Io mi ricordo di te, Marika, sin dai primi giorni nella nostra Associazione: sei entrata silenziosa, una sedicenne timida come i sorrisi che ci regalavi il lunedì sera quando arrivavi e ci portavi il rapporto di gara da spedire, e tutte le volte Gianluca ti domandava “Marika è andato tutto bene sabato?” “Sì, nessun problema” “Guarda che il prossimo weekend ti designo a…” “Va bene, grazie.”
Un saluto, e te ne andavi via. E la settimana successiva di nuovo la stessa routine, tutt’altro che noiosa, perché arbitri educati e diligenti come te, nelle piccole sezioni come la nostra, sono una manna dal cielo.
Hai concluso gli studi, iniziato a lavorare, e nonostante i turni impegnativi riuscivi a portare avanti questa tua passione, umilmente e senza ambizioni. In sezione ogni tanto si allungava l’orario di apertura perché magari facevi tardi, ci inviavi un whatsapp per avvisarci, ma anche nei freddi lunedì di dicembre ti vedevamo spuntare con il tuo rapporto di gara, e il tuo sorriso.
Quando questa primavera ho protocollato il tuo congedo di maternità è stata una notizia fantastica perché io adoro i bambini e amo tanto i miei nipoti.
Ieri hai squarciato il buio della notte dando alla luce il tuo bambino, ma al firmamento non è bastato e si è preso una nuova stella da far brillare.
Te ne sei andata a 27 anni sul più bello, ingiustamente. Quando affrontiamo queste notizie le viviamo sempre come una prima volta: le mamme muoiono. Anzi, anche le mamme muoiono.
E quando una mamma vola tra le stelle, qui resta un fiore sulla terra che è il figlio. E un papà che dovrà essere anche mamma. Perché la mamma è sempre la mamma.
Il primo sguardo, il primo sorriso, la prima parola, i primi passi, i baci della buonanotte. Non potrete condividerli.
Ho saputo che ti saresti sposata dopo la gravidanza. L’unica cosa che già sapevo è che ti avremmo festeggiata a dovere perché quando un collega diventa genitore, i figli entrano nel cuore della nostra “famiglia arbitrale”. E tu dovevi fare ancora un sacco di cose e, prima di tutto, VIVERLE.
Ciao Marika, ho taciuto tutto il giorno perché è difficile quando sei uno dei primi a ricevere la notizia, e sei quello che deve trovare le parole per comunicarlo. Ad alleviare questo peso sono stati i messaggi e le chiamate dei colleghi che, da ogni parte d’Italia, mi e ci hanno contattato per dimostrare la loro vicinanza. Grazie davvero a nome di tutta la Sezione, ma sono esperienze che avrei preferito non affrontare.
“Beati coloro che piangono, perché saranno consolati.”
(Matteo 5:4)
Giacomo
AIA Associazione Italiana Arbitri – Sezione di Albenga