Savona. “Mercoledì mattina abbiamo seguito con sgomento ad un’azione di forza spropositata messa in campo dalla Polizia Municipale e da numerose altre forze dell’ordine per la demolizione dei manufatti abusivi presso il campo nomadi della Fontanassa. Ciò a cui abbiamo assistito in prima persona al campo è qualcosa che non appartiene alla nostra cultura e al rispetto dei diritti umani e che vorremmo non appartenesse alla nostra amata città di Savona”.
A dirlo sono le associazioni Acli, Aned, Anpi, Arci, Caritas Savona, Comitato antifascista Villapiana, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Diocesana comunità servizi, Ufficio missioni e migrazioni – diocesi di Savona Noli come commentando lo sgombero al campo nomadi di due giorni fa.
“All’alba i residenti sono stati svegliati e fatti uscire dalle loro abitazioni – ricordano – per procedere all’identificazione e allo sgombero delle proprie cose nelle baracche oggetto di abbattimento, senza essere stati preavvisati. Neanche sono state avvisate le associazioni che lavorano a vario titolo per il campo, che da mesi interloquiscono con l’Amministrazione comunale circa le criticità da sempre presenti ed aggravate con il nuovo regolamento, e che tentano di proporre soluzioni di buon senso per conciliare le legittime richieste dei residenti e le esigenze rappresentate dal Comune”.
“Solo alcuni rappresentanti – continuano – sono stati ammessi, dopo lunghe insistenze, a presenziare alle operazioni di sgombero. Sono mesi che si discute nuovamente sull’area della Fontanassa, che ci si confronta sulle alternative e si presentano proposte, attraverso i canali democratici dell’intervento in commissione, della presentazione di emendamenti al regolamento, e financo del ricorso contro il regolamento. Ma quello che ci preme oggi non è tornare su questi argomenti, ma denunciare il modo incivile con cui si è dato seguito all’abbattimento”.
“L’azione di forza di oggi è un segnale grave, che incoraggia chiusura e durezza immotivate: non si ripristina la legalità ledendo i diritti e la dignità delle persone. L’uso della forza davanti a minori, donne e anziani come anche la gratuita distruzione dei loro beni è un atto grave e irreparabile”.
“Resta ora drammaticamente aperta la questione della sospensione dell’acqua potabile confermata entro il 30 giugno, che andrebbe a colpire tutti i residenti del campo, oltre alle famiglie oggetto dell’intervento odierno, in un momento di particolare disagio per il caldo e per l’emergenza covid che, ricordiamo, è comunque ancora in corso. Auspichiamo – concludono – da parte di tutti la capacità di fermarsi per una riflessione costruttiva e condivisa sul futuro di questi nostri concittadini”.