Bruno Peirone è stato scelto per guidare la prima squadra del Millesimo nel prossimo campionato di Prima Categoria. Per un caso abbastanza raro, l’allenatore ex settore giovanile della Cairese raccoglie il testimone lasciato dal figlio Simone Peirone, che ha condotto nelle ultime due stagioni i giallorossi, portandoli fino al quarto posto in classifica in Prima Categoria.
Per la verità, il percorso della società giallorossa basato sulla ricerca di giocatori del territorio e del gruppo era proprio partito dallo stesso Bruno Peirone quando ancora c’era la Polisportiva ed era stato poi sviluppato egregiamente dal compianto Edy Amendola, che aveva conquistato la vittoria del campionato di Seconda Categoria al culmine della stagione 2018/19.
Mister, come mai dopo l’esperienza nel settore giovanile il ritorno in una prima squadra?
Premetto che per me il calcio è soprattutto agonismo e competizione. Mi piace cercare di superare l’avversario, provare a vincere. Ho allenato per tanti anni nel settore giovanile, ma sentivo che mi mancava qualcosa. Nel settore giovanile il risultato non è tra le priorità. E’ giusto così: bisogna guardare in primis la crescita dei singoli sotto tutti i punti di vista. Ecco, volevo rivivere le sensazioni e perché no anche lo stress derivanti dal dover guardare la classifica. Sentivo il bisogno dell’adrenalina che dà la ricerca del risultato. Detto questo, mi sono trovato benissimo alla Cairese, penso che rappresenti il meglio in termini di settore giovanile. Insomma, ogni cinque o sei anni torno a cimentarmi con le prime squadre.
Ereditare la squadra dal proprio figlio è un caso non di certo comune…
Purtroppo, Simone non riesce a conseguire il patentino da allenatore per problemi legati al lavoro. La società aveva l’esigenza di trovare un tecnico e ha deciso di puntare su di me visto che conosco benissimo l’ambiente. Se ci fosse stata la possibilità, Simone sarebbe rimasto l’allenatore del Millesimo. Gli ho proposto di giocare ancora un anno e ha accettato.
Idee di calcio simili?
Certo che sì. Simone amava molto un gioco corale che partisse dal basso e che producesse una manovra armoniosa. Anche io cercherò il gioco, ovviamente sulla base del materiale umano a mia disposizione. Differenze? Di sicuro Simone è più determinato nel seguire un’idea precisa di calcio, a volte indipendentemente dalle circostanze e dall’avversario. Non penso che sia sbagliato, forse è così che bisogna fare. Io cerco sempre il gioco anche se non ho problemi ad adattarmi alle circostanze e in taluni casi a modificare radicalmente l’impostazione al fine di ottenere il risultato.
Obiettivi?
Puntiamo sul dare continuità al lavoro di Edy e di Simone. Dobbiamo in primis mantenere la categoria. Sarebbe un fallimento non riuscirci. Senza nascondermi, tuttavia, dico che la squadra ormai è matura perché ottiene risultati importanti da anni. Proveremo a occupare la parte alta della classifica. Penso che la squadra possa farlo, a patto che non pecchi di presunzione.