Focus

Siccità e malattie dimezzano la produzione di olio d’oliva in Liguria e nel savonese

Cascola e cecidomia i nemici delle piantagioni, i produttori: "Azione per arginare i parassiti e gli effetti climatici"

Olio extravergine di oliva Pedro

Liguria. Prime operazioni di raccolta delle olive: la campagna 2021/22, mediamente, si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella dello scorso anno, ma con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud.

Una parte del potenziale olivicolo oleario rimarrà ancora inespressa senza riuscire a recuperare completamente il tracollo della scorsa annata: -26% sulla campagna 2019-2020.

“Nonostante le attività di rilevazione siano ancora in atto, le prime valutazioni parlano di un andamento climatico caratterizzato dal susseguirsi di eventi meteorologici estremi e impattanti sulla produzione: al Centro Nord le gelate di fine marzo-inizi aprile, dopo un periodo invernale generalmente mite; le alte temperature estive associate alla mancanza di precipitazioni che hanno afflitto gran parte del meridione d’Italia; il devastante fenomeno degli incendi boschivi che ha coinvolto vaste aree olivicole ed anche esemplari di particolare pregio ambientale” afferma la Cia – Confederazione Italiana Agricoltori.

“Negli ultimi anni – sostiene Dino Scanavino, presidente Cia – è sempre più evidente la variabilità produttiva dei nostri oliveti, a causa degli effetti del clima e delle avversità parassitarie. Per contrastare tale fenomeno occorre puntare, in primis, sull’innovazione, senza trascurare la diffusione di buone pratiche, sull’ammodernamento degli oliveti e su strategie integrate di gestione del rischio”.

“L’obiettivo è stabilizzare e migliorare i redditi dei nostri olivicoltori e la loro posizione sul mercato, per un prodotto apprezzato in tutto il mondo e fortemente identitario. Attraverso le risorse del Pnrr e la futura Pac dovremo potenziare la resilienza delle aziende e la competitività del sistema olivicolo italiano” conclude.

Sull’incidenza dei parassiti è stato interessato anche il Cersaa di Albenga, al lavoro per opportune contromisure.

La qualità è buona, e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario. L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole: “In Liguria – sottolinea il presidente della sezione olivicola di Confagricoltura Liguria, Armando Schiffini – la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani”.

“Quest’anno – continua Schiffini – da Ponente a Levante, paghiamo a caro prezzo l’accentuarsi di due fitopatologie già presenti negli anni scorsi ma che mai avevano prodotto danni evidenti come in questa stagione olivicola”.

“Innanzitutto in buona parte della provincia spezzina, sono stati segnalati molti casi di ‘cecidomia’, ovvero un insetto che depone le uova all’interno delle foglie compromettendone l’importante funzione fisiologica svolta per la pianta. Un altro problema – continua per Confagricoltura Liguria, Armando Schiffini – che interessa invece tutta la Liguria, è un fenomeno di cascola precoce delle olive, o il loro dissecamento sulla pianta, già dal mese di luglio”.

Purtroppo quest’ultima è un’avversità che si sta verificando in altre regioni del nord Italia, come il Veneto e la Lombardia, ma al momento la ricerca scientifica non è ancora in grado di individuarne in maniera certa la causa. “Come Confagricoltura Liguria – chiude Schiffini – abbiamo segnalato il problema agli enti regionali preposti ed appena avremo indicazioni sul da farsi daremo suggerimenti alle nostre azienda sugli interventi da produrre in campo per ridurre l’attacco di questo patogeno”.

L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite. L’Italia è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).

La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.

Il dato ligure va chiaramente letto in ambito di “Nord Italia”. Qui vediamo che la lettura regionale, riferita al 2020, indica per il Nord un dato ovvio ma non scontato: Toscana e Liguria sono le principali produttrici; con un aumento per la Liguria del 100 % in termini di tonnellate prodotte, anche se nel quinquennio 16-20 la nostra realtà risulta molto altalenante.

Certamente, però, il dato è indice di un trend di professionalizzazione della nostra olivicoltura regionale cui fa seguito un ultimo dato molto interessante: la nostra unica DOP (Riviera Ligure) è al quinto posto in Italia per tonnellate prodotte in % sul totale nazionale.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.