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Un pezzo di storia che se ne va: parola “fine” sul frantoio di Cantalupo, il dispiacere dei varazzini fotogallery

Chiuso per insostenibili costi di produzione. Proprio ieri è stato venduto e spedito in Marocco

Varazze. Chiude il frantoio di Cantalupo. Un pezzo di storia della frazione sopra Varazze se ne va. E che storia lunga: fondato nel 1954 dal consorzio EFAS per le esigenze molitorie di Cantalupo e dintorni, è stato attivo fino al 2010. Poi chiuso per insostenibili costi di produzione. Proprio ieri è stato venduto e spedito in Marocco.

Il frantoio: un luogo tanto caro agli abitanti della frazione che sono dispiaciuti nel vederlo smantellare. “La lavorazione delle olive veniva effettuata pietra su pietra, macina di pietra su bancone di pietra come faceva Ulisse nella sua Itaca. Olio d’oliva puro secondo le migliori tradizioni” ci raccontano con nostalgia e poesia i varazzini. Capacità produttiva: trenta quintali al giorno di olive.

Ma perché chiude? “Ciò che ne ha causato la fine – ci spiegano – sono stati il mancato ricambio generazionale del frantoiano, poi problemi legati alla discarica degli sfridi di lavorazione, la sansa, e delle acque reflue, in più, introiti inferiori ai ricavi”.

C’è tristezza a Cantalupo nel vedere il frantoio che se ne va: “Con il frantoio è partita una parte del cuore dei cantalupini – ci dice dispiaciuto Luigi Spiota, socio del Consorzio – Gli stessi che, insieme al frantoio, avevano visto nascere il fabbricato che comprendeva anche la scuola elementare per la frazione e la sede stessa del consorzio EFAS (Ente Frazionale Assistenza Sociale) e la sede della Società Operaia San Giovanni Battista”.

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