Roma. Potrebbe arrivare in giornata il cambio di rotta sull’utilizzo del vaccino AstraZeneca dopo la morte di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante stroncata da trombosi ed emorragia cerebrale a poco più di due settimane (ma il nesso è ancora da stabilire) dalla prima dose del siero anglo-svedese, ricevuta grazie all’open day organizzato dalla Regione. Secondo le ultime voci oggi il ministero della Salute, una volta raccolto il parere del Comitato tecnico scientifico, potrebbe decidere di limitare (o meglio “raccomandare fortemente”) AstraZeneca solo sopra i 60 anni.
Il rapporto di farmacovigilanza aggiornato ieri dall’Aifa spiega che i casi di trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con AstraZeneca sono in linea con quanto osservato in Europa: uno ogni 100mila dosi somministrate, prevalentemente sotto i 60 anni, mentre non è pervenuta alcuna segnalazione dopo la seconda dose. Nel caso di Camilla Repetto, le indagini della farmacovigilanza e quelle della Procura di Genova, che adesso indaga per omicidio colposo, permetteranno di confermare oppure escludere legami col vaccino.
Ma il dietrofront del Governo è ormai deciso. Dopo il via libera di Figliuolo il 12 maggio le Regioni si erano mosse come sempre in ordine sparso, così come anche dopo la notizia del ricovero della giovane di Sestri Levante. Ora si attende una nuova raccomandazione che tecnicamente non dovrebbe vietare la somministrazione ai più giovani (AstraZeneca resta tuttora autorizzato da Ema dai 18 anni in su) ma conterrà comunque una formula più netta rispetto a quella utilizzata finora, “raccomandato in via preferenziale”.
A chiedere una presa di posizione netta è anche il presidente ligure Giovanni Toti che respinge le accuse: “La possibilità di utilizzare AstraZeneca per tutti su base volontaria non è un’invenzione delle Regioni o di qualche dottor Stranamore: è un suggerimento che arriva dai massimi organi tecnico-scientifici per aumentare il volume di vaccinazioni, e quindi evitare più morti. Perché più corrono veloci i vaccini, più cittadini ricevono in fretta la prima dose, meno persone muoiono”.
E perciò: “Ora da Roma si esprimano senza ambiguità: ritengono che aumentare le vaccinazioni, e dunque usare anche AstraZeneca di cui abbiamo milioni di dosi, sia necessario per salvare vite umane? E allora si assumano la responsabilità di dirlo chiaramente, senza mettere sotto accusa chi segue le indicazioni in tal senso. Oppure, si ritiene di fare a meno di AstraZeneca, pur rallentando le vaccinazioni, perché è considerato troppo rischioso? Lo devono dire gli scienziati a Roma, una volta per sempre. Responsabilità e chiarezza. Per fare in modo almeno che questa drammatica morte non sia stata vana”.
L’altro nodo da sciogliere è quello della seconda dose a chi ha già ricevuto la prima di AstraZeneca. Il Comitato tecnico scientifico e quindi il ministero dovranno esprimersi sulla possibilità di consentire il cosiddetto richiamo “eterologo”, cioè con somministrazione di un farmaco diverso, Pfizer o Moderna.
Su questo punto, vari esperti si dicono favorevoli a completare comunque il ciclo vaccinale con AstraZeneca. “In questo momento chi ha fatto la prima dose con un vaccino è bene che faccia la seconda dose con lo stesso vaccino. Ciò perché le prove sperimentali che hanno portato all’approvazione di questi vaccini sono state fatte sulla somministrazione di due dosi per lo stesso vaccino e hanno dimostrato adeguate condizioni di sicurezza e di protezione”, ha affermato Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. Sulla stessa linea il virologo Fabrizio Pregliasco e l’infettivologo Massimo Andreoni, secondo i quali gli eventi avversi rari si sono verificati essenzialmente dopo la prima dose ed il rischio è bassissimo.