Coppa italia

Calcio, il Pietra si prepara per l’Albenga. Pisano carica: “Andiamo consapevoli delle nostre qualità”

Il tecnico andorese presenta Albenga-Pietra

Generico settembre 2021

La Coppa Italia mette già in scena una sfida coi fiocchi dove ambedue le formazioni godono dello stesso punteggio nel girone e, per guadagnarsi la qualificazione al prossimo turno, sarà di certo una corsa alla vittoria.

Al Riva domenica alle 18 arriva il Pietra, dopo l’ampia vittoria contro la Baia Alassio, con la voglia di giocarsi le proprie carte contro una squadra di livello come l’Albenga.

Mister Pisano, manca poco al big match di coppa contro l’Albenga. Come ci arriva il Pietra?

“Il Pietra ci arriva consapevole delle proprie qualità, dopo un ottimo mese di agosto che ci ha visto giocare tanto, in due casi anche con squadre nettamente superiori a noi, dove abbiamo sbagliato molto e grazie a questi errori abbiamo imparato a conoscerci meglio e ad analizzarci. Contro l’Albenga avremo diversi indisponibili per vari motivi e questo mi rende insolitamente felice e curioso perché saremo costretti ad attingere alla disponibilità di tutta la rosa e avremo così modo di valutarne il reale valore”.

Reputa l’Albenga la squadra da battere in questo campionato?

“No, non reputo l’Albenga l’unica squadra da battere, è una squadra forte, con un allenatore che ha dimostrato coi risultati di centrare poco con l’Eccellenza e una piazza straordinaria, ma credo che anche la Cairese, il Finale e la Genova Calcio siano squadre davvero difficili da incontrare, e occhio a ponente perchè nel savonese e nel genovese si parla poco delle tre imperiesi che sono tutte forti e ben allenate”.

Quest’anno in rosa ha anche un altro giocatore di talento come Gianmarco Insolito. Come pensa di gestirlo nel migliore dei modi per fargli fare quel ulteriore salto di qualità?

“Sto conoscendo un ragazzo straordinario, disponibile al sacrifico più di quanto mi aspettassi e con qualità atletiche e tecniche al di sopra della nostra categoria. Ho sentito molte “leggende” su di lui a livello comportamentale, ma credo che avesse solo bisogno di essere capito e che le cose gli venissero dette in modo chiaro, abbiamo instaurato un buon rapporto e va lasciato tranquillo anche di poter sbagliare e credo di gestirlo così come faccio con tutti”.

Abbiamo assistito a tante facce del Pietra in questi anni. Sembra una fase di costruzione di un progetto. Ora, se si può dire, cosa volete creare nell’ambiente del “De Vincenzi” visti i tuoi tanti anni di panchina biancoazzurra?

“Vogliamo creare un gruppo giovane di ragazzi possibilmente del posto o di zone limitrofe (raggio di distanza da Savona a Imperia) che non giochino solo per il rimborso spese, ma sposino davvero un identità, un modo esigente, professionale e meticoloso di fare calcio. Da noi non c’è spazio per scansafatiche, presuntuosi e “figurine”, nessuno viene prima della Società e del simbolo che rappresentiamo, ogni scelta che viene fatta dai dirigenti, dallo staff tecnico è volta al bene della squadra e per i giocatori deve essere lo stesso. Se saremo bravi a mettere insieme più persone, con varie teste e storie personali diverse, che avranno però come unico obiettivo quello di fare bene sul campo insieme vorrà dire che saremo stati bravi, diversamente avremo fallito”.

Viste le attuali discussioni che si fanno in televisione, e non solo, lei preferisce vincere o giocare bene? Entrambi non vale come risposta!

“Io credo che gli ignoranti pensino che un strada sia alternativa all’altra, non si può fare retorica e paragonare questo come al semplice “preferisci carne o pesce?”. Vincere è la cosa + importante nel calcio, ma come si può pensare di vincere senza organizzazione, senza una strategia in possesso palla e una in non possesso? Come si può pensare di vincere senza creare una mentalità? Cosa vuol dire giocare bene? Chi determina il bello o il brutto? Io credo che per vincere bisogna sempre essere organizzati in ogni fase di gioco, e se sei organizzato e ti sei attenuto allo spartito per me hai giocato bene e nella maggior parte dei casi questo coincide con la vittoria, il caso, l’improvvisazione e la superficialità non ti porteranno mai lontano”.

Per salutarci, un’ultima domanda. Lei ha iniziato ad allenare relativamente presto. Cosa le manca più di ogni altra cosa del rettangolo di gioco e, a volte, non le viene voglia di scendere in campo al posto dei suoi ragazzi?

“Ho iniziato ad allenare le giovanili a 18 anni e la prima squadra a 25 dopo aver subito un grave infortunio alla caviglia che mi ha costretto a smettere di giocare proprio quando mi sentivo nel mio momento migliore. Dico da anni ai miei calciatori che fanno la cosa + bella, di godersi fino in fondo ogni momento perché presto o tardi finiranno e nulla sarà uguale a vivere un gruppo, allenarsi bene, giocare una partita sofferta, quindi è normale dirti che mi manca tutto di quei pochi anni in cui ho giocato. La tentazione è tanta in certi momenti ma le mie condizioni fisiche non me lo permettono e sarei un danno per la mia squadra, quindi meglio evitare”.

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