Savona. “Ho sempre svolto solo il mio lavoro di commercialista, per quello che mi riguarda erano società regolari e ho effettuato il consueto lavoro contabile”. Lo afferma l’ex coordinatore di Forza Italia Santiago Vacca, indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura savonese sulla presunta truffa “carosello”, che ha portato all’arresto del collega Carlo Ciccione e ai domiciliari Paola Manca.
In carcere sono finiti l’imprenditore Maurizio Di Lorenzo, l’ex moglie Emanuela Garabello e Maurizio Bay.
“Sono tranquillo e sereno rispetto al mio operato” ha aggiunto lo stesso Vacca parlando dell’indagine. “Attendo di conoscere nel dettaglio la questione che mi riguarda, tuttavia la documentazione al vaglio degli inquirenti dimostra la mia buona fede”.
“Mi è stato chiesto di tenere la contabilità e così ho fatto, non ho mai avuto elementi tali da farmi credere ad una truffa o ad altri aspetti illeciti, altrimenti lo avrei segnalato” ha aggiunto.
“Sono a disposizione per chiarire ogni cosa e ogni atto o fatto rispetto agli accertamenti che riguardano la mia attività di commercialista” ha concluso Vacca.
L’inchiesta ha riguardato il business e la commercializzazione di prodotti informatici tra Bulgaria, Gran Bretagna e Nord e Sud Italia con l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, dal valore di circa 15 milioni di euro.
Le imprese erano intestate a prestanome, persone che avevano difficoltà legate alla dipendenza da sostanze stupefacenti, da gioco d’azzardo o comunque in condizioni disagiate. Coinvolte almeno 16 imprese dislocate sul territorio italiano non solo in Liguria, ma anche in Piemonte, Calabria e Veneto, oltre a cinque ubicate all’estero, tra Bulgaria e Gran Bretagna, delle quali almeno 9 costituite solo per le operazioni illecite.
Il sistema di frode accertato è relativo agli anni dal 2014 al 2019: il meccanismo ha consentito l’acquisto di beni ad un prezzo inferiore a quello di mercato e l’illegittima detrazione dell’Iva riferita all’acquisto di merce. Le società cosiddette cartiere, risultando esportatrici, riuscivano ad acquistare beni in sospensione d’imposta, comprati poi dalle medesime imprese beneficiarie a prezzi ribassati.
A seguito dell’inchiesta sono stati inoltre confiscati beni mobili e immobili per le somme equivalenti dell’imposta evasa accertata direttamente sui conti correnti dei principali indagati.