Lavoro e tradizioni

Il Primo Maggio di Savona e la sfilata dei trattori, lo smart working ci obbligherà a farla con i computer?

I nuovi problemi, la schiavitu’ dei rider e il caso Casapound a Villapiana nell’era pre Covid

Savona Torretta

Savona. La festa del Primo Maggio a Savona era indissolubilmente legata alla sfilata dei trattori e dei mezzi del porto per le vie della città, con bambini e mogli a bordo, bandiere – soprattutto rosse –  al vento. Il Covid ha cancellato anche questo, ma prima abbiamo fatto in tempo ad assistere alla sfilata che era passata davanti alla sede di Villapiana di Casapound: a proposito, chissà che fine ha fatto, quella sede, strategicamente aperta, ma tenuta in vita pochi giorni l’anno, proprio in un quartiere antifascista che più non si può.

Pochi giorni prima c’era stata la manifestazione per il 25 aprile, con prescrizioni precise per evitare contatti con gli esponenti di Casapound. Nel complesso (25 aprile e subito dopo Primo Maggio, alla cui sfilata non si potevano certo applicare prescrizioni analoghe)  ci sembrò che i tutori dell’ordine pubblico non avessero dato il meglio di se’.

Oggi i problemi sono altri, la Compagnia Pippo Rebagliati (i “camalli”) è alle prese con il calo di lavoro dovuto alla pandemia e con i terminalisti che tendono a utilizzare più che possono mezzi e personale proprio, con sullo sfondo il fatto che il porto di Savona non ha più una propria autonomia.

C’è poi, da noi come dovunque, il fatto che si è diffuso lo smart working, e allora con che cosa si dovrebbe sfilare, con i computer al posto dei trattori?

Forse no, perché sul lavoro a distanza cominciano ad esserci i primi dubbi, anche se ormai fa parte a pieno titolo della nostra quotidianità. Ha cominciato il ministro Brunetta cancellando l’obbligo di smart working al 50% nelle pubbliche amministrazioni. D’altronde hai voglia lo schermo, il contatto diretto è sempre un’altra cosa e certamente risulta più efficace, senza contare che le presenze negli uffici aiutano bar e ristoranti, quindi una parte importante dell’economia.

Viviamo una fase di transizione, nella speranza (rigorosamente con la “s” minuscola, per carità) che i vaccini facciano il loro corso e il loro lavoro, unica strada per imboccare un ritorno alla normalità che non dipenda dal batticuore dei dati sanitari del venerdì che cambiano il colore alle regioni.

Ma non si può parlare di Primo Maggio senza parlare dei più deboli, i rider, i nuovi schiavi, per la tutela dei quali qualcosa si è fatto ma il cammino è ancora lunga. Ci fa piacere che, grazie a un servizio di IVG, una recente, breve protesta dei rider savonesi alle Officine sia finita persino come esempio per una lezione in un’università romana.

Concludiamo tornando alla nostra sfilata e sperando che si faccia ancora, quando si potrà, con i trattori: per i computer c’è tempo.

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