Magazine

Rosso pistacchio

Bice nel gelsomino

"Rosso Pistacchio" è 'appuntamento settimanale con i racconti di Marzia su IVG

Generico giugno 2021

Eri fatta tutta strana, Berenice detta Bice.
Già quel nome così vetusto e altisonante, che ti portavi sulla schiena secca di bambina, come fosse uno zainetto stracolmo di sassi.
Già quei capelli folti, rossi e selvaggi come liane di Amazzonia, che ti ostinavi a non voler pettinare e tantomeno a intrecciare.
E quel maledetto vizio di non stare mai zitta davanti alle ingiustizie, la mano sempre alzata in classe a controbattere le idee di una insegnante ottusa e maligna, la risata sfrontata e ribelle di fronte al suo scriverti tremende invettive sul diario: “Berenice risponde alla professoressa in modo inopportuno”.
“Berenice controbatte con arroganza.”

Un po’ arrogante lo eri, Berenice. E ricordo il suo calcare sulle pagine del tuo diarietto, quasi a voler incidere a fuoco la sua indignazione per quella alunna che non si zittiva come tutti noi altri.

Eri fatta tutta strana, Berenice detta Bice.

Lo sapevo ben io che, lungo la strada di casa, chiaccherando, mi giravo per scoprire che avevo parlato al nulla per almeno cinque minuti, e che tu eri cento metri indietro a me, immersa con il viso in un cespuglio di gelsomino.

“Vieni qui, entra!! Non sai che ti perdi!”.

Io, terrorizzata, rimanevo a fissarti: in piedi, mezza di te completamente abbandonata tra le foglie di cera verde, e i piccoli fiocchi di fiore di gelsomino. Api, bombi, vespe e chissà che altro diavolo di insetto, ti svolazzavano intorno al viso e tu ridevi felice senza sosta. Ridevi e respiravi fiori, profumo, insetti e foglie. E quando ne uscivi, ti toglievo una foglia secca incastrata nella tua zazzera di fuoco, ti abbracciavo, e mi sembrava di abbracciare un fiore.

Eri fatta tutta strana, Berenice detta Bice.
Ed eri strana come me.

Eravamo strane insieme, e gli altri se ne sono accorti forse prima di noi.
Prima che ci accorgessimo che tenerci per mano era bello solo per noi.
Prima che cercarsi le labbra sotto il portone di casa sembrasse innocente solo a noi.
Prima che gli sguardi malevoli diventassero insulti, e noi diventassimo agli occhi di tutti solo “due schifose lesbiche”.
Prima che la Prof incidesse sul tuo diarietto parole in lettere scarlatte e dolorose: “La prego di voler fissare un colloquio urgente per comunicazioni riguardanti la devianza malata del comportamento sessuale di Berenice nei confronti della compagna”.

Prima che dessero tutta la colpa a te.
E che tu te la prendessi tutta.
Perchè tu non stavi mai zitta, Berenice. E io invece sì.

Perché tu eri una ribelle, Berenice. E io no.
Perchè hai gridato come una pazza contro il Preside. E io sono stata zitta con la testa china.
Perchè hai gridato come una pazza che io e te ci amiamo, di fronte ai nostri genitori. E io invece in un sibilo di voce ho detto che non era vero niente, che mi piacciono i maschi, non le donne.
Perchè mi hai gridato in faccia che mi amavi, e sei corsa via dall’ufficio del preside. E io ti ho rinnegata ancora.

Eri strana, Berenice detta Bice.
Ma non eri abbastanza strana per me.

Quando nessuno sapeva più dove cercarti hanno chiesto a me. E li ho portati da te.
Tra le foglie di cera e i fiocchi di fiore di gelsomino.
A faccia in giù. Bocca aperta e occhi chiusi. Per sempre.
Tra i capelli foglie secche. E i bombi che ti danzavano intorno.

“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia Pistacchio, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Ogni martedì uno spazio dal taglio volutamente “leggero” con i suoi racconti, nati su IVG e poi diventati un libro. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.