Allarme

Diabete infantile, Gaiero: “Non esiste solo il Covid, fate attenzione se i bimbi bevono troppo”

Anche a Savona un importante aumento dei casi gravi: ecco come prevenire la chetacitosi e i sintomi a cui stare attenti

alberto gaiero

Savona. “Non esiste solo il Covid, fate attenzione se i bambini bevono troppo e fanno tanta pipì”. È questo il consiglio rivolto alle famiglie del direttore di Pediatria e Neonatologia del San Paolo e del Santa Corona, Alberto Gaiero, che vuole puntare l’attenzione sull’importante crescita di casi gravi di diabete infantile registrata a Savona e in Liguria.

Come sottolineato anche dall’Istituto Giannina Gaslini, infatti, durante la pandemia sono più che raddoppiati i casi con chetoacitosi, la modalità più grave di esordio clinico del diabete mellito di tipo 1 che può condurre al coma e, in casi estremi, alla morte.

Per quanto riguarda la provincia di Savona, “negli ultimi 12 mesi, la chetoacidosi si è presentata nel circa 50% dei casi di diabete, quasi 20 punti percentuali in più rispetto agli standard nazionali, che prevedono una casistica del 33%. L’età media di esordio è di 7 anni” spiega Gaiero.

Un dato allarmante dovuto prevalentemente alla scarsa attenzione e informazione “che spesso porta a sottovalutare i sintomi e quindi a causare un peggioramento della salute del bambino”. Importante è dunque l’opera di sensibilizzazione “non solo da parte di noi medici ospedalieri, ma anche della medicina e pediatria territoriale, in modo da evitare che i casi diventino gravi”.

“Nel 1998 a Parma – evidenzia Gaiero – è stata fatta una campagna di sensibilizzazione mettendo in tutte le scuole e gli studi medici un poster nel quale si ripotavano i sintomi di esordio del diabete. Una campagna che ha avuto un successo enorme ed è stata poi esportata anche all’estero. Bisogna continuare a cercare di diffondere le notizie e  mantenere alta l’attenzione, perché la chetoaditosi grave è un urgenza. Un lavoro che va fatto a 360° gradi includendo anche altre popolazioni che hanno difficoltà a capire e parlare la lingua italiana, alcune di esse tra l’altro hanno una maggiore predisposizione all’esordio precoce di diabete. Con un po’ di prevenzione si potrebbero evitare questi numeri”.

SINTOMI E CONSIGLI ALLE FAMIGLIE

Poliuria (aumento della produzione di urina), polidipsia (aumento della sete) e calo ponderale. Sono questi i sintomi del diabete mellito di tipo 1, che generalmente insorgono nel giro di poche settimane. Se trascurati, però, possono condurre a uno scompenso generale, ovvero la chetoacidosi diabetica. In questo caso si possono riscontrare difficoltà respiratoria, dolori addominali, vomito e – nella bambina – vaginite.

Molte volte, però, si registra un ritardo nella diagnosi a causa della scarsa attenzione verso questi sintomi. “Può capitare che la famiglia non riferisca al medico correttamente i sintomi oppure che siano sottovalutati – spiega Gaiero- Ad un bambino che beve più del solito o che riprende a fare la pipì a letto, deve essere fatto un esame delle urine. In alcuni casi si pensa si tratti di un momento psicologico, ma stiamo attenti”.

“Bere tanto e fare tanta pipì – prosegue – sono i sintomi più eclatanti, ma a volte un genitore non vede perché il figlio è autonomo e magari si accorge solo della fase finale, nella quale il bambino può registrare anche dei sintomi di malessere generale, come stanchezza e apatia. È, quindi, necessario un alto livello di informazione e di attenzione verso questi sintomi che non devono essere mai trascurati”.

“Ne è una dimostrazione il caso di qualche giorno fa, quando una mamma del mestiere si è accorta che la figlia di tre anni, beveva più del solito. Ha subito controllato la glicemia e l’ha portata in ospedale. Le sue condizioni erano buone. In questo caso la mamma è stata molto in gamba, se avesse sottovaluto i sintomi e avesse aspettato una settimana, si rischiava che la situazione potesse diventare grave, come accaduto altre volte. Anni fa mi è stato raccontato che un bambino piccolo per la sete addentava ghiaccioli come fossero panini. Ecco, questo è un grande campanello di allarme” sottolinea il primario.

“Soprattutto in questo momento storico, in cui molte delle nostre risorse sono state rivolte alla pandemia, anche da parte delle famiglie, è importante ribadire che non c’è soltanto il Covid esistono ancora esordi tumorali, di leucemia e quelli di diabete, ai quali bisogna prestare molta attenzione” raccomanda.

I DATI: SAVONA UN IMPORTANTE CENTRO PER IL DIABETE INFANTILE

Sono un centinaio i pazienti seguiti nel reparto di Pediatria del San Paolo e del Santa Corona, ospedali che da più di 20 anni cercano di essere un importante punto di riferimento per i bambini e i ragazzi affetti da diabete.

Un centro non solo per i savonesi, ma anche per la Liguria. “In accordo con il Gaslini seguiamo anche pazienti di Cogoleto, Arenzano e recentemente anche di Imperia, dove in questo momento ci si occupa delle diagnosi, ma non dell’attività di follow up” racconta Gaiero.

“Fino al 1999/2000 tutti pazienti andavano al Gaslini, ma pensiamo che sia giusto che la popolazione pediatrica dell’Asl2 abbia un centro per ragazzi diabetici completo e vicino a casa – prosegue il primario – La nostra équipe medica è formata da una psicologa, dalle dietiste dell’ospedale, da consulenti preparati e di recente si è aggiunta anche una dottoressa esperta in diabetologia pediatrica e questo sarà un punto di forza in più. Una menzione particolare va fatta alla dottoressa Graziella Fichera, endocrinologa e diabetologa, professionista estremamente competente e disponibile per i pazienti, un punto di riferimento per tutti”.

equipe pediatria san paolo
L'équipe medica ed infermieristica

E anche davanti ai casi più gravi, l’Asl2 risponde presente. “Tutti i medici e le infermiere del reparto sono addestrati e preparati per curare gli esordi di diabete anche gravi. Da anni gestiamo le chetoacitosi diabetiche in pediatria senza necessità di trasferimento, a parte situazioni estreme” dichiara Gaiero.

TELEMEDICINA: A SAVONA CURE ANCHE A DISTANZA

A contribuire alla cura dei piccoli pazienti diabetici anche la tecnologia, “che li aiuta ad avere un facile contatto con i medici. Un aspetto molto importante”.

“Il nostro ambulatorio è in grado di essere adeguato a quelle che sono le richieste della società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica – specifica Gaiero- Siamo in grado di fornire un supporto ai nostri pazienti attraverso la telemedicina, il controllo a distanza, lo scarico dei dati da remoto”.

“La tecnologia – prosegue – è stata fondamentale durante il lockdown, in quanto ha permesso ai pazienti di evitare di recarsi in ospedale (soprattutto nei periodi più difficili) e di essere seguiti a casa”.

LA COLLABORAZIONE CON IL GASLINI

Un importante centro di diabete infantile a Savona, grazie anche alla collaborazione con l’Istituto Giannina Gaslini. “La dottoressa Fichera ed io abbiamo un ottimo rapporto con il dott. Giuseppe D’Annunzio, direttore del Centro regionale di riferimento di diabetologia pediatrico e il suo coordinatore dott. Nicola Minuto, con i quali condividiamo i lavori scientifici, i casi più spinosi e alcuni aspetti che il lockdown ha sospeso”.

nicola minuto, giuseppe d'annunzio

Tra questi anche i campi scuola per i ragazzi diabetici, nei quali si organizzano numerose attività come ippoterapia, corsi di vela, la Dinamo Camp. “Diverse situazioni nelle quali il Gaslini essendo un centro di riferimento italiano fa da capofila. Ma abbiamo un accordo secondo cui anche i ragazzini seguiti da noi possono partecipare a queste iniziative. Da questo punto di vista, quindi, i nostri pazienti hanno la fortuna di non avere differenze” spiega Gaiero.

“Attraverso il Gaslini si cerca di fare rete ed esperienza così come avviene con altri centri pediatrici e nei gruppi di studio nazionali e internazionali, ai quali partecipiamo. Proprio per questo motivo, sapendo che avevamo una buona storia a riguardo, l’Università di Milano ha concesso ad una biologa di fare la tesi sull’assetto lipidico dei pazienti diabetici nei confronti della popolazione generale. Alla discussione, alla quale ho partecipato come relatore, la tesi ha suscitato molto interesse da parte della facoltà di Biologia. Per noi è stata una grande soddisfazione” conclude Gaiero.

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