Attesa

Cava Torri a Toirano, Wwf contrario all’ampliamento: “Serve vero progetto di recupero non finalizzato a fare cassa”

Cava Torri Toirano

Toirano. E’ attesa nel corso delle prossime settimane la pronuncia definitiva della Regione Liguria (Paur) in merito al progetto di “variante al piano di coltivazione e recupero ambientale” della cava Torri nel comune di Toirano.

Un progetto di cui l’amministrazione comunale del sindaco Giuseppe De Fezza si era già interessata: a marzo, infatti, il consiglio comunale aveva detto “basta” all’attività estrattiva; nei giorni scorsi, poi, c’era stato l’incontro con i rappresentanti sindacali del lavoratori.

“Se il progetto sarà autorizzato, la cava Torri si espanderà fino al bosco Negro, a circa 260 metri sul livello del mare, guadagnando quasi cento metri di quota rispetto al limite di coltivazione attuale. Verranno sacrificati ulteriori cinque ettari di territorio, lungo un versante collinare visibile anche da lunghi tratti di costa, fino ai promontori del Finale – ricorda il delegato del Wwf Savona Marco Piombo – Il territorio che subirà l’intervento è compreso all’interno delle aree protette della Provincia di Savona, è considerato zona carsica, ricade per 6000 mq all’interno di una Zona Speciale di Conservazione della quale è in fase di redazione il piano di gestione, per il piano regolatore del Comune di Toirano è ‘zona agricola per attività-agro-silvo-pastorali’, ed è sottoposto a vincolo paesaggistico. Nessuna di queste norme di tutela sembra avere effetti determinanti, infatti il progetto pare avviato verso l’approvazione. A conclusione dell’attività estrattiva, il proponente ha ipotizzato che, per realizzare quello che viene definito ‘recupero ambientale’, saranno necessari quasi quattro milioni di metri cubi di abbancamenti, provenienti anche dai cantieri delle cosiddette ‘Grandi Opere Strategiche’: gli scavi per la nuova discarica di Eco Savona, il passante ferroviario Andora-Finale, ma anche il cosiddetto Terzo Valico e la futuribile Gronda di Genova”.

“La parte di nuova escavazione sacrificherà per sempre un’area collinare che contiene le tracce delle passate attività locali (molti chilometri di muri a secco, uliveti, prati-pascolo bosco di ‘roverelle’, piazze di carbonaie, depositi di strame, arginature e prese d’acqua) e vaste aree di macchia mediterranea e di ciò che resta della lecceta del ‘bosco Negro’ e non certo una ‘schifezza’ come dichiarato da qualcuno in sede di conferenza dei servizi. Non la pensano così il docente di botanica di Unige che ha convalidato parte delle osservazioni del Wwf e l’Arpa, che ha preso sul serio le nostre segnalazioni. In particolare, è stata rilevata la presenza di specie vegetali sottoposte a protezione assoluta in una vasta area destinata alla distruzione con l’espansione della cava, circostanza che non era stata rilevata. Era passata inosservata anche la presenza di un bosco di duecento roverelle, che a nostro avviso costituisce, per la minima parte in cui ricade nella Z.S.C., habitat prioritario ai sensi delle direttive europee”.

Cava Torri Toirano
Le cave come sono oggi

“Un’altra circostanza che apprendiamo dalla lettura dei verbali della conferenza dei servizi è l’esistenza di un procedimento in sanatoria in corso per una violazione del vincolo paesaggistico. Il settore Regionale Tutela del Paesaggio avrebbe richiesto la rinaturalizzazione di un’area nella zona sud est della cava, dove, evidentemente, non avrebbero dovuto svolgersi interventi. Ricordiamo inoltre che l’intera area di intervento ricade all’interno del piano delle cave della Regione Liguria e che, come previsto dall’articolo 4 della legge regionale numero12 del 2012 , tale piano dovrebbe prevalere sulle previsioni degli strumenti urbanistici comunali e dove solo il Wwf ha presentato più volte osservazioni contrarie in sede di discussione del Piano cave. Purtroppo, in quelle circostanze, nessuna delle osservazioni del Wwf Liguria è stata accolta dagli uffici regionali”.

La posizione del Wwf Liguria è di “netta opposizione all’ampliamento della cava Torri ed alla prosecuzione dell’attività estrattiva. Si ritiene, invece, utile (anche per tutelare le esigenze di tutela dei livelli occupazionali) la riproposizione di un vero progetto di recupero ambientale, ovviamente non finalizzato a fare cassa con abbancamenti eccessivi. Un progetto che preveda almeno una parvenza di ricostruzione del versante originario, come indicato dalle nuove linee guida regionali sulla progettazione di cava del 2019, in funzione di una meditata rinaturalizzazione, che tenga anche conto della storicità del sistema agro-silvo-pastorale che l’attività estrattiva ha cancellato”.

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