Dolore e rabbia

I talebani tornano a Kabul, il padre del ligure morto in Afghanistan: “Sacrificio inutile, ritirata prematura”

"Guardando le immagini di queste ore, ho i miei dubbi che ne sia valsa la pena"

tiziano Chierotti

Liguria. “Sforzi fatti, vite perse, sacrifici di ragazzi come Tiziano resi vani. Vedere i talebani rientrare a Kabul vent’anni dopo fa piangere il cuore. Il nostro, mio e di mia moglie, era già distrutto e piange in continuazione, ma la missione in Afghanistan, ora, è destinata a diventare una storia triste anche per le famiglie che non hanno avuto perdite”. A parlare è Piero Chierotti, padre del caporal maggiore Tiziano, giovanissimo alpino del secondo reggimento di Cuneo che il 25 ottobre del 2012 è rimasto vittima di un agguato mentre era in missione nella provincia di Farah, gettando tutta la comunità di Taggia, dove viveva, in un profondo lutto, mai alleviato del tutto.

Le sue parole commentano gli avvenimenti precipitosi di queste ore: dopo la ritirata dell’esercito statunitense al termine di una missione quasi ventennale, la rapida avanzata delle milizie talebane, che in pochi giorni hanno ripreso il controllo del paese sbaragliando quella si è dimostrata essere una fragilissima forza armata afghana, arrivando a riprendersi anche Kabul.

L’Italia, che ha partecipato alla missione internazionale della Nato Isaf, con un bilancio di 53 caduti, oltre 700 feriti e almeno 9 miliardi di spesa. Tra i caduti anche Tiziano, il 24enne ligure colpito all’addome durante un pattugliamento congiunto con le truppe afghane, di cui due soldati si sono poi rivelati essere gli infiltrati talebani che han guidato l’imboscata. «Guardando i telegiornali seguiamo le notizie. Penso che andarsene così – continua Piero rispondendo all’intervista di Jacopo Gugliotta di Riviera24 -, ritirarsi a questa maniera, non sia stata una buona cosa. Si sapeva benissimo che così facendo si sarebbero resi vani tutti i sacrifici fatti, questo perché l’esercito Afghano, che si è cercato di addestrare, non era ancora pronto per sostenere da solo la stabilità del Paese. Tiziano era partito rivendicando un ideale di libertà e di speranza per un popolo oppresso, vittima del terrorismo e del fondamentalismo. Il suo era uno spirito mosso dall’altruismo, altro rispetto al sentimento che potevano provare gli americani all’alba dell’attentato alle Torri Gemelle. Mi domando, se oggi fosse vivo, se rifarebbe quella scelta. Credo ancora che il suo sarebbe un sì convinto. Io, invece, nel vedere le immagini di queste ultime ore, ho i miei dubbi che ne sia valsa davvero la pena”.

tiziano Chierotti
I funerali di Tiziano, 2012

E mentre la comunità internazionale si interroga sul futuro del paese e degli equilibri mondiali, sugli sbagli del passato e quelli del futuro, il ricordo e la sofferenza di chi ha perso qualcuno in quel tritacarne rivive in queste ore drammatiche: «Nessuno si sbilancia ancora nel dire le cose come stanno – conclude papà Piero – L’unico fatto certo è la grande tristezza che sta accompagnando questi giorni»

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