Cairo Montenotte. Passeggi per la tua città, ti guardi intorno avvolto dai pensieri. Attraversi il ponte, con il vento che ti accarezza il viso e ti scompiglia i capelli. Le mani in tasca. La mente che viaggia tra passato, presente e futuro. Poi alzi lo sguardo e, lì davanti ai tuoi occhi, vedi solo una gru e qualche maceria. Un terreno che ora sembra così vuoto. Il tuo cuore sussulta. E la mente, questa volta, inizia a navigare nei ricordi per trasformarli in una bellissima canzone.

È questo quanto successo a Marco Francia, cairese doc e cantautore degli Animal House Band. Un’ispirazione trovata per caso, durante una passeggiata in centro, che l’ha portato a comporre “Fantasque”, un brano dedicato alla storica discoteca cairese, che in una settimana ha già riscosso un grande successo, regalando emozioni e risvegliando ricordi di tutte quelle generazioni che al “Fanta” hanno trascorso attimi di spensieratezza e divertimento.

“Stavo passando di lì per caso, quando ho visto il terreno spianato e mi è venuto il magone – racconta Marco – Sono andato a casa e ho subito iniziato a scrivere, di getto, senza pensarci troppo. Come dice Vasco Rossi, ‘le canzoni nascono da sole’ e, pur non paragonandomi ad un grande maestro come lui, posso dire che è stato questo il caso”.

Una canzone che arriva dal cuore e che “colpisce” al cuore, anche chi quegli anni non ha avuto la fortuna di viverli. Anni che narrano del boom economico, di fabbriche che andavano a mille e una Cairo di successo  con folle che riempivano bar e discoteche di valbormidesi, ma anche di savonesi che da tutta la riviera raggiungevano la città per una serata di puro e genuino divertimento. E spesso erano costretti a fare “la fila al freddo fuori dal cancello” per entrare in quello che Marco Francia definisce “Il Locale” della sua generazione e non solo.

“Sì, perché il Fantasque era un luogo di ritrovo, un punto d’incontro di tutti noi valbomidesi, ma era frequentato anche da persone che arrivavano dal Piemonte e dalla Riviera. Allora era il locale più in voga e, per noi giovani, Cairo era una sorta di Las Vegas”, dice sorridendo.

Il brano, infatti, nel raccontare la storia del “Fantasque”, riesce anche a scattare una fotografia degli anni ’80 e ’90: dalla moda di quell’epoca fino alla vivacità che caratterizzava la cittadina valbomidese e alla spensieratezza di quelle generazioni senza smartphone e pc.

La canzone è una sorta di metafora della nostra giovinezza – sottolinea Marco – All’epoca era tutto diverso, vivevamo in un mondo senza tecnologia, i locali erano sempre pieni, tanto che a volte eravamo costretti a cambiare bar perché c’era troppa gente. Vuole, quindi, descrivere anche Cairo Montenotte e come è cambiata nel tempo. Sono molto attaccato a Cairo, la considero una bella città, anche se è complicata e ha i suoi difetti”.

Ma non solo il testo, anche il video diventa un reportage della vita di quegli anni, spaziando dalle immagini all’interno della discoteca a quelle sui campi sportivi e mostrando i volti di giovani, di amici e, in alcuni casi, di persone che purtroppo ora non ci sono più. “Il video è stato realizzato da Alessandro Beltrame, un amico e professionista. Un vero valore aggiunto per questo lavoro e non posso che ringraziarlo”.

Ma i ringraziamenti non terminano qui. “Devo tanto anche a Emanuele Dabbono, che ha arrangiato il pezzo. È un cantautore e autore dell’Universal, un grande professionista che scrive in esclusiva per Tiziano Ferro. È lui ad avermi convinto a pubblicare ‘Fantasque’. Ho scritto la mia prima canzone a 13 anni e ora ne ho 55, ma ho sempre lasciato i miei testi chiusi in un cassetto. Negli ultimi anni ho partecipato a diversi seminari e ho trovato il coraggio di incidere questo brano. Non mi aspettavo che fosse così tanto apprezzato. Da quando è uscito il video, mi fermano per strada molte persone che non conosco per farmi i complimenti. Speravo che la canzone piacesse, ma mai avrei creduto fino a questo punto”, racconta Marco con sorpresa mista a soddisfazione, ma anche a tanta umiltà. In poco meno di 4 giorni, infatti, il video pubblicato sui social ha raggiunto quasi 8mila visualizzazioni.

Tra le immagini che scorrono, ovviamente non poteva mancare anche il “creatore” del Fantasque: Valter Conti. “Ho un bellissimo ricordo di lui – spiega Marco – e con i miei amici ancora scherziamo su come ci mandava via dal locale”. Un riferimento che il cantautore cairese non ha dimenticato di inserire nel suo brano, dai “saccapelisti, barboni” al “Ora andate a dormire, ma non ce l’avete una casa, non ce l’avete una vita?”.

Una canzone, dunque, che racconta a 360° la realtà di due decenni di quello che è un simbolo di Cairo, che a dicembre se ne è andato per fare spazio ad una palazzina. Ma il “Fanta” non è l’unico ad avere avuto la stessa sorte.

demolizione fantasque cairo
Il giorno della demolizione del Fantasque

“Un altro punto di ritrovo per la mia generazione era il muretto in piazza della Vittoria, di fronte alla Casa del Libro, era lì che ci incontravamo e passavamo le nostre giornate – spiega Marco – Quando agli inizi degli anni 2000 l’hanno buttato giù mi è dispiaciuto tantissimo. Altro luogo simbolo delle nostre generazioni era anche il campetto delle Opes, quando ero piccolo era ancora in terra. Era l’unico campo in cui potevamo giocare a calcio, oltre a quelli usati dalla Cairese, e rappresentava una sorta di entrata nella società. Appena potevi uscire da solo, infatti, ma eri ancora un bambino, andavi al campo attendendo la tua possibilità di unirti ai grandi e poter giocare con loro”.

Insomma un’altra vita, un’altra generazione, altri simboli e un’altra Cairo, quella del passato. Che Marco Francia tiene stretta nel cuore e ha raccontato sulle note di una splendida canzone.

 

 

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