Liguria. Se da un lato la Liguria ha celebrato la scorsa settimana la ripartenza del turismo, registrando il dato più alto in Italia di occupazione degli alberghi, dall’altra c’è un comparto che continua a soffrire e non riesce a ripartire: quello delle agenzie di viaggio e dei tour operator, soprattutto chi fa outgoing, cioè coloro che vendono pacchetti a chi vuole andare in vacanza all’estero.
“Purtroppo finora ha prevalso l’incertezza che ha portato giustamente a un atteggiamento di cautela da parte del consumatore – spiega Emilio Cordeglio, presidente ligure di Assoviaggi Confesercenti – quindi stiamo andando avanti col freno a mano tirato. Siamo ancora fermi al turismo di prossimità, ai weekend lunghi, che però non risolvono il problema. Le agenzie sono in grave difficoltà, stiamo registrando un crescente numero di chiusure. Il turismo organizzato è in sofferenza totale e il 2021 sarà ancora all’insegna del si salvi chi può“.
Anche tra gli italiani (e i liguri non fanno eccezione) prevale la scelta di destinazioni vicine e quindi in gran parte fai-da-te, senza passare dalle agenzie. A spaventare i turisti sono controlli, documenti da compilare, rischio di quarantena e restrizioni che sono tornate in auge col diffondersi della variante Delta e la risalita dei contagi in molti Paesi. “Abbiamo avuto diverse disdette, ad esempio gruppi diretti a Malta che ci hanno ripensato all’ultimo. Questa situazione sta bloccando i più diffidenti”, spiega Cordeglio.
Le mete più gettonate, soprattutto per i giovani, restano Spagna e Grecia, ma anche qui stanno tornando chiusure e coprifuoco. A tenere un atteggiamento molto blando, anche se non ufficialmente, sembrano essere Croazia e Slovenia: “Là nessuno chiede documenti, nessuno porta la mascherina – riferisce il presidente di Assoviaggi Liguria – e quindi capita di dover preparare un sacco di moduli che poi si rivelano inutili. Di certo sbagliano loro a sottovalutare il problema, però non va bene nemmeno mettere il Paese nell’indeterminatezza. In Egitto vanno tutti esclusi gli italiani, la Tunisia è una polveriera, ciò che resta non è molto”.
A prescindere dalle norme in vigore in Italia, l’introduzione del green pass obbligatorio esteso in Francia ha aggravato il problema: “Stavamo organizzando un viaggio a Lourdes, meta che attira gran parte del turismo religioso – racconta ancora Cordeglio – ma alla fine nemmeno i tre frati del convento di Borgomaro avevano il green pass e quindi a Lourdes non ci sono andati”.
Un esempio che dovrebbe dimostrare come “il nostro ruolo sia indispensabile ora più che mai per fornire tutele e informazioni a chi viaggia – prosegue il rappresentante delle agenzie di viaggio – e invece oggi coloro che intermediano sono di fatto espulsi dal settore, perché hanno un margine molto basso e le attività commerciali non riescono a restare aperte, mentre coloro che programmano hanno comunque grosse difficoltà”.
Chi ha subito ricadute dall’introduzione del green pass obbligatorio in Italia è invece il comparto incoming. “Le regole sono confuse e difficilmente applicabili soprattutto per queste imprese – si legge in un comunicato congiunto di Aidit, Assoviaggi e Fto -. Numerose sono state le disdette di pacchetti per la norma sulla ristorazione al chiuso e per musei e luoghi della cultura. Per chi vive di programmazione non si possono cambiare le regole ogni giorno senza un adeguato preavviso”.