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Covid, esenzione alla vaccinazione sostituisce il green pass: ecco chi può ottenerla e come

A rilasciarla sono i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta o i medici vaccinatori delle aziende sanitarie

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Liguria. La certificazione di esenzione alla vaccinazione è un particolare documento che, come recita la circolare, “viene rilasciata nel caso in cui la vaccinazione stessa venga omessa o differita per la presenza di specifiche condizioni cliniche documentate, che la controindichino in maniera permanente o temporanea“. A rilasciarla sono i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta o i medici vaccinatori delle aziende sanitarie (il caso tipico è quello in cui, dopo il colloquio anamnestico, l’utente viene rimandato indietro senza somministrazione). Dunque dovrebbe essere sufficiente rivolgersi al proprio medico di famiglia per ottenerla.

Questa certificazione, introdotta da una circolare del ministero della Salute emessa il 4 agosto – poco prima che entrasse in vigore il decreto sul green pass obbligatorio per locali al chiuso, palestre, piscine e attività simili – può essere quindi vista come una via di fuga riservata alle persone che non possono immunizzarsi contro il Covid, non per loro libera scelta ma perché le loro condizioni di salute non lo permettono. Una situazione che a dire il vero riguarda poche persone, finite però in un limbo che al momento non lascia molte certezze.

Ma chi sono di preciso i soggetti che non possono vaccinarsi? La circolare del ministero riporta una tabella che contempla pochi casi: per tutti e quattro i vaccini disponibili si indica la situazione di “ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti“.

Per quanto riguarda i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson & Johonson) la somministrazione viene esclusa per i “soggetti che in precedenza hanno manifestato episodi di sindrome da perdita capillare” (Cls): si tratta di un disturbo raro che porta a shock, emoconcentrazione, ipoalbuminemia e una potenziale conseguente insufficienza d’organo con associati un rapido gonfiore delle braccia e delle gambe, un improvviso aumento di peso e sensazione di mancamento a causa della bassa pressione arteriosa. Basterebbe però vaccinarsi con Pfizer e Moderna (che non riportano questa controindicazione) per superare il problema.

Il documento cita anche le sindrome di Guillain-Barré, segnalata molto raramente in seguito alla vaccinazione con AstraZeneca, e casi “molto rari” di miocardite e pericardite associati a Pfizer e Moderna: in questi casi non ci sono controindicazioni preventive ma solo problemi sul richiamo (che potrebbe anche non essere fatto a seconda della valutazione medica).

Allo stesso modo niente richiamo con AstraZeneca a chi ha già manifestato sindrome trombotica associata a carenza di piastrine in seguito alla prima dose. Chi ha manifestato una reazione allergica grave dopo la prima dose potrebbe usare un vaccino diverso per completare l’immunizzazione, ma “vista la possibilità di reazioni crociate tra componenti di vaccini diversi è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione rischio/beneficio individuale“.

Un caso particolare, che però non viene citato dalla circolare, è quello di alcuni guariti dal Covid che vengono invitati a rimandare la vaccinazione per la presenza di un quantitativo molto alto di anticorpi. E visto che il green pass post guarigione scade dopo sei mesi, superato il termine queste persone si troverebbero di fatto escluse dalle attività con limitazioni, ma non per loro scelta, a meno di non sottoporsi continuamente a tamponi. La circolare ribadisce che “l’esecuzione di test sierologici non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale” e “per tale motivo la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata, al momento, alternativa al completamento del ciclo vaccinale“. Una situazione simile, tuttavia, potrebbe dar luogo a un’esenzione temporanea in base alla valutazione del medico.

Per ora il certificato di esenzione resta una novità assoluta. Questi documenti potranno avere validità massima fino al 30 settembre 2021, poi dovrebbe essere avviato un sistema nazionale per l’emissione digitale al fine di consentirne la verifica con una semplice scansione, come avviene per il green pass.

Le certificazioni dovranno contenere i dati identificativi del soggetto (nome, cognome, data di nascita), una dicitura che fa riferimento diretto al decreto green pass e che permette di utilizzare il foglio per accedere ai luoghi con restrizioni, la data di fine di validità, timbro e firma (anche digitale) del medico certificatore. Non potranno essere inseriti altri dati sensibili, come la motivazione clinica dell’esenzione, che rimane quindi protetta nella sfera della privacy in caso di controlli.

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