In aula

Processo Tirreno Power, attesa la deposizione dei consulenti tecnici che hanno certificato il disastro ambientale

La discussione verte sugli studi che secondo le parti civili stabilirebbero un nesso tra emissioni e inquinamento

Tirreno Power

Savona. Nuova tappa in Tribunale a Savona nel processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.

Domani sarà il giorno della deposizione dei consulenti tecnici che hanno certificato la grave situazione ambientale del territorio savonese imputabile alla combustione dei gruppi a carbone.

Nel corso dell’udienza verranno mostrati e descritti gli studi condotti dai periti estensori della maxiconsulenza tecnica della Procura, consulenza che ha rilevato il danno ambientale e sanitario provocato dalla centrale, dati che nel 2014 hanno indodotto il Giudice Gip Fiorenza Giorgi al sequestro giudiziario degli impianti a carbone.

Domani verrà quindi ascoltato il dottor Stefano Scarselli, biologo specialista in biomonitoraggio, consulente di diverse Procure.

La perizia aveva utilizzato i licheni come bioindicatori e come bioaccumulatori. Dato che, come già identificato da precedenti indagini, la biodiversità della flora lichenica nella zona è andata diminuendo negli ultimi 20 anni (fino al raro fenomeno del ‘deserto lichenico’, evento peraltro rilevato soltanto in aree ad altissimo tasso di inquinamento), negli anni oggetto di rilevazione si è dovuto trapiantare artificialmente nella zona tali bionidicatori lichenici per poi analizzare quali contaminanti venivano assorbiti e in quale quantità. Queste analisi, nell’ordinanza del Gip, “hanno evidenziato seri fenomeni di contaminazione a carico di diversi elementi di rilevanza ambientale e sanitaria, quali soprattutto arsenico, antimonio e rame, oltre a cromo, cadmio, piombo, nichel e vanadio”.

La consulenza ambientale era stata poi utilizzata per individuare le aree esposte e non esposte, e da tale suddivisione, attraverso la consulenza del dottor Paolo Crosignani (già direttore dell’Unità di Epidemiologia Ambientale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) e del dottor Paolo Franceschi (pneumologo), sono stati analizzati e confrontati i dati sanitari di mortalità e di ricoveri.

La consulenza, secondo i magistrati, aveva quindi evidenziato il disastro ambientale, dato che tra il 2000 e il 2007 l’inquinamento della centrale a carbone avrebbe provocato circa 440 decessi e 1.700 ricoveri (escludendo le forme tumorali) per un costo sociale per lo Stato che oscillerebbe tra i 770 e gli 860 milioni.

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