Omicidio colposo

Morta a 18 anni dopo AstraZeneca, la famiglia: “Camilla non era malata”. E la Procura indaga anche sul Cts

Lunedì sarà consegnato agli inquirenti il certificato anamnestico, martedì verrà eseguita l'autopsia

camilla vaccino

Genova. Verrà eseguita martedì dal medico legale Luca Tajana e dall’ematologo Franco Piovella l’autopsia sulla salma di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante morta giovedì al San Martino di Genova a causa di una trombosi del seno cavernoso con emorragia cerebrale dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca il 25 luglio.

La famiglia, tramite i legali, fa sapere che Camilla “non aveva malattie” e chiede il rispetto della privacy. Dall’analisi delle cartelle cliniche, però, era emerso che Camilla soffriva di carenza di piastrine. Le indagini sono indirizzate a capire se questo aspetto fosse noto ai vaccinatori ed eventualmente come abbiano interferito gli altri farmaci che la ragazza aveva assunto. Sarà decisiva l’autopsia, ma anche l’analisi della documentazione medica per capire perché è morta e, soprattutto, se poteva essere salvata in tempo.

I carabinieri del Nas, che eseguono le indagini per omicidio colposo coordinate dai pubblici ministeri Stefano Puppo e Francesca Rombolà, hanno notificato ieri all’Asl 4 un ordine di esibizione e sequestro del certificato anamnestico compilato dalla ragazza, che si era vaccinata volontariamente con AstraZeneca a Chiavari. Il documento, che si trova sotto sequestro negli uffici dell’Asl 4, verrà consegnato agli inquirenti lunedì. Secondo quanto appreso, la Procura vuole verificare se nel documento sia stata segnalata la piastrinopenia ereditaria citata anche nei documenti già in possesso degli inquirenti o l’assunzione di farmaci a base ormonale.

Ma tra la documentazione che la procura di Genova vuole acquisire per fare luce sulla vicenda di Camilla c’è anche la lettera del Cts inviata alle Regioni che avevano deciso di procedere con gli open day, pubblicata venerdì scorso dal presidente Giovanni Toti su Facebook. In quella lettera il Cts “non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate iniziative quali i vaccination day“. Nello stesso documento, però, i tecnici sottolineano anche che “occorre completare la vaccinazione dei soggetti vulnerabili e over 60 ancora non coperti per una percentuale che non può essere trascurata”.

Sotto la lente degli inquirenti c’è pure il passaggio dal pronto soccorso di Lavagna il 3 giugno, dopo che la ragazza aveva iniziato ad assumere estrogeni, a causa di un forte mal di testa. La Tac non aveva evidenziato nulla e così Camilla era stata rimandata a casa. Poi il secondo ricovero e il trasferimento d’urgenza al San Martino nella notte tra sabato e domenica scorsi. Qui la doppia operazione cui è stata sottoposta non è servita a scongiurare il peggio.

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