Savona. Il servizio di igiene urbana ha fatto un passo avanti verso la nuova gestione. Infatti, oggi, con delibera di giunta, si è dato seguito agli atti necessari e conseguenti il funzionamento della newco Sea-s S.r.l. costituita il 9 giugno. La nuova società gestirà il servizio dal prossimo anno nel Comune di Savona. Al momento è di proprietà di Ata S.p.A. al 100%.
Nei prossimi giorni verrà pubblicato il bando, sia sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che Europea, per la selezione di un’azienda privata che parteciperà alla newco con il 49% delle quote. Ad Ata rimane il restante 51% e guadagnerà dalla vendita alla società entrante oltre 2 milioni e mezzo di euro (2.536.000).
Il bando è suddiviso in due parti: la prima riguarda l’affidamento della gestione del ciclo dei rifiuti e la seconda la contestuale cessione de 49% delle quote della società.
Il Comune di Savona sarà l’unico a rimanere escluso dal bacino unico (Ambito territoriale ottimale) per il quale sarà previsto a partire dal 2022 l’affidamento in house per la gestione del servizio di raccolta differenziata.
Il commento dell’assessore Montaldo
“E’ stata una procedura molto complessa – sottolinea l’assessore alle partecipate Silvano Montaldo -. E’ infatti una gara atipica perché con doppio oggetto, si cerca un socio e si affida un servizio, tra l’altro di importanza notevole per i prossimi 15 anni. I ringraziamenti del sindaco e miei vanno a tutta la struttura del Comune di Savona, a tutti gli organi della Procedura Concorsuale ed all’amministratore di Ata, dottor Tapparini per il complesso e minuzioso lavoro svolto”.
“Mi auguro – auspica Montaldo – che sia il primo tassello per dare tranquillità ai lavoratori di Ata e dare alla città di Savona un sistema di igiene urbana degno. Con l’incasso ottenuto dalla vendita si potranno pagare i creditori”.
Il piano industriale presentato da Contarina S.p.A
Il nuovo piano rifiuti è stato presentato il 21 dicembre, nella Prima Commissione Consigliare da Contarina S.p.A., l’azienda a cui il Comune di Savona e Ata hanno affidato il piano industriale: una società di Treviso, a partecipazione pubblica, specializzata nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Una vera e propria rivoluzione della gestione dei rifiuti che comporterà, tra le principali novità, la raccolta porta a porta e l’applicazione della tariffa puntuale (attraverso il dispositivo transponder Rfid) che permetterà a ciascun cittadino di pagare in proporzione alla quantità di rifiuti che produce. La prima, invece, riguarda il servizio che prevede il ritiro, presso ciascun “civico”, dei rifiuti in determinati giorni e ore, ad eccezione del vetro, per cui continueranno a essere disponibili le “campane” in strada.
Per chi non riuscisse a sfruttare gli orari per il ritiro porta a porta sarà predisposto un “ecobus”, un servizio di raccolta rifiuti itinerante, con pause di trenta minuti nelle apposite fermate, dove i cittadini potranno portare i rifiuti al di fuori degli orari prestabiliti del ritiro a domicilio.
Sono previsti investimenti sia per quanto riguarda il parco mezzi che per l’assunzione di nuovo personale attraverso il quale viene garantito un servizio di supporto all’utenza attraverso l’ecosportello (1,6 milioni), a cui i cittadini potranno rivolgersi per chiedere informazioni in merito alla Tari e al nuovo sistema di raccolta.
Il “caso Cam”
Un iter, quello che ha portato alla nascita di questo nuovo soggetto, a tratti travagliato: a inizio febbraio il “caso Cam” aveva provocato un vero e proprio terremoto in casa Lega. Gli esponenti del Carroccio avevano infatti proposto un piano alternativo a quello presentato da Contarina incaricando dell’elaborazione Cam Srl. Isole ecologiche “intelligenti”, cassonetti tecnologici e telecamere pronte a sanzionare i “furbetti”: questa la proposta del gruppo.
Il caso rifiuti della Lega è uscito da palazzo Sisto ed è arrivato in Procura con un esposto presentato dal Movimento Cinque Stelle: era emerso che l’impresa Cam era nata pochi giorni prima della proposta di Maria Maione (allora segretaria cittadina della Lega, poi dimessa in seguito alla vicenda) e due dei quattro componenti del CdA erano dipendenti di Ata.