Mobilitazione

Flashmob degli agricoltori: “Fateci abbattere i cinghiali, sono peggio della peste…”

L'assessore Piana: "Serve piano nazionale, nuovi fondi con il Psr". Tra le richieste: attività venatoria mirata

Generico luglio 2021

Genova. “Nel prossimo piano di sviluppo rurale come Regione Liguria destineremo sempre più risorse a tutela degli agricoltori e degli allevatori contro l’aumento incontrollato della fauna selvatica”. Lo ha detto questa mattina il vicepresidente e assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Alessandro Piana partecipando al flash-mob regionale, col coinvolgimento di agricoltori, allevatori e cittadini.

“La proliferazione degli ungulati – spiega il vice presidente e assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Alessandro Piana presente alla manifestazione – è un fenomeno nazionale di lungo periodo, frutto dell’abbandono progressivo degli areali agricoli meno produttivi, che si sono trasformati in boschi o macchia mediterranea, creando così le condizioni ottimali per la diffusione dei cinghiali”.

“Anche nell’ultima Commissione Politiche Agricole si è discusso delle stesse problematiche in merito al sit-in odierno ipotizzando una strategia nazionale da perfezionare insieme ai Ministeri per arginare i problemi di incolumità pubblica, oltre a tutelare il lavoro di agricoltori e allevatori”.

“Nella predisposizione del prossimo PSR (Programma di Sviluppo Rurale) Regione Liguria cercherà di destinare sempre più risorse per recinzioni, dissuasori e prevenzione” conclude Piana.

Tra le linee richieste dai manifestanti: la possibilità per gli agricoltori di effettuare interventi nei propri appezzamenti coadiuvati dalle forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale e l’estensione del calendario venatorio, poiché ad oggi è lo strumento che dà maggiori risultati.

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto si è registrato un aumento del 15% a livello italiano, arrivando a superare i 70 mila esemplari in Liguria.

I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone. In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari che scorrazzano nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale: c’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in spiaggia o a spasso per le vie del centro e anche chi li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura.

“Dopo il Covid la peste: i cinghiali”. “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”. “Niente lockdown per i cinghiali”: questi i cartelli che gli agricoltori liguri hanno esposto stamattina in piazza De Ferrari a Genova.

“Questo è il problema più sentito dalle aziende agricole, ma ormai è anche un problema sociale, di sostenibilità ambientale, di sicurezza sociale, di salute – spiega il presidente ligure di Coldiretti, Gianluca Boeri -. Dobbiamo intervenire al più presto per limitare questo fenomeno in continua ascesa. Si contano a livello nazionale più di 2 milioni e mezzo di esemplari. Solo nella nostra regione abbiamo superato la soglia di circa 70mila, in alcune zone del nostro territorio si contano più cinghiali che abitanti. È il momento di dire basta e intervenire”.

Per questo Coldiretti ha presentato al vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura Alessandro Piana una proposta di legge che consentirebbe agli agricoltori di abbattere direttamente i cinghiali che si trovassero sui propri terreni: “La nostra è una proposta che dà la possibilità concreta ai proprietari e ai conduttori dei fondi di intervenire tempestivamente per il controllo, l’allontanamento, l’abbattimento, qualora ce ne sia la necessità, dei cinghiali, semplificando di molto l’iter burocratico, informatizzandolo e dando la possibilità di intervenire in tempo reale”.

Al momento, infatti, la legge prevede che l’autorizzazione a intervenire debba essere chiesta con 36 ore di anticipo. Inoltre nei centri abitati gli interventi di cattura e abbattimento sono permessi solo fino a un’ora dopo il tramonto. “Qualora i nostri agricoltori non abbiano le capacità, la voglia e la possibilità di intervenire, proponiamo di delegare al nucleo venatorio regionale, ma anche alla polizia locale e alle le guardie giurate se opportunamente formate, la possibilità di intervenire tempestivamente e abbattere il cinghiale, 24 ore su 24 e sette giorni su sette”, conclude Boeri.

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