Liguria. Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, nell’ambito delle iniziative previste unitariamente con lo slogan “Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro” e in previsione dei presidi davanti alle prefetture di giovedì 27 maggio a Savona e venerdì 28 maggio a Genova, hanno riunito i lavoratori aderenti alle loro categorie.
“Il tema – scrivono le sigle sindacali in una nota – è che più il lavoro è precario più è possibile che avvengano incidenti”.
I presìdi in Liguria si svolgono in una settimana di mobilitazione prevista per tutto il territorio nazionale a sostegno delle richieste avanzate da Cgil, Cisl e Uil al Governo: definire un accordo per la sicurezza che coinvolga tutte le parti sociali; condizionare le risorse del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) destinate alle imprese al rispetto dei contratti e delle norme su salute e sicurezza; formazione e assunzioni per garantire prevenzione, ispezioni e controlli da parte degli enti preposti. Inoltre i sindacati confederali chiedono di valorizzare la contrattazione e rafforzare la rappresentanza sindacale in tutti i luoghi di lavoro.
“È bastato che la morsa della pandemia allentasse lievemente la sua presa e consentisse la ripresa più regolare delle attività lavorative – proseguono – con i ritmi e i carichi di lavoro di sempre, che il dramma delle morti sul lavoro si riproponesse nella drammatica ‘ordinaria’ frequenza: nel 2021 due persone ogni giorno muoiono mentre fanno il loro lavoro”.
“Ancor più in questo tempo dove è prioritaria per il nostro Paese la ripresa e la ripartenza, va alzata l’attenzione sulle misure di prevenzione, protezione e sul rispetto della normativa, perché un lavoratore che esce di casa per andare al lavoro ha il diritto di tornarci. La vita delle persone deve essere un valore collettivo superiore al profitto. Con la scusa del Covid si è lasciata un po’ troppo andare la sorveglianza soprattutto per quanto riguarda il lavoro sommerso e precario” continuano i sindacalisti.
“A essere coinvolti oggi, molto più di prima, sono quei lavoratori precari, co.co.co, somministrati, partite Iva, che non hanno gli stessi diritti di quelli ‘fissi’. Molti non sono coperti dalla malattia, alcuni si sono ammalati anche di Covid e hanno perso i già bassi introiti, altri quotidianamente hanno messo a repentaglio la loro salute. Un tema che riguarda sicuramente i ‘riders’ ma anche i tantissimi precari della sanità: prima li abbiamo chiamati eroi, poi sono stati dimenticati dalle scelte politiche del Governo e delle regioni che non li hanno stabilizzati e lasciati senza i benefici che, a causa del Covid, sono stati giustamente riconosciuti agli altri operatori della sanità” concludono.