Protesta simbolica

Serrande abbassate nei negozi de Il Gabbiano: “Chiudiamo perchè vogliamo riaprire” fotogallery

L'adesione ha raggiunto l'80%

Savona. Anche i punti vendita del centro commerciale savonese Il Gabbiano hanno preso parte alla protesta pacifica, oggi, martedì 11 maggio, alle 11 quando hanno abbasssato, chi a metà, chi completamente, per una decina di minuti le saracinesche dei propri locali per chiedere la revoca delle misure restrittive che, da oltre sei mesi, impongono la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei negozi collocati al loro interno. L’adesione ha raggiunto circa l’80%.

I commercianti protestano per la disparità di trattamento subita dai negozi dei centri commerciali rispetto a quelli “all’aperto”. I primi, infatti, hanno l’obbligo di chiudere nei giorni festivi e prefestivi (e nei fine settimana); non solo: le attività di ristorazione non possono usufruire dei dehors in quanto considerati comunque locali “al chiuso”.

Termometro e igienizzanti per la disinfezione della mani ma anche interventi più invasivi ma meno visibili come quello sugli impianti di areazione: “Forse stare dentro al centro commerciale è quasi più sicuro che stare all’aperto – afferma Claudio Mallone -. Infatti, è stata invertita la ventilazione come da protocollo Inail e abbiamo intensificato il guardianaggio aumentando i turni per le sanificazioni con molto più personale che pulisce tutte le superfici che possono essere toccate dalla clientela. Ma siamo stati traditi – dice amareggiato – perché chiudiamo nei giorni più importanti che comportano le maggiori perdite di fatturato. Speriamo che si arrivi presto a una soluzione”.

“Siamo fortemente penalizzati da queste chiusure – sottolinea Fabrizio Del Buono, un altro commerciante -. Abbiamo perso 40 giorni di lavoro, a Savona sono 300 i posti di lavoro messi a rischio dalle decisioni dei due governi. Il centro commerciale è il posto più tranquillo dove venire perché è tutto controllato, speriamo di sollecitare le amministrazioni locali e regionali”.

“Ci sente un po’ beffati – aggiunge una barista – da certe norme di cui non capiamo il senso logico. Abbiamo voglia di lavorare, ma non possiamo nemmeno servire ai tavoli. C’è bisogno di riaprire nei fine settimana”.

La protesta, con lo slogan “Chiudiamo perché vogliamo aprire” vuole richiamare l’attenzione sulla sicurezza dei centri, parchi e gallerie commerciali che, con l’applicazione di protocolli rigorosi, possono assicurare e garantire piena sicurezza in tema di contagi. L’iniziativa nazionale è promossa da Confcommercio, ANCD-Conad, Confesercenti, Confimprese, Federdistribuzione e CNCC- Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali. Le associazioni del commercio caldeggiano “risposte certe e tempestive”.

La manifestazione servirà anche a ribadire che in centri, parchi e gallerie commerciali la sicurezza è massima: non a caso, nessun focolaio si è mai registrato da inizio pandemia grazie ai rigorosi protocolli rigorosi adottati. L’impegno del settore si è visto anche nella messa a disposizione volontaria e gratuita di 160 strutture per la creazione di hub vaccinali.

Da inizio emergenza il settore si è impegnato in un dialogo costruttivo con il Governo. Le associazioni del commercio coinvolte auspicano ora di “poter avere dalle istituzioni risposte certe e tempestive, per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa”.

Sempre nella giornata di oggi, una delegazione dei vertici delle associazioni del commercio incontrerà a Roma alcuni esponenti politici sulla questione delle riaperture. Nel frattempo è in discussione la possibilità di allentare alcune restrizioni a partire dal coprifuoco ma anche, per le attività di ristorazione, di consentire il servizio al tavolo all’interno dei locali.

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