A tutto campo

Asl 2, Prioli: “Ridimensionare S.Corona o S.Paolo? Sarebbe folle, stiamo investendo. Il problema è il campanilismo estremo”

Il direttore generale accetta di parlare a 360 gradi e non fa melina: "Il punto nascite riaprirà. Non capisco i timori, sulla base di quanto stiamo facendo. Albenga dovrà recuperare le fughe. Cairo? Un sito che gestisce 3 infarti l'anno è pericoloso"

Savona. “Ridimensionare Santa Corona o San Paolo? No, e nemmeno gli altri ospedali. Non ha senso avere timori di questo tipo. Altrimenti perché staremmo facendo investimenti? Sarebbe folle. Una paura che non capisco, sulla base di quanto stiamo facendo. E’ vero, abbiamo qualche problema come il punto nascite di Pietra o i primariati vacanti, ma stiamo lavorando per risolvere. Altro che smantellare. Secondo me il problema è il campanilismo: anche altrove mi è capitato di riscontrare rivalità, ma non come qui a Savona”.

Parole e musica di Marco Damonte Prioli che, in una lunga intervista a 360 gradi a IVG, ha voluto fare il punto dopo l’episodio che ha visto ieri nascere un bambino a Santa Corona vista l’impossibilità per l’ambulanza (a causa di code e ingorghi su A10 e Aurelia) di raggiungere Savona. Un avvenimento che ha riportato alla luce il dibattito sulla chiusura del punto nascite di Pietra Ligure, con qualcuno che ha tirato in ballo la fortuna riferendosi alla presenza al pronto soccorso della dottoressa Airaudi, primario della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia di Asl2 (ma già ieri lei stessa aveva sottolineato il ruolo fondamentale dell’organizzazione scelta da Asl 2, con equipe ostetrica e pediatrica sul posto).

Dalla paura dei pietresi di veder smembrato il proprio ospedale (con “manovre” come la chiusura di Pediatria o la carenza di primari) a quella dei savonesi, preoccupati che il San Paolo possa a sua volta essere ridimensionato proprio a favore del Santa Corona; dai timori dei valbormidesi, ancora orfani di un punto di primo intervento sulle 24 ore, a quelli degli albenganesi, che attendono la riapertura di Ortopedia.

Prioli prova a fugare i dubbi, elencando investimenti e provvedimenti che – dice – dimostrano esattamente la volontà opposta. E respinge al mittente le accuse di essere supino ai dettami della Regione.

CHIUSURA PUNTO NASCITE

Ieri un bambino è nato al Santa Corona grazie alla presenza della dottoressa Airaudi. C’è chi dice che “siamo stati fortunati”…
Non è fortuna, è una scelta organizzativa precisa: mantenere le strutture (ginecologia e pediatria) all’interno di Santa Corona anche attraverso tutte le modalità di assunzione che stiamo adottando in questo periodo. I ginecologi e i pediatri ci sono sia in presenza che in reperibilità. Questo dimostra due elementi. Uno è che abbiamo intenzione di riaprire il punto nascite: non appena riusciremo a trovare i ginecologi (e l’ultimo concorso a tempo indeterminato, che vede la presenza di 29 domande, ci fa ben sperare) avremo superato l’ostacolo e potremo quindi riaprire. Il secondo elemento è che anche in assenza del punto nascite sono garantiti i requisiti di sicurezza all’interno del Santa Corona che consentono anche in casi come questo di partorire in sicurezza.

La presenza di figure al Santa Corona in grado di fronteggiare parti in emergenza anche senza punto nascite è una scelta vostra o un obbligo di legge?
E’ una scelta, non c’è obbligo di avere queste figure in presenza in un punto in cui non è attivo un punto nascite. Lo facciamo per mantenere servizi di supporto al pronto soccorso o all’attività ambulatoriale chirurgica ma, a maggior ragione, nell’ottica di riaprire il punto nascite. Noi stiamo lavorando per mantenere questi servizi e speriamo a breve di comunicare la riapertura qualora il concorso dia i frutti sperati.

Riapertura a breve… quanto?
In Italia i tempi dei concorsi sono legati a dettagli burocratici come aspettare 60 giorni di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale… tempi che hanno fatto slittare la possibilità di espletare il concorso. Arriveremo a settembre per capire come andrà a finire.

I TIMORI DEL SANTA CORONA: “Infondati, gli investimenti lo dimostrano”

La polemica sul punto nascite è quella più visibile, ma forse a dargli fuoco è il timore più generale, di chi lavora e vive nella zona del Santa Corona, che l’ospedale possa essere smantellato nel tempo a favore di quello di Savona. Che ci sia insomma la volontà politica di “svuotarlo” mano a mano. Anche la carenza dei primari è vista come un modo per smembrare dal basso il Santa Corona. Hanno ragione i pietresi?
No. Partiamo da un presupposto: io gestisco la sanità savonese, non un ospedale in particolare. E’ una rete territoriale che deve garantire lo stesso servizio sia al cittadino dell’Alta Valbormida che a quello dell’entroterra albenganese. Per me tutte le strutture della provincia devono avere un ruolo e su questo sono allineato con l’assessore regionale alla sanità. Pietra Ligure rappresenta un tassello fondamentale di questa rete, ad oggi è Dea di secondo livello e trauma center.

La carenza dei medici non è a livello di provincia di Savona, ma a livello italiano: io provengo dalla Asl 1 imperiese dove avevamo gli stessi problemi di organico, le stesse difficoltà nel reclutare i medici e di conseguenza nei servizi. Nel savonese la carenza di medici purtroppo ha fatto sì che alcuni servizi fossero chiusi in modo ‘distribuito’, ma stiamo cercando di lavorare per ovviare a questi problemi.

Sui primari: la mia ultima nomina è stata quella del primario di chirurgia del Santa Corona. E abbiamo messo su altri concorsi per nominare almeno altri quattro o cinque primari all’interno del Santa Corona e poi all’interno dell’Asl2. A Santa Corona abbiamo inaugurato un angiografo biplano nel mese di novembre 2020, abbiamo approvato e acquisito due nuove Tac che verranno approntate entro agosto di quest’anno. E’ stato definito un programma da 60 milioni di euro, prima tranches per la realizzazione del nuovo Santa Corona, da cui anticiperemo una serie di lavori per ristrutturare una parte dei reparti anche nell’ottica di adeguamento dei parametri antincendio (blocco servizi, padiglioni 17 e 18, i padiglioni che tengono in piedi l’attività). Qualunque direzione o qualunque Regione, se volesse smontare Santa Corona, non farebbe investire 145 milioni di euro. Non ci sarebbe questa follia organizzativa: o si chiude o non si chiude. E se non si chiude bisogna ristrutturare e quindi trovare i fondi. Che ci sono e quindi ora si procede con la parte progettuale.

Per quanto riguarda il personale stiamo procedendo, pur con difficoltà. La soluzione delle cooperative dei medici per me è temporanea: mi può aiutare a superare la crisi, ma non è quella che porta al reintegro degli organici. Quando faccio una scelta del genere, cioè fare qualcosa che è una novità nel panorama delle assunzioni, e lo faccio come prima per la pediatria del Santa Corona, ciò significa che stiamo lavorando per mantenere e potenziare l’ospedale. Questo diffuso sentimento per cui Pietra è smantellato non lo capisco, sulla base delle azioni che stiamo facendo. Se si vuole smantellare si cominciano a togliere i primariati, non si rinnovano le attrezzature, non si assume personale. Ma tutto ciò non sta avvenendo. Ci sono difficoltà che hanno portato alla chiusura del punto nascite, ma stiamo lavorando per superarle. Il fatto che ci sia questo sentimento diffuso è contrario alle azioni che stiamo facendo.

I TIMORI DEL SAN PAOLO E LA VOCAZIONE DI ALBENGA

Allora hanno ragione i savonesi? A Savona c’è lo stesso timore, che Santa Corona sia privilegiato a svantaggio del San Paolo: quando Toti lo ha definito “ospedale cittadino” in molti si sono preoccupati, sottolineando che è comunque il nosocomio di un capoluogo di provincia…
Savona è un ospedale da 400 letti ed è chiaro che non serve solo la città, ma tutto il comprensorio. A luglio inaugureremo il nuovo angiografo. Abbiamo anche qui circa 20 milioni di investimenti tra realizzazione di parte del nuovo pronto soccorso, adeguamento dei requisiti dei reparti, nuova terapia sub-intensiva e rifacimento di alcuni moduli per l’adeguamento dei requisiti minimi. Se decidessi di depotenziare Savona non ci investirei. Idem sugli altri presidi. Quello che sto facendo da quando sono qui (e siamo a buon punto, ma non è un lavoro facile) è disegnare una rete organica ospedaliera e territoriale in provincia. Dove ogni sito necessario (e tutti quelli che ci sono sono necessari, anche in termini stretti di Decreto Balduzzi, cioè in riferimento al numero di posti letto rispetto alla popolazione) deve trovare una sua precisa collocazione.

Albenga dovrà avere una vocazione incentrata anche sul recupero fughe. Cairo deve permettere di avere servizi che devono rendere operativi i servizi sanitari in Valbormida per evitare che per quelle patologie che potranno essere seguite a Cairo si debba andare a Savona o Pietra. Escludendo quelle patologie che necessitano di specialità che non potranno essere posizionate a Cairo. Anche nell’ultimo Pnrr, che vedrà l’arrivo di ulteriori fondi, vengono ribaditi i livelli di specializzazione che devono avere i vari presidi. Stiamo lavorando per definire questo disegno per usare le risorse e riqualificare le strutture. Ma le quattro strutture hanno un ruolo e vedranno investimenti, per fare sì di rispondere ai bisogni della popolazione.

IL RUOLO DI CAIRO: “Un sito che gestisce 3 infarti l’anno è pericoloso, meglio uno che ne gestisce 300”

Forse il messaggio che non si riesce a far passare bene è quello della vocazione diversa per ogni nosocomio. Qualcuno a Cairo ha interpretato il concetto di “ospedale di comunità” come un maxi ambulatorio di codici bianchi…
Abitando in un paese e avendo un infarto, l’augurio che farei a me stesso è essere caricato su un’ambulanza o elicottero, stabilizzato ed essere portato in una emodinamica che fa un numero congruo di interventi all’anno per quella specialità. A volte il passaggio in siti dove non ci sono specialità causa ritardi che non sono a beneficio del paziente. Patologie tempo-dipendenti, quelle che veramente necessitano di un sito attrezzato, sono infarto, ictus e poli-trauma. Sono queste tre, ma devono essere stabilizzate in situ, caricate su mezzi e poi portate in luoghi in cui siano specialità che possano rispondere a 360 gradi. Un sito dove si curano 3 infarti all’anno è un sito pericoloso, dobbiamo dirlo; un sito dove se ne curano 300 diventa un sito sicuro per la cura di quella patologia.

Ogni sito dovrà avere la propria vocazione e risposta. Naturalmente sarà un progetto che una volta terminato sarà condiviso col territorio. Ci stiamo lavorando. La cosa che voglio sottolineare è che gli investimenti che stiamo facendo sono finalizzati a far sì che nel nuovo progetto i siti abbiano la loro dignità. Se decidessimo di chiudere un ospedale vorrei capire quale sarebbe la follia organizzativa che spingerebbe a fare comunque investimenti su quell’ospedale. Abbiamo previsto investimenti su tutti e quattro gli ospedali.

LE PROSSIME APERTURE

Quando sarà operativo il centro ictus di Savona?
L’angiografo sarà pronto a luglio, stiamo espletando il concorso per i due o tre neurologi per fare l’attività. Stiamo attendendo una definizione da parte di Alisa dell’organico. Abbastanza rapidamente dovremmo fare il concorso, nel frattempo l’angiografo sarà usato per altre attività.

E invece l’Ortopedia di Albenga? Toti aveva annunciato una riapertura in 15 giorni, cosa ovviamente impossibile per un reparto fermo da più di un anno.
Per quanto rigurda una parte della protesica asettica, una parte è ripartita a Santa Corona. Il problema ora non sono gli ortopedici ma gli anestesisti, per riprogrammare le sale operatorie. Anche in questo caso stiamo procedendo con concorsi a tempo indeterminato, determinato e bando coop. Non appena dovessimo riuscire a reperire qualche risorsa in termini di anestesisti, si potrà riprendere una quota di attività protesica gestita da Asl. Il futuro potrebbe essere diverso e vedere Albenga magari sede di una sperimentazione gestionale col privato o un potenziamento dell’attività pubblica se ci saranno le risorse.

A Cairo invece reclamano un Punto di Primo Intervento attivo sulle 24 ore. Accadrà? Se sì, quando?
Qui entriamo in un altro settore, quello della medicina d’urgenza, dove ci sono ancora più difficoltà nel trovare i medici. Non voglio fare promesse che non riuscirei a mantenere. Siamo riusciti a riaprire h12 facendolo gestire al 118 perché avevamo trovato un paio di medici disponibili per quell’attività. Sul resto siamo molto legati alla disponibilità dei medici d’urgenza, che è quella che non ci sta facendo riaprire il Ppi di Albenga, che in estate dovrebbe almeno avere apertura h12 se non h24.

IL RAPPORTO CON LA REGIONE E IL VERO PROBLEMA: “Il campanilismo estremo, che ci rallenta e crea sfiducia”

Domanda maligna: questa è stata una intervista “rassicurante”, ma c’è chi dice che lei si allinea molto alla Regione, che si fa tirare per la giacchetta da Toti e non è mai critico. Insomma, la accusano di poca indipendenza.
Nel momento in cui c’è una nomina a Dg c’è condivisione della politica regionale della sanità. Nel momento in cui condivido le linee regionali di sviluppo e rispondenza del modello sanitario della provincia, non vedo perché ciò non dovrebbe avvenire. Qualche punto di disaccordo c’è stato, e vi assicuro che non farò mai il disinteresse della provincia di Savona.

Quello però che vorrei veramente veder finire in questa provincia il campanilismo. Se si fa un’azione vengo definito da quelli di Savona indipendente e da quelli di Pietra dipendente. Ciò è controproducente per i cittadini. Il mio obiettivo è rendere i migliori servizi ai cittadini, chiaramente facendo quadrare i conti e tenendo l’organizzazione dell’Asl2. Anche con una quota di indipendenza dagli indirizzi regionali, nei limiti del rispetto della normativa. Voglio ribadire il concetto: quello che sta rallentando o creando difficoltà nell’attuazione della politica sanitaria savonese è il campanilismo estremo che c’è soprattutto tra Pietra e Savona ma anche le altre zone non scherzano. Questo non fa altro che dare interpretazioni non corrette alle azioni poste in essere, creare quella sfiducia nei cittadini che non fa bene né a noi né al sistema. Ripeto, l’unico obiettivo è dare i migliori ai servizi ai cittadini.

Sarei falso a dire che non ci sono difficoltà: ci sono e stiamo cercando di superarle. Ma se la domanda è se sono troppo allineato con la Regione, il fatto di partire con bandi per coop per mantenere i servizi la dice lunga. Siamo l’unica realtà ligure a farlo. Se riesco a trovare soluzioni alternative per garantire i servizi va benissimo. Se qualcuno pensa che non abbia autonomia decisionale sono pronto a confrontarmi con lui.

Anche in Asl 1 aveva tutti questi problemi di campanili?
Tra Imperia e Sanremo sicuramente c’era campanilismo. Ma in provincia di Savona siamo ad un gradino superiore rispetto all’Asl 1.

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