Pensiamoci

Parola agli studiosi

“Cristobao Colon natural de Saona”: tutte le prove sui natali savonesi di Cristoforo Colombo

Teorie accreditate da molti documenti e polemiche sul fatto che non si sfrutti un’opportunità

Cristoforo Colombo

Savona. “Cristobao Colon natural de Saona”. Lo disse, documenti alla mano, il grande navigatore al cospetto dei reali di Spagna al momento di concordare quelle che oggi si chiamerebbero le “regole di ingaggio” prima di prendere il mare per l’avventura che lo porterà alla scoperta delle Americhe. Voleva sapere in pratica, Colombo, quanto gli sarebbe rimasto in tasca del frutto della sua impresa.

Ma perché ci appassioniamo nuovamente proprio ora ai natali di Colombo? Perché, come ha ricordato di recente El Pais, il più prestigioso quotidiano spagnolo, l’università di Granada ha dato nuovo impulso alle ricerche sulle origini del navigatore, confrontando il Dna delle sue ossa (le spoglie sono conservate nella cattedrale di Siviglia) con quello di alcuni discendenti.

Mezzo mondo si contende il fatto di essere Patria dell’ammiraglio. Sapremo finalmente se è spagnolo, corso, portoghese, genovese o savonese? Senza contare che persino la Repubblica Dominicana (i cui abitanti avrebbero volentieri fatto a meno di essere “scoperti”) sostiene che le spoglie sono conservate proprio nella loro capitale.

Di tutto ciò parliamo con il dottor Renato Giusto, presidente del Consiglio comunale (“Ma quando mi occupo di arte e storia – tiene subito a precisare – il mio ruolo politico non c’entra”) e soprattutto con lo studioso e scrittore di Cengio Franco Icardi, autore di alcuni ormai celebri libri di facile consultazione (si possono trovare presso le Edizioni Paoline), il principale dei quali si intitola significativamente “Fine di un mito genovese, Colombo nasce a Savona”, supportato da un mare di documenti (sono così numerosi che sarebbe improprio riassumerli), compresa la già citata frase “Cristobao Colon natural de Saona”. È sempre Icardi sottolinea come Colombo venga definito “genovese” ma che all’epoca gli abitanti dell’intera Liguria fossero appunto chiamati “genovesi”.

Le teorie di Giusto e Icardi divergono talvolta anche in modo significativo, ma i presupposti e soprattutto la conclusione (Colombo è savonese) sono gli stessi, che è la cosa che conta di più.
Giusto non disdegna ad esempio la teoria che il navigatore sia nato in una casa oggi contrassegnata dai numeri civici 29 e 31 di via Valcada (lo ricorda anche una lapide), mentre Icardi sostiene che della casa savonese dell’ammiraglio non c’è più traccia, ma che questo “conta ben poco e non sposta di un millimetro la solidità della teoria di Colombo savonese”.

Renato Giusto Casa Colombo
Il dottor Renato Giusto davanti alla casa di via Valcada in cui è stata sistemata la lapide in ricordo di Colombo

Comunque sia, non sarebbe opportuno che Savona sfruttasse maggiormente questa possibilità, persino al di là della sua fondatezza?

Risponde Icardi: “Nessuno se ne vuole occupare. L’attuale dirigenza della Campanassa curiosamente non sposa questa teoria, Storia Patria sostiene che non è compito suo occuparsene, i sindaci che si sono succeduti forse non vogliono disturbare il manovratore genovese neppure per una questione storica come questa. D’altronde Genova ci ha interrato il porto, distrutto la più grande flotta del Mediterraneo e, nei tempi moderni, si è presa la nostra banca e il nostro porto. Mi preme comunque ricordare che l’attuale sindaca Ilaria Caprioglio ha mostrato particolare
attenzione per le mie ricerche”.

Risponde Renato Giusto: “Come minimo bisognerebbe mettere un busto in Darsena, in bella vista per attirare l’attenzione dei croceristi, e organizzare un convegno, con finalità concrete, sfruttando la mole immensa del materiale raccolto da Franco Icardi”.

Ha colpito molto chi scrive che gli argomenti delle ultime due rubriche Pensiamoci, partendo da argomenti e presupposti ben diversi, siano arrivati alla medesima conclusione, lo strapotere di Genova matrigna.

Andrea Pasa della Cgil era partito dai problemi del lavoro, Giusto e Icardi hanno trattato temi storici, arrivando tutti alla medesima conclusione: qualcosa di vero ci sarà, no?

Lasciamo la conclusione al dottor Giusto, che getta una pietra nello stagno: “E pensare che nei sotterranei del Priamar marciscono opere d’arte di valore inestimabile, come…”.

Si fermi, doctor, questa è un’altra storia che merita di essere raccontata in modo compiuto.

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