La telefonata

“Santa Corona? Struttura vecchia. Il futuro è l’ospedale di Albenga”: Ciangherotti show a “La Telefonata”

Il consigliere comunale albenganese e assessore provinciale ospite del quinto episodio del podcast condotta da Nicola Seppone

Generico luglio 2021

Albenga.  Si scrive “Eraldo Ciangherotti”, si legge “il politico più rompi scatole della provincia di Savona”. Non siamo noi a dirlo, ma è lui stesso mentre interviene – a tratti anche ironicamente – nel corso del podcast “La Telefonata” condotto dal giornalista della nostra redazione Nicola Seppone.

Il dentista ingauno più famoso della “west coast” è uno di quelli che non passa inosservato. Non solo per il suo sorriso, che non perde mai l’occasione di sfoggiare sui social, ma anche – e soprattutto – per il suo approccio comunicativo a dir poco senza filtri. Dal 2010 (nel bene o nel male, decidetelo voi) è uno dei protagonisti della panorama politico savonese e con le sue bordate (o “ciangherottate”) è campione olimpico di salto con l’asta tra le polemiche.

Volete conoscere il vero Ciangherotti? Allora iniziamo così: non fatevi mai ingannare dalla forma delle sue uscite, ma spingetevi sempre oltre.

GENESI DELLA “CIANGHEROTTATA”

Nasce a Genova, città da cui ha indubbiamente ereditato l’arte del mugugnare, ma cresce all’ombra delle torri ingaune. La scintilla che lo fa innamorare della politica, però, si accende nel 2007 a Roma, dove conosce e lavora insieme al giornalista Giuliano Ferrara.

Ad Albenga, nel 2010, farà anche l’assessore nel corso dell’amministrazione guidata dalla compianta Rosy Guarnieri: “Rimpiango quei tempi perché la politica era un bel confronto” ricorda quello che oggi possiamo definire come il “peggior incubo” del sindaco albenganese Riccardo Tomatis.

Oltre ad appassionarsi alla res publica, nella capitale Ciangherotti impara anche qualcosa di più. Qualcosa che lo avrebbe accompagnato da lì (nel 2007) sino ai giorni nostri.

ABORTO? NO, GRAZIE

Se c’è una cosa che Ciangherotti ha imparato a Roma è stata proprio la capacità di prendere posizioni nette su argomenti particolarmente delicati. Lo ha fatto sostenendo la causa di Giuliano Ferrara per dire no all’aborto, ma in sostanza ha continuato a farlo sino ad oggi sui temi più disparati: “Dal 2008 mi piace scrivere ed utilizzare i canali mediatici e la penna per denunciare e cercare di risolvere i disagi della gente comune” ci racconta.

Ciangherotti è uno di quelli che appena ci parli ti fa subito capire da che parte sta. È netto e, quindi, per sua natura divisivo. Tra una carie da curare e qualche post pubblicato sulla sua pagina facebook, il dentista ingauno ha iniziato a collezionare anche una serie di reazioni/insulti social: “Io ho le spalle grosse – ci rammenta -, ho fatto militanza di partito quando Forza Italia era ad alti livelli sino ad oggi”.

Ed effettivamente dal punto di vista politico Ciangherotti è tutto fuorché una “banderuola”. Alla pari del leader ddi Forza Italia Silvio Berlusconi, infatti, l’esponente della minoranza albenganese ha imparato – proprio come un vero pugile -ad incassare colpi, ma allo stesso tempo a darne a destra e a manca.

A dire il vero Ciangherotti con il Cavaliere condivide anche un altro aspetto: “Non mi sono mai pentito delle cose che ho detto”, è la sua risposta alla nostra domanda “ma non ti sei mai pentito di averne sparata una troppo grossa?”. E subito dopo è curioso sentirlo raccontare un episodio risalente al sua esperienza da assessore nella giunta Guarnieri. Potremmo titolarlo così: “Vi racconto quella volta che ebbi il timore di essere cacciato dalla zarina…” (ascoltatelo nel podcast).

È corazzato, il “Cianghe”, e ha una scorza molto dura da scalfire, frutto di anni di militanza politica. Proprio quella politica che oggi non c’è più, ma che lui conosce bene: “Il modo di fare politica è cambiato perché abbiamo perso i valori da cui partire, sia a destra che a sinistra – spiega il forzista ingauno -. Quali sono i veri valori del centrodestra? E quelli del centrosinistra? Se fermiamo dieci persone per strada secondo me in pochi saprebbero rispondere. È aumentata la politica dei like, la politica dice solo quello che sa ricevere più consensi sui social. Io credo che ci possa ancora essere spazio per le scuole di politica”.

TIC TAC PRESIDENTE, TEMPO QUASI SCADUTO

Appena affrontiamo l’argomento Giovanni Toti viene subito fuori l’altro Ciangherotti. È quello che, nonostante la sintonia di colori, non si fa mezzo problema ad ipotizzare – sul piano sanitario locale – una bocciatura del governatore.

E tutto il giudizio dipende unicamente da un promessa molto cara al nostro assessore provinciale: “Se io analizzo la situazione di Albenga e mi faccio portavoce dei giudizi e delle valutazioni degli albenganesi – puntualizza Ciangherotti -, in questo momento noi siamo in credito rispetto alle promesse che abbiamo ricevuto. Quindi se ci è stato detto che a fine luglio, dopo tanti sforzi, sarebbe stato riaperto il punto di primo intervento, e oggi è il 27 luglio, o dopodomani arriva la comunicazione ufficiale, altrimenti le promesse rimangono promesse. E domani mattina richiamerò in causa il direttore dell’Asl2, il dottor Prioli. So che mi segue e legge i miei interventi, anche se non trova sempre il tempo per rispondermi. Prioli, che è già alla direzione di questa Asl da più di 10 mesi, deve darci delle risposte”.

“Quando pensiamo alla situazione dell’ospedale di Albenga – rincara la dose l’odontoiatra -, io non penso che sia stato un improvviso calo dei medici, ma è una situazione che va avanti da tempo. Quindi come io nella mia professione mi attrezzo in tempo per rispondere alle esigenze dei miei clienti, pretendo che lo Stato, che il servizio sanitario nazionale si attrezzi allo stesso modo per dare le migliori risposte”.

Quindi Toti promosso o bocciato? “Toti lo promuoverò dal 1 di agosto se abbiamo ricevuto la riapertura del primo intervento, altrimenti faccio fatica a promuoverlo e mi toccherà rimandarlo” sentenzia Ciangherotti.

L’OSPEDALE DEL PONENTE LIGURE? IL FUTURO È ALBENGA

Di frecce da scoccare Ciangherotti ne ha una al giorno. Ma ce n’è una che il consigliere comunale di Albenga vuole vedere andare a segno. Costi quel che costi: “Albenga ha un ospedale nuovo, costruito secondo determinati criteri, e per effettuare il raddoppio servirebbero 50 milioni di euro, decisamente molto meno rispetto a quanto preventivato per la riqualificazione del Santa Corona – argomenta -. L’ospedale del ponente ligure è Albenga, senza dubbio. Perché territorialmente se uno pensa a Savona, Pietra Ligure, Albenga e Imperia, è Albenga baricentrico, non Pietra Ligure”.

SANTA MARIA DI MISERICODIA VS SANTA CORONA? LA COPERTA È CORTA

Quando si parla di sanità, è quasi inevitabile (soprattutto nel savonese) iniziare a discutere di campanilismi. Ciangherotti giura di non voler far guerra al Santa Corona, ma lui quei 145 milioni promessi dalla Regione e destinati al nosocomio pietrese proprio non riesce a concepirli.

Se le risorse ci sono per tutti e due gli ospedali va bene, altrimenti dobbiamo anche fare i conti con le tasche – ragiona Ciangherotti -. Se servono 160-170 milioni di euro per renderlo moderno (il Santa Corona, ndr) e ne potevamo utilizzare 100 per le scuole o altro, questo è un ragionamento che la collettività lo fa. Quando entro nell’ospedale di Albenga ho l’idea di un ospedale nuovo, quando vado a Santa Corona, con tutto il rispetto per la realtà pietrese, sono padiglioni vecchi”.

Per Ciangherotti, quindi, il percorso è chiaro: il punto di riferimento per la sanità ligure di ponente dovrà chiamarsi “Ospedale Santa Maria di Misericordia”, che si trova ad Albenga, non a Pietra Ligure.

LE 75ENNE E QUELLE (QUASI) VENTI ORE DI ATTESA PER UNA VISITA AL SANTA CORONA

Nei giorni scorsi, Ciangherotti è stato travolto da un’ondata di polemiche in seguito ad un suo post pubblicato sui suoi social. Ve lo riportiamo qui di seguito:

“Ieri, un mio paziente che aveva trascorso la notte precedente tra dolori addominali similmente da colica, si è presentato alle 9.30 del mattino in Pronto soccorso all’Ospedale Santa Corona per essere “trattato” dopo le ore 20 della sera. Inaccettabile, inconcepibile. L’ho ammirato, son sincero, per la sua pazienza, io avrei chiamato i Carabinieri e avrei fatto una denuncia già solo dopo un’ora di attesa. Si, perché con queste file all’ingresso di un Pronto soccorso, c’è il rischio che la gente rinunci a curarsi in emergenza in ospedale perché l’attesa diventa un’odissea e questo io non posso accettarlo, da cittadino prima ancora che da amministratore pubblico. Finché non cambia la Costituzione italiana, vale il principio che curarsi è un diritto”.

Inutile dirlo, subito dopo il post i primi ad inveire contro Ciangherotti sono stati alcuni infermieri del Santa Corona che hanno accusato il consigliere ingauno di dare informazioni sbagliate, di non essere a conoscenza del funzionamento del sistema di triage e di essere diseducativo (solo per citarne alcuni).

La risposta di Ciangherotti? Eccola: “Io non ho attaccato gli infermieri – spiega nel corso del podcast -. Chi ha reagito così mi lascia come mi trova perché si qualifica per quello che ha scritto nelle offese, che tra l’altro non mi interessano. A me interessa che il cittadino abbia il servizio. Pur conoscendo come funziona il triage, rispondo che il giorno successivo una signora che conosco, che ha problemi da sempre di scoliosi e invecchiando è peggiorata, è andata in ambulanza a Pietra Ligure alle 20 per essere visitata alle 15 del giorno successivo ed essere lasciata da sola in una barella, anche perché i parenti non potevano entrare, a maggior ragione senza Green Pass. Quindi a me non interessa quello che dicono gli infermieri. Facciano il loro lavoro nel pronto soccorso e lo facciano bene. Un’azienda sanitaria non può permettere che una paziente, ultra 75enne, rimanga in una barella dalle 20 della sera alle 15 di pomeriggio”.

Secondo il dentista albenganese il rischio, in questi casi, è elevato: “Il triage non può diventare la giustificazione per posticipare una visita. Gli infermieri, come categoria, si difendono e fanno bene. Ma la gente, quando va in pronto soccorso per un problema, dopo aver aspettato così tanto poi magari se ne va a casa. E qui il rischio è che dopo, una volta a casa, abbiano dei veri problemi”.

LA SOLUZIONE? FACILE: RIAPRIRE IL PPI DI ALBENGA

Per Ciangherotti la soluzione a queste situazioni potenzialmente pericolose “e inaccettabili” è una e una soltanto: riaprire al più presto il punto di primo intervento dell’ospedale di Albenga: “È l’unico modo per dare una valvola di sfogo – spiega -, anche perché altrimenti tutto l’albenganese si riversa sul Santa Corona e quest’ultimo non è grado, perché non ha la struttura adeguata, di gestire tutte queste persone”.

“Io non ce l’ho con l’ospedale Santa Corona, ma la politica di gestione del sistema di emergenza nel ponente ligure così non funziona”.

Chissà se a Toti staranno fischiando le orecchie in questo momento…

SGUARDO AD ALBENGA 2024: DI NUOVO IN CAMPO, MA NON DA CAPITANO

Riccardo Tomatis si è “appena” seduto sulla poltrona più importante della città, ma Ciangherotti non solo non gliene fa passare una, ma sta già pensando a come mandare a casa il collega (medico) alla prossima tornata elettorale.

Intanto per cominciare l’esponente di opposizione di Forza Italia chiarisce subito le sue ambizioni: “Io non voglio fare il sindaco perché per motivi di lavoro sono coinvolto tanto in diverse attività e non riuscirei ad avere quella disponibilità per fare ricoprire questo importante incarico. In passato forse ci avrei anche pensato, adesso per il bene mio del mio lavoro devo dire di no”.

Ovviamente Ciangherotti boccia sonoramente i primi due anni a guida Tomatis, ma si spinge oltre: “Questa amministrazione è inadeguata – sentenzia Ciangherotti -, ora va individuato un candidato del centrodestra capace di gestire una città complessa come Albenga senza tralasciare le periferie e le frazioni, che oggi sono dimenticate”.

Poi, il colpo di scena: “In vista delle prossime amministrative abbiamo già iniziato a prendere contatto con due persone – ci spiega -. È delicata la questione. Ad oggi, insieme agli amici della Lega abbiamo parlato con un uomo, e questo potrebbe essere uno sviluppo che porteremo avanti, mentre abbiamo in testa anche una figura femminile. Ma è presto per fare nomi, anche se abbiamo iniziato a sederci ad un tavolo cercando di pensare al futuro, quando saremo grandi”.

ALBENGA CITTÀ SICURA?

La nostra chiacchierata con il dentista albenganese poteva concludersi senza “ciangherottate”? No, non poteva. Lo abbiamo stuzzicato su uno dei suoi cavalli di battaglia locali: la sicurezza in città.

“Con un comando dei carabinieri presente in città e 44 agenti di polizia municipale si fa ancora poco per la sicurezza – conclude Ciangherotti, che per argomentare riporta anche un episodio di pochi giorni fa -. L’altra sera ero nel centro storico e una signora mi ferma da parte e mi dice: ‘Perché i vigili sono da questa parte, fermano per controllare i documenti agli automobilisti, mentre in Piazza del Popolo si stanno scambiando le bustine di droga?’. Fossi stato in maggioranza sarei andato dai vigili a chiedere spiegazioni. Quando c’era la Guarnieri sentivo più forte l’impegno dell’amministrazione in questo senso”.

Arrivati a questo punto non ci resta che concludere questo lungo articolo con una domanda: che mondo sarebbe senza “ciangherottate”? Lasciamo a voi posteri l’ardua sentenza…

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