Savona. E’ stata inaugurata sabato 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, il monumento dedicato all’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il sindaco di Savona Ilaria Caprioglio aveva detto da subito di non volere la raffigurazione del suo busto ma un “monumento astratto che non offre una visione fisica, perchè non amava essere rappresentato, ma una serie di valori e frasi che rispecchiano il suo pensiero”.
Non sono mancate le polemiche per questa scelta, a partire dal paese di Stella, dove il Comune ha colto l’offerta di uno degli artisti che aveva partecipato al bando savonese, lo scultore di Siracusa Pietro Marchese che aveva presentato il bozzetto di una statua in bronzo a grandezza naturale. L’opera ritrarrebbe il presidente cercando di rappresentare la sua personalità. Ma ad esprimersi con parere negativo anche i politici savonesi tra i quali l’ex vicesindaco Livio Di Tullio.
Il commento dell’ex vicesindaco Livio Di Tullio
“Il primo collegamento mentale che mi è venuto in mente guardando il monumento a Sandro Pertini è di trovarmi di fronte alle parole incrociate. Avete presente quei facili passatempi che si trovano nelle riviste di enigmistica? Quelli che con la penna e un po’ di pazienza ti mettono alla prova cercando parole di senso compiuto in una pagina di lettere buttate lì?
L’immediatezza del ricordo (che è quello poi per cui servono le statue) non c’è. Qui ci vuole la pazienza. Per fortuna lo scultore ha voluto facilitarci e le frasi da trovare sono solo in orizzontale e non in verticale o diagonale, con la complicazione che nell’ansia di capire che cosa c’è scritto, quando hai letto la prima non ti fermi a ragionarci ma passi a risolvere la seconda sicchè quando sei all’ultima, la prima te la sei già dimenticata.
Del resto, non a caso, le frasi stanno sui libri perché devono essere studiate. Quello è il loro posto e ammucchiarne qualcuna non è rendere la migliore giustizia a quelle di Sandro Pertini che sono magnifiche e sempre attuali. Peraltro la scelta delle frasi è di per sé divisiva. Perché quelle e non altre? Perché lo scultore ha deciso per noi, quello che ci unisce di Sandro Pertini?
Completa il disastro quello che ad una prima occhiata pare essere acciaio corten. Materiale abusato da architetti e scultori a corto di budget, che va benissimo per rotonde, ponti e passerelle perché non arrugginisce essendo già arrugginito di suo (precisamente, ossidato di suo) . Insomma, ha il vantaggio di non richiedere manutenzione e qui immaginiamo che lo scultore lo abbia scelto dopo aver visitato la città. Si sarà detto “visto che manutenzione fanno, mettiamoci a vento”. Resta comunque che è un materiale banale, strausato, ormai da provinciali.
Questa del “provincialismo” è un altro aspetto interessante di questa vicenda. Tutti sanno che la signora sindaca non voleva la statua. Men che mai una statua di arte figurativa. Siccome è da escludere che la signora abbia una qualche particolare avversione verso Sandro Pertini, resta il “riportato” da molti. Ovvero considerasse una scultura “realistica” dell’immagine di Sandro Pertini , una roba d’altri tempi, un pupazzetto. Del resto, si sa, la signora sindaca si fa vanto di essere cosmopolita, culturalmente preparata, attenta al bello e al moderno e non manca di ricordacelo e noi ne siamo contenti. Tuttavia bisognerebbe si convincesse che non è l’unica a Savona a coltivare queste passioni e a proposito di vedere il mondo, facciamo notare che l’arte figurativa non è più, da tempo, quella delle statue sul piedistallo di piazza del Popolo ma un modo di mettere accanto alle persone le grandi figure iconografiche degli scomparsi.
Cosi’ se Tu vai a Lisbona, puoi sederti al Tavolino con la scultura del grande Pessoa, se vai a Trieste puoi stare accanto a Umberto Saba e così via. La presunta superiorità culturale di non voler fare il “pupazzetto” fa talmente il giro da diventare, quella sì, la peggiore di dimostrazione di provincialismo. Per ottenere questo obbiettivo la signora sindaca è riuscita nel capolavoro di rompere ogni rapporto con l’Associazione Amici di Sandro Pertini che hanno addirittura motivato la loro polemica assenza alla inaugurazione di ieri, dopo essere stati per decenni, i più determinati a volere un ricordo del grande Presidente. Esclusi nella scelta degli indirizzi per la scultura, per lasciare il posto agli esperti che, ovviamente come tali, non sono mai neutri, attenti a prestare orecchio ai sentimenti, se non ai loro e di chi ce li ha messi.
Sandro Pertini, grande Presidente come tanti prima e dopo di Lui. Ma unico in quanto a vicinanza al popolo e ai sentimenti popolari. L’unico Presidente che non nascondeva i suoi sentimenti profondi e che per questo suscitava in chiunque, il riconoscersi in quello che faceva e diceva. Centinaia di episodi, tragici e divertenti nel suo ricordo. Quando andò in tv a dire che lo Stato si doveva vergognare per il mancato aiuto ai terremotati dell’Irpinia; mai un Presidente né prima né dopo, così chiaro. E poi disse agli italiani, dovete andare a aiutare e noi andammo, in centinaia a Savona e a migliaia in tutta Italia perché ce lo aveva detto Pertini.
Quella volta che andò, all’improvviso, sull’orlo del pozzo di Vermicino e costrinse, di fatto, la Rai a prolungare la diretta, inaugurando una nuova stagione del servizio pubblico che da allora fu costretto ad essere presente ai grandi eventi. Quando andò a trovare Berlinguer morente nel letto dell’Ospedale di Padova e dopo averlo inutilmente vegliato disse “lo porto via, lo porto via con me a Roma“ e lo riportò a Roma sull’aereo presidenziale e quella sua mano sulla bara apparve a tutti, anche a coloro a cui non piacevano né Berlinguer né Pertini, come la tragica mano del padre che piange il figlio scomparso prima di lui, quello che ognuno di noi spera non gli accada mai. Morire dopo i figli. Da parte la politica: solo il sentimento umano, la sua connessione con il popolo e con sentimenti universali.
E momenti divertenti come quando esultò in mondovisione come un qualsiasi tifoso italiano di fronte al compassato Cancelliere della Repubblica Federale di Germania e a un divertito Re di Spagna per il 3 a 1 della finale dei mondiali di Spagna. Immagini indelebili nella memoria degli italiani, anche di quelli allora non ancora neppure nati. Immagini indimenticabili. Gesti che ogni italiano avrebbe fatto ma che certo il protocollo presidenziale non gradiva. Ma Pertini lo faceva e noi lo amavamo per questo. Pertini è una icona popolare , forse – addirittura – una icona pop. Piaccia o non piaccia alla signora sindaca, ai suoi esperti culturali e allo scultore .
E così come nessuno si sogna di fare una Madonnina senza capelli chiari e viso roseo (e chissà se era proprio così) e nessuno fa una maglietta di Che Guevara diversa dalla sua foto simbolo, noi savonesi avevamo diritto di avere il nostro Presidente in una scultura di arte figurativa. Avevamo bisogno di connettere la sua immagine a quella sedimentata nella nostra memoria come in quella di milioni di Italiani. Immediatamente. Riattivare una sinapsi istantanea per un uomo morto ormai 30 anni fa. Senza bisogno di fatiche di lettura e di ragionamenti e di dividerci se condividiamo oppure no quella frase oppure se ne mancano altre. Migliaia di foto avrebbero fatto il resto. Quelle nostre e quelle delle migliaia di turisti che passano nella nostra città e la memoria del nostro presidente si sarebbe tramandata per sempre.
Invece la scelta è stata di intellettualucci con la puzza sotto il naso, elitaria, senza coraggio, banale, per evitarsi grane. E vorrei chiarire, casomai non fosse chiaro, che qui destra e sinistra non c’entrano. Trattasi di “puzzonismo” trasversale agli schieramenti e alla posizioni politiche. Una occasione perduta in una città allo stremo, che tra le tante cose avrebbe anche bisogno di tornare a sorridere unita e complice dei suoi ricordi. Non sono affatto pentito di essere stato l’Amministratore che insieme all’Associazione Amici di Sandro Pertini si “inventò” la creazione di largo Pertini e l’installazione di una statua in suo ricordo, inserendola nella progettazione e negli accordi con i promotori. Lo dovevo a Pertini, ai Savonesi e anche a me stesso. Avrei voluto vedere altra cosa. Spero che qualcuno, prima o poi, ponga rimedio“.