Equilibri difficili

“50 km per fare un tampone e lavorare”: la rabbia dei no vax della “valle di mezzo”

Tre le farmacie situate a Calizzano, Bardineto e Murialdo, ma nessuna esegue i test. Olivieri: “Il problema c’è, ma stiamo lavorando per risolverlo”

Difficoltà tampone valle

Calizzano. È scattato da poche ore l’obbligo per i lavoratori del settore e pubblico e privato di essere in possesso del green pass. Due le strade possibili per ottenere il certificato: essere vaccinati o sottoporsi ad un tampone (valido per 48 ore). Se l’obbligo di legge si presenta come una strada in discesa per chi ha deciso di vaccinarsi, lo stesso non vale per chi, per vari motivi, ha deciso di dire no al vaccino (ma deve lavorare in regola).

TRE FARMACIE, ZERO TAMPONI

Sono tre, in totale, le farmacie che si possono trovare nei comuni di Calizzano, Bardineto e Murialdo. Nessuna delle tre, tuttavia, esegue i tamponi. E per un no vax alle prese con il nuovo obbligo di legge questo significa solo una cosa: no tampone, no green pass… “no lavoro”.

Sono diversi, infatti, i cittadini (commercianti, imprenditori) residenti nella vallata che – per varie ragioni – hanno deciso di non vaccinarsi, ma che allo stesso tempo hanno anche un’attività da mandare avanti. Un’attività che, da poche ore, possono continuare ad aprire solo con il regolare possesso del green pass.

Ci siamo recati a Calizzano e abbiamo parlato con il titolare della farmacia San Tommaso, l’unica presente in paese: “Noi non siamo obbligati a eseguire i tamponi – spiega – e comunque qui non li facciamo per un problema logistico. Perché non farli all’esterno? Perché al mattino qui fuori ci sono zero gradi”.

Parole, quest’ultime, che, a proposito di temperature, a un commerciante no vax di Calizzano metterebbero i brividi. Anche perché, come abbiamo detto, nelle altre due farmacie presenti a Bardineto e Murialdo la situazione non cambia.

NEI PANNI DI UN NO VAX NELLA “VALLE DI MEZZO”

Mettiamoci nei panni di un commerciante non vaccinato che gestisce un’attività a Calizzano il 16 ottobre 2021. Non voglio vaccinarmi, ma ho bisogno del certificato verde per lavorare: cosa posso fare?

Una cosa sola: raggiungere il comune di Millesimo (distante 19,8 km), entrare nella farmacia del paese che (qui sì) esegue il test per poi tornare a Calizzano (percorrendo nuovamente 19,8 km) con il green pass in tasca. Totale chilometri percorsi? Tra andata e ritorno, circa 40. Durata del green pass dopo il tampone? 48 ore. Con la conseguenza che se ho un’attività aperta durante tutta la settimana, dovrò mettermi in viaggio per almeno tre volte (visto che il green pass dopo un tot di ore scade) per un totale di circa 120 km percorsi in pochi giorni.

E tutto questo ovviamente avviene fuori dall’orario di servizio e a patto di essere in possesso di un mezzo per raggiungere la prima farmacia utile. Perché, è giusto ricordarlo, non tutti hanno la patente e comunque non tutti possiedono un’automobile.

“CI TOLGONO IL DIRITTO AL LAVORO”

Camminando per le via di Calizzano ci siamo imbattuti in alcune attività i cui titolari (no vax) non hanno nascosto la loro rabbia per l’introduzione del nuovo obbligo: “Tutto questo non è giusto – è il commento di una esercente -. Noi qui lavoriamo per vivere ma in questo modo stanno togliendo il diritto al lavoro alla gente. Abbiamo le mascherine, abbiamo sempre lavorato senza problemi e possiamo andare avanti così”.

E questo è sostanzialmente il pensiero che accomuna la maggior parte dei lavoratori no vax che abbiamo incontrato nella vallata, non solo a Calizzano. Chi si è fermato a parlare con noi, tuttavia, ci ha tenuto a rivendicare un concetto che potrebbe passare in secondo piano: “Noi vogliamo rispettare le regole – è il commento di un altro commerciante -, ma chiediamo alle istituzioni di metterci nelle condizioni di esercitare la nostra libertà di scelta (non vaccinarsi, ndr) e lavorare rispettando le leggi senza doverci rimettere oltremodo in termini di tempo e denaro”.

È un difficile equilibrio tra diritti, doveri e libertà. Le istituzioni ne sono consapevoli e forse qualcosa – in queste ore – si sta muovendo.

IL SINDACO DI CALIZZANO E PRESIDENTE DELLA PROVINCIA: “AL LAVORO PER TROVARE UNA SOLUZIONE”

A Calizzano, a pochi passi dal Comune, abbiamo provato a contattare il sindaco e presidente della Provincia di Savona Pierangelo Olivieri per fare il punto della situazione: “Sono consapevole del problema – ci ha spiegato al telefono il primo cittadino – e mi sono già attivato con Asl per cercare di trovare una soluzione che al momento non c’è”.

Olivieri non nasconde le varie difficoltà che questo nuovo provvedimento governativo ha posto in essere: “Si tratta di un argomento delicato – ha proseguito – che va a toccare i confini di varie libertà. I miei compiti e gli strumenti che ho a disposizione sono quelli di un sindaco e di certo non posso obbligare le farmacie ad eseguire i tamponi”.

“In attesa di un riscontro operativo da parte dell’Asl- ha concluso il sindaco di Calizzano -, quello che posso fare è mettere a disposizione gratuitamente il piano terra del Comune per porre in essere tutte le iniziative collegate alla risoluzione di questa problematica”.

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