambiti prioritari di azione e risposta agli impatti del cambiamento climatico in Liguria rappresenta “un ottimo esempio di come ricerca scientifica e istituzioni pubbliche possano collaborare per analizzare i rischi e prevenire i danni su territori e persone“. Sulla base dei dati storici regionali resi disponibili dall’ARPAL e della suite modellistica ad alta risoluzione WRF, è stato sviluppato – in coerenza con le linee guida nazionali – uno studio degli scenari climatici di maggior dettaglio spaziale rispetto a quanto contenuto nel PNACC e riferibile al territorio ligure e relativamente al RCP 8.5 (scenario dove non si tiene conto di misure di contrasto).

“È importante sottolineare e ricordare come la Liguria sia la regione geografica nella quale ricadono alcune delle aree con i più elevati valori di intensità di precipitazione dell’intera Europa occidentale. Questo ‘record’ è causato, almeno in parte, dalla sua conformazione territoriale, che richiede un’attenta analisi delle vulnerabilità e degli impatti” sottolinea Anna Napoli.

“È importante infatti evidenziare come le montagne risentano maggiormente degli effetti del cambiamento climatico e come la conformazione ad arco della regione e la vicinanza tra mare e territorio montuoso caratterizzino il clima e gli eventi estremi sul territorio. Questo studio permette di iniziare ad indicare e a definire le aree in regione soggette a maggiori variazioni di temperatura e/o precipitazione. Nel tempo, potremo usare altri scenari e ulteriori modelli per definire valori di incertezze climatiche più robusti” conclude.

leggi anche
allerta 4 ottobre savona letimbro
Come fare
Rischio idrogeologico, l’esperto: “Il cambiamento climatico c’è, ma non diventi un’alibi. Fare manutenzione del territorio”

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.