Lettera al direttore

Analisi

Perché è importante creare una “Area Marina Protetta” del Finalese

di Gabriello Castellazzi

Costa Finale Ligure Foto Castellazzi

La “Giornata Mondiale della Biodiversità” e la “Giornata Europea dei Parchi” sono i due appuntamenti di rilievo che nei giorni scorsi hanno fatto riflettere sulle condizioni degli “ecosistemi” dai quali dipendiamo.
Nell’occasione, la Regione Liguria ha voluto partecipare agli eventi internazionali organizzando un convegno sul tema: “Biodiversità, un valore ambientale e socio-economico per il territorio”- “Biodiversità, ricchezza in Liguria”.
La “giornata” si è aperta con l’introduzione del Vicepresidente Alessandro Piana; gli interventi successivi hanno sviluppato vari temi, inserendo una serie di buoni propositi che contrastano in modo evidente con recenti provvedimenti che offendono l’ambiente.
Tutelare la “biodiversità” vuol dire preservare gli equilibri tra gli esseri viventi, mantenere la fertilità dei suoli e la proporzione ottimale tra risorse idriche e atmosfera.
Secondo l’IUCN (International Union for Conservation of Nature) “1/4 dei mammiferi e 1/8 degli uccelli sono attualmente a rischio di estinzione”.
Purtroppo è lunghissimo l’elenco delle azioni nocive che dovrebbero essere contrastate, tra queste: disboscamenti, caccia, consumo e inquinamento del suolo, riduzione delle aree protette (sia sulla terra ferma che in mare).

L’attuale Giunta regionale agevola in ogni modo i disboscamenti (pur sapendo che la maggior parte del legname viene poi inviata alle “centrali a biomasse”), promuove la caccia a molte specie in stato di conservazione precario, riduce le “Oasi faunistiche” (come denuncia il WWF) e taglia le “Aree protette”; mette in difficoltà i parchi regionali esistenti riducendo il personale; contrasta in ogni modo la possibile istituzione del “Parco del Finalese”; cerca in tutti i modi una deregulation sulle valutazioni di impatto ambientale e infine incentiva la cementificazione selvaggia del territorio con il nefasto “piano casa”, come denunciato dal “Consiglio delle Autonomie Locali” e da Legambiente.
Il convegno ha dato spazio ad una sola relazione (tra le 15 programmate) sui problemi dell’ambiente marino.
La nostra regione vive grazie al suo mare e l’equilibrio geografico terra-mare è fondamentale in quanto tutti gli ecosistemi sono interdipendenti.
Data questa realtà incontestabile, si ritiene utile effettuare alcuni approfondimenti sul tema:
Il Mar Ligure è un mare profondo (a poche centinaia di metri dalla linea di costa i fondali si inabissano fino a 2000 metri), con caratteristiche particolari che lo distinguono da altri bacini del Mediterraneo.
Nel Tirreno settentrionale insistono correnti marine che trasportano in superficie nutrienti profondi provenienti dal cosiddetto piano batiale (in particolare il gamberetto), innescando così una catena alimentare che attrae un numero importante di mammiferi marini, specialmente durante il periodo estivo. Un meccanismo arcaico al quale partecipano balenottere comuni, capodogli, globicefali e delfini.
Al fine di garantire loro l’incolumità, pochi anni or sono i governi italiano e francese hanno creato il “Santuario dei Cetacei” nell’area di mare che si estende tra la costa ligure-provenzale e la Corsica.
La quasi tutalità dell’economia regionale trae beneficio dal mare come risorsa (turismo, pesca, vie commerciali): un bene prezioso per la popolazione e un capitale naturale da tutelare in modo prioritario.

Nel Mar Ligure la temperatura superficiale dell’acqua varia dai 10° C di febbraio, fino ai 24-25°C di agosto-settembre e garantisce un clima mite per l’ agricoltura costiera di eccellenza.
La Liguria sottomarina non è molto diversa da quella terrestre: le rocce visibili in superficie si ritrovano sott’acqua con le loro varie forme. I fondali sono in genere rocciosi, ma non mancano distese di sabbia, soprattutto in prossimità delle foci dei corsi d’acqua, i quali contribuiscono a formare e mantenere le nostre spiagge.
A maggiori profondità vi sono piane fangose sulle quali si evidenziano rilievi più o meno accentuati. I fondali sabbiosi e ciottolosi, caratteristici della Riviera di Ponente, sono popolati da una vasta gamma di organismi vegetali e animali.
La presenza di“Posidonia oceanica”, comune a tutti i fondali del Mar Ligure, è importantissima per l’habitat sottomarino in quanto è una pianta superiore che produce ossigeno e sostanze organiche.
L’ecosistema marino nel suo complesso (fitoplancton, ecc.) produce il 50% dell’ossigeno che noi respiriamo e aiutano a raffreddare il pianeta assorbendo un terzo dell’anidride carbonica.
Le praterie di posidonia sono vere e proprie foreste sottomarine che ospitano numerose specie ittiche e ne favoriscono la riproduzione; esse proteggono inoltre le spiagge dall’erosione dovuta al moto ondoso. Anche a Noli è stato recentemente sollevato il problema della loro tutela.

Per tutti questi motivi sarebbe importante la creazione di una “Area Marina Protetta” per la salvaguardia della biodiversità sulla costa del Finalese.
Il progetto avrebbe il duplice obiettivo di valorizzare le ricchezze naturalistiche (Praterie di Posidonia Oceanica, Banchi Coralligeni, Beach-roch, ecc.) e favorire in modo equilibrato tutte le categorie economiche legate al mare (bagni marini, pesca professionale e dilettantistica, attività subacquea ricreativa).
Il tratto di litorale compreso tra le Arene Candide e Noli presenta le caratteristiche specifiche di in un delicato ecosistema che dalla battigia scende fino agli 80-100 m. di profondità.
Davanti al promontorio della Caprazoppa si trova una prima vasta prateria di Posidonia.
Un’altra è presente nel tratto di mare antistante il porticciolo turistico di Finale, verso levante.
In questa area sono presenti numerose “secche” (zone di mare poco profonde) entro i 40 metri di profondità. Da Noli a Spotorno vi sono praterie di posidonie vicine a tratti rocciosi con formazioni a coralligeno.
Molti tratti del litorale sono caratterizzati da altre tipologie di fondali, quali falesie e beach-rock. Quest’ultimo elemento riveste una notevole importanza sia geologica che biologica, in quanto rappresenta spiagge fossili risalenti all’Olocene (circa 3.000 anni fa) e ospita una fauna marina di pregio con diverse specie marine protette, alghe brune e dattero di mare.

Purtroppo, da alcuni anni, in questo tratto di mare si registra un un calo netto del pescato e i pochi
pescatori professionisti, ultimi eredi di quella che una volta era la marineria finalese, manifestano grande preoccupazione.
Tutte le numerose e varie forme di inquinamento attaccano gli habitat con effetti negativi sulla riproduzione dei pesci.
L’utilizzo illegale delle “reti a strascico”, l’uso diffusissimo del “sonar” per localizzare banchi di pesce, unito all’introduzione della “rete Barracuda” (una rete micidiale, praticamente invisibile, che non lascia scampo) e l’esca “Bibi” (un’esca viva importata dall’Adriatico che costituisce una “attrazione fatale” irresistibile per le specie più pregiate) si sommano alla pesca dilettantistica con “palamiti” e “vertical jigging”, nuovo attrezzo che scende in profondità a contatto con il “coralligeno”.
Le conseguenze sono il grave impoverimento di tutto il patrimonio ittico e l’Unione Europea ha messo in evidenza come questo si stia riducendo del 2% all’anno. Il tema, appena introdotto nel convegno regionale, dovrà essere ulteriormente approfondito in collaborazione con “FEAMP”
(Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca).
Un’ “Area Marina Protetta” nel ponente savonese potrebbe migliorare la “biodiversità” e contribuire al ripopolamento dei fondali come avviene negli altri 5 “Parchi Marini” della Liguria.

Gabriello Castellazzi
Portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona

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