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Liguria, in arrivo un nuovo anticorpo monoclonale anti-Covid: “Arma in più contro le varianti”

Ne sono previste 103 dosi. Toti: "Siamo tra le prime regioni per numero di pazienti trattati"

All'ex ospedale Celesia il super laboratorio hi-tech che processerà gli esami dei genovesi

Liguria. Prende il nome di Sotrovimab il nuovo anticorpo monoclonale anti-Covid in arrivo in Liguria che permetterà una nuova terapia, sempre a singola infusione, dotata di una maggiore attività in vitro contro le varianti conosciute.

Il nuovo anticorpo si aggiunge agli altri già disponibili, aumentando le armi terapeutiche a disposizione contro il Covid: “La Liguria è stata la prima regione a impiegare gli anticorpi monoclonali all’ospedale policlinico San Martino di Genova – sottolinea Giovanni Toti, presidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria – ed è tra le regioni che ne prescrivono di più in rapporto al numero dei positivi, grazie all’efficace sinergia tra medici ospedalieri e di medicina generale. Grazie a un’efficace lavoro di squadra abbiamo potuto garantire l’accesso a questa importante terapia a tutti i pazienti liguri ritenuti idonei a riceverla dai sanitari”.

“Il ministero della Salute – spiega Barbara Rebesco, direttore delle politiche del farmaco di Alisa – ci ha anticipato che in Liguria ne arriveranno 103. Questo anticorpo si lega a un punto della proteina spike di SARS-CoV-2 che è meno soggetto a mutazioni e i dati provenienti da studi in vitro pubblicati hanno dimostrato che il nuovo anticorpo mantiene l’attività contro tutte le varianti circolanti, compresa quella brasiliana, californiana e non solo”.

La Liguria ha già ricevuto oltre 1.300 trattamenti: “Nella nostra regione, ad oggi, ne abbiamo già somministrati 335 – commenta Matteo Bassetti coordinatore del Diar Malattie infettive di Alisa – destinati a pazienti non ospedalizzati, con patologia lieve o moderata, che rientrano nei criteri di eleggibilità stabiliti dall’Agenzia italiana del farmaco. Gli anticorpi monoclonali sono dei farmaci che si utilizzano nelle fasi precoci della malattia, grazie alla sinergia tra i medici di base che intercettano i casi da trattare e ai medici specialisti in malattie infettive che garantiscono l’appropriatezza dei piani terapeutici”.

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