La Liguria risulta agli ultimi posti in Italia per vaccinati nella fascia 12-19 anni: è quanto emerge dal report settimanale compilato dalla fondazione Gimbe sulla base dei dati del ministero della Salute aggiornati alla mattina dell’8 settembre. Incoraggianti invece i dati sull’epidemia, che vedono la nostra regione tra quelle con la migliore situazione ospedaliera (al netto del bollettino di oggi) e la maggiore decrescita di contagi rispetto alla settimana precedente.
Secondo quanto evidenziato dal report, in Liguria il 44,9% degli adolescenti vaccinabili in età scolastica non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Si tratta del dato peggiore dopo quello di Bolzano (55,5%) e della Sicilia (45%). Solo pochi giorni fa il presidente Giovanni Toti parlava di “numeri molto importanti che dimostrano che anche i più giovani stanno aderendo”. La regione più performante invece è la Sardegna, dove i giovanissimi non vaccinati si attestano al 29,1%. La media nazionale è del 36,8%.

Anche tra gli over 50 la percentuale di popolazione finora esclusa dalla campagna vaccinale è superiore alla media nazionale: 14,3% contro l’11,6% dell’Italia. Ad aprire la classifica, in cui la nostra regione occupa il sesto posto, è la Sicilia (17,7%), a chiuderla è la Puglia (7,1%).

Sulla popolazione generale la Liguria si posiziona lievemente sotto la media nazionale: il 72,4% dei residenti ha ottenuto almeno la prima dose (in Italia il 73,2%) mentre la situazione si ribalta per quanto riguarda i vaccinati a ciclo completo che sono il 66,4% a fronte di una media nazionale del 65,9%.

Nella settimana 1-7 settembre 2021 il monitoraggio della fondazione Gimbe rileva, per la prima volta da fine giugno, una diminuzione dei nuovi casi. Anche la Liguria segue questo trend con un calo del 14% dei nuovi casi. Attualmente ci sono 122 casi positivi ogni 100mila abitanti. L’incidenza settimanale dei nuovi casi varia dai 33 ogni 100mila abitanti per la provincia di Savona (di poco superiore Genova con 34) agli 85 della Spezia passando per i 79 di Imperia.
I posti letto occupati in area medica da pazienti Covid sono il 4%, stessa percentuale per le terapie intensive. Valori entrambi di gran lunga inferiori alle soglie critiche per il passaggio in zona gialla (rispettivamente 15% e 10%). Ben diversa la situazione in Sicilia (terapie intensive al 13%, area medica al 23%) e in Sardegna (terapie intensive al 15%, area medica al 14%).

La fondazione, infine, sottolinea che “a fronte di un dibattito politico e di una comunicazione pubblica che rincorrono percentuali target di copertura vaccinale è bene ricordare che oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunità di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie ad un’elevata percentuale di persone non più suscettibili al contagio, perché vaccinate o guarite”.
Infatti, prosegue Gimbe, “al momento nessun vaccino è approvato per i soggetti sotto i 12 anni compiuti: oltre 5,8 milioni di persone (9,9% della popolazione) tra cui il virus continua a circolare liberamente”; “i vaccini approvati non sono sterilizzanti, ovvero non conferiscono un’immunità totale contro il virus e anche chi è vaccinato ha una probabilità, seppure molto più bassa, di infettarsi e trasmettere il virus. Al momento in Italia l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione si attesta intorno al 78%”. Inoltre “l’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione inizia a ridursi dopo circa 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale, in particolare nelle fasce anagrafiche più giovani”. E poi “nei Paesi a basso reddito meno del 2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino: questa disomogeneità nell’accesso ai vaccini contribuisce all’elevata circolazione del virus e all’emergenza di nuove varianti”.