Vado Ligure. Questa mattina, nel tribunale di Savona, il dottor Stefano Scarselli, biologo specialista in biomonitoraggio, è intervenuto nell’ambito del processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
Sull’esito dell’udienza odierna si sono espressi anche l’associazione Uniti per la Salute e la rete fermiamo le fonti fossili: “La consulenza tecnica presentata quest’oggi – spiegano – evidenzia i notevoli effetti e i benefici sulla qualità dell’aria prodotti dalla chiusura dei gruppi VL3 e VL4 della centrale, avvenuta (non per volontà dell’azienda, ma per ordine del giudice) nel marzo 2014, partendo da due diverse indagini relative allo stato ante e post chiusura gruppi a carbone. Centraline, studio scientificamente approfondito sui dati degli inquinanti rilevati dalle centraline ARPAL che evidenziano sostanziose riduzioni di diversi inquinanti; licheni, ripetizione delle indagini sulla biodiversità lichenica che restituiscono un quadro di notevole miglioramento dei parametri di biodiversità anche con salti di ben due classi”.
“I risultati delle centraline Arpal – si legge nella nota dell’associazione -, correttamente analizzati, forniscono un esito ‘sensibilmente differente e sostanzialmente divergente’ rispetto a quanto evidenziato nel documento ARPAL di Genova del 2018, allegato al verbale dell’Osservatorio regionale. Infatti i dati raccolti dimostrano la sostanziale riduzione delle concentrazioni dei macroinquinanti maggiormente associati alla combustione di carbone, e cioè SO2 e PM2,5 nelle postazioni di misura collocate sottovento alla CTE (Vado L. via Aurelia e Quiliano mercato generale), ma non in quelle esterne all’area di ricaduta e/o interessate da sorgenti tipiche dell’ambiente urbano”.
“Le concentrazioni atmosferiche di anidride solforosa (SO2) si sono ridotte in modo eclatante soprattutto a Vado Ligure (-69%), ma anche presso SV Varaldo (-45%). La consulenza tecnica della Procura, utilizzando gli stessi dati delle centraline ARPAL, sconfessa dunque clamorosamente il documento Arpal 2018 recante “non si osserva una diminuzione di entità significativa dopo lo stop dei gruppi a carbone della CTE”, documento peraltro sbandierato dalle difese degli imputati quasi ad ogni udienza di questo processo. Un tale esito, al di là della sua rilevanza processuale, che verrà evidentemente valutata dal giudice, solleva pesanti interrogativi su quest’ultimo studio Arpal, su cui gli amministratori e i politici locali e regionali non possono evitare di confrontarsi” concludono.