Viaggio nei misteri

Fantasmi di vetro: la villa dove il tempo si è fermato. Palazzo Bordoni ad Altare ci apre le sue antiche porte fotogallery

Altare. Palazzo Bordoni. Non ti aspetti di trovarlo appena entri ad Altare. Lo vedi subito. Ti colpisce perché brilla di decadenza e austerità.

Anche il tempo sembra averlo fatto a posta quando, in questa giornata di luglio, tinge di grigio l’estate. C’è la nebbia e la villa risalta ancora di più: imponente e misteriosa signora d’altri tempi. Cupa, accigliata. Il grigio che si staglia su quel verde scuro imposto dall’ombra delle nuvole.

Palazzo Bordoni, villa imponente. Fu edificata nel 1904 per volere dell’omonimo avvocato che la commissionò all’ ingegnere savonese Martinengo. Il palazzo si presenta con un’altalena di stile che un po’ ricorda il liberty, un po’ il barocco.

La porta è aperta, ma, come si conviene, entriamo in silenzio: non sappiano se siamo ospiti graditi. L’anima di questa dimora va comunque rispettata. Sulla graniglia del pavimento, all’ingresso, è impressa la scritta “Salve”, mosaico leggibile. È lui che ci dà il benvenuto.

Claudio Arena ci aspetta con Runa, la sua Jack Russel, inseparabile esploratrice. Noi arriviamo con Iseo che impara a poco a poco, anche lui, il piacere della scoperta. Oggi Savona Sotterranea ci porta in un luogo che non sapevamo esistesse e che ci lascia meravigliati per tanta bellezza.

Che cosa ci colpisce? La scala: maestosa. È l’anima del palazzo. La sua ringhiera, motivo floreale in ferro battuto, accompagna gradini di marmo verde e si snoda sinuosa come si conviene a una signora di classe. Ti porta fino alla sua sommità, fino al ballatoio. La stessa scala, nel 1991, fu vincolata dalla Soprintendenza come bene di importanza storica.

Qui è passata anche la guerra. Villa Bordoni, durante il secondo conflitto mondiale fu scelta dalla divisione San Marco come comando militare perché situata su un valico di importanza strategica per l’accesso dalla Liguria verso il Piemonte.

Tante stanze. Eleganti colonne, una spettacolare vetrata. La villa ha subito modifiche negli anni settanta quando vennero ricavati venti locali. La graniglia, le “cementine”, il parquet. Le ragnatele, i locali murati dei sotterranei, il filo spinato che scorgi nell’ombra. Qualche materasso dell’’epoca. Ne rimane il tessuto: bianco con le strisce color ocra.

Palazzo Bordoni ad Altare apre le sue porte

Manca l’aria qua sotto. Per terra c’è di tutto. Ogni stanza è numerata. Perché? Prigioni? Stalle? Che cosa succedeva sotto la villa?

Meglio risalire. Ma attenzione, i gradini fanno brutti scherzi e, anche la torcia, aiuta poco. Finestre aperte, verde prepotente che entra. I suoi rami sono braccia che ti sfiorano mentre passi; sembrano volerti trattenere. La polvere. È lei la padrona di questa casa. Ti segue ovunque, non vuole che giri da sola.

Palazzo Bordoni ad Altare apre le sue porte

L’ampia vetrata è il sottile confine tra il tempo che si è fermato e quello che scorre vivo a pochi metri da Palazzo Bordoni. Guarda le case ai bordi della strada, qui sotto: sono quelle della campagna appena lasciato il mare.

I fiori nelle aiuole fanno loro da perimetro con i colori della bella stagione. Anche oggi il paese del vetro prende forma. Qualcuno per strada c’è, i negozi hanno le luci già accese: sarà perché è presto e il sole, oggi, di uscire, non ne vuole sapere.

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