Liguria. “Il piano Restart è in via di definizione con le aziende. Lo porteremo in giunta con la suddivisione di spesa martedì prossimo, dopodiché diventerà sostanzialmente operativo”. Lo annuncia il presidente ligure Giovanni Toti a margine della conferenza stampa in cui, insieme agli assessori della giunta, ha tratteggiato il bilancio del primo anno di amministrazione a patire dalle ultime elezioni.
Si tratta del piano di investimenti da 94 milioni su tre anni con cui la Regione punta a recuperare tutta la domanda di prestazioni arretrate a causa del Covid entro il primo semestre 2022, oltre a bloccare le “fughe” verso altre regioni. Per farlo da un lato verrà potenziata la sanità pubblica sul fronte del personale e delle strutture, dall’altro saranno acquistate nuove prestazioni da soggetti accreditati.
“Sono già stati attribuiti, dal San Martino a scendere, i piani aggiuntivi che i direttori generali ritengono di poterci consegnare – ha spiegato Toti -. Dove questo non sarà possibile allargheremo le convenzioni dei privati già accreditati sulla nostra sanità fino a spendere l’importante cifra di 24 milioni in prestazioni mancate negli ultimi mesi. Tengo a precisare che sono prestazioni aggiuntive rispetto a quelle del 2019, quindi non solo abbiamo chiesto alle nostre aziende di tornare alla produzione pre-Covid, ma di aumentare quella produzione di 24 milioni in un solo trimestre e poi di oltre 30 milioni all’anno nei prossimi tre anni”.
L’affanno è evidente soprattutto su alcuni settori storicamente critici: sull’ortopedia in regime di elezione la perdita di produzione nel 2020 ammonta al 42% per le malattie muscolari e scheletriche, con una mobilità passiva del 48% che sale addirittura al 148% per quanto riguarda la chirurgia protesica degli arti inferiori. E infatti è proprio su questo settore che si concentrerà la maggior parte delle risorse: 8,8 milioni per l’ortopedia, 3,4 milioni sull’oncologia, altri 4,2 per l’attività specialistica ambulatoriale, 2,9 milioni per l’oculistica, 1,4 per l’area uro-ginecologica, 1,1 per la cardiovascolare, 800mila euro per l’otorinolaringoiatrica, 500mila per la neuro-riabilitativa.
Per quanto riguarda il personale aggiuntivo, si attende a breve il nuovo bando di Alisa per assumere altri infermieri. Ma Toti avverte: “Ci sono concorsi su tutte le specialità mediche tutte le volte che troviamo personale, dai massimi dirigenti all’infermieristica. Il problema non è assumere infermieri: tutti quelli su piazza, come gli Oss, sono stati assunti dal sistema sanitario e socio-sanitario regionale. Quello che manca sono spesso le persone formate per quella professione. Mi auguro che il piano di formazione del Pnrr tenga conto dei buchi di organico pesante che abbiamo sulla sanità nazionale”.
“È stato un anno lungo e impegnativo, molte cose sono state fatte – ha commentato ancora il governatore -. Il Covid è ancora da gestire, il mondo deve ripartire, ma voglio ringraziare la squadra, i loro collaboratori, tutta la Regione. I risultati si sono visti e si vedranno ancora di più nel futuro. Abbiamo chiuso un anno complesso ma lo abbiamo chiuso bene. Non abbiamo mai rallentato il volume degli investimenti, nonostante la difficoltà di operare negli uffici in termini di gare e negli uffici. Chiudiamo il primo anno con un avanzo che abbiamo investito totalmente nella campagna Restart Sanità”.
Rispetto alle parole del governatore ligure non si è fatta attendere la replica del gruppo Pd in Regione, che parla per la sanità: “Più che Restart siamo all’Anno Zero..”.
“Un anno dopo, stessi problemi, poche soluzioni. Nonostante l’ottimismo propagandistico di Toti e della sua giunta, nella nostra Regione le liste d’attesa restano infinite e la rete della sanità territoriale è ai minimi termini. Circa 100mila liguri rischiano di rimanere senza medico di base, manca personale e investimenti e il diritto alla salute rischia di essere sempre più un servizio per chi può pagare, mentre gli altri devono aspettare. Per questo le notizie sul piano Restart Sanità sono solo sulla carta e il confronto con la realtà è impietoso. Sanità territoriale, welfare e servizi alla persona, supporto ai più fragili durante la pandemia, un piano per la salute mentale”.
“Utilizzando l’occasione delle risorse straordinarie del Recovery plan, oggi Toti certifica il fallimento della sua proposta di privatizzazione della rete ospedaliera su cui ha lavorato cinque anni e che a oggi è sospesa, perché le risorse spingono per una sanità pubblica. La scelta di Toti verso la privatizzazione pare sospesa, quindi, ma non archiviata, perché non esiste un quadro chiaro di quella che è la nuova programmazione della sanità regionale, e quale e quanto sarà il ruolo del pubblico” aggiunge il Pd in Regione.
“Continua poi ad essere surreale la narrazione del recupero del debito regionale come atto virtuoso, perché quei risparmi nel 2020 sono prestazioni non erogate, esami non fatti e personale non assunto durante la pandemia. Elementi che nessuno penso possa considerare una vittoria. Le risorse per le liste di attesa sono quelle che la Regione non è uscita ad usare nel 2020 e che grazie al governo sono state messe a disposizione anche nel 2021”.
“Un quadro che più che Restart Sanità, si può definire Sanità Anno Zero” rincara il gruppo regionale del partito Democratico.
“Occorre cancellare definitivamente la vecchia riforma della sanità Toti-Viale e ripartire dalla sanità pubblica, di prossimità, con una nuova rete più efficiente” conclude.