In Liguria le scuole superiori da lunedì 26 aprile saranno aperte “tra il 60% e il 75%, è questa la percentuale su cui lavoreremo nelle prossime ore”. A spiegarlo è il presidente Giovanni Toti dopo il confronto tra Governo e Regioni sul nuovo decreto che stabilirà un aumento graduale della quota di studenti in presenza, a differenza di quanto preannunciato dal premier Mario Draghi che avrebbe voluto il 100% da subito nelle zone gialle e arancioni.
La bozza del decreto che circola in queste ore parla di “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica” affinché sia garantita, in zona rossa, la presenza “ad almeno il 50% e fino a un massimo del 75%, della popolazione studentesca” mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza deve essere garantita “ad almeno il 60% e fino al 100% della popolazione studentesca“. Le disposizioni, prosegue il testo, “non possono essere derogate da provvedimenti dei presidenti delle Regioni” fatto salvo casi di “eccezionale e straordinaria gravità” dovuti al Covid.
E la Liguria non ha certo intenzione di derogare, ma nemmeno di correre. “Con l’assessore Cavo abbiamo assistito al confronto tra le Regioni. Ne rifletteremo nelle prossime ore – ha spiegato Toti -. Potremmo partire al 60% per poi crescere ancora. Abbiamo lasciato 24 ore all’assessore per confrontarsi con l’Ufficio scolastico regionale e cogliere tutte le indicazioni. Certamente il sistema di trasporto al 50% non ci consente l’apertura delle superiori al 100%, quindi la percentuale su cui lavoriamo nelle prossime ore è tra il 60% e il 75%”.
Il nodo centrale resta sempre quello del trasporto pubblico, che è poi la maggiore preoccupazione dei presidi insieme alla mancanza di spazi adeguati e all’interruzione della campagna vaccinale sui docenti. Il sistema di trasporti vigente in Liguria, elaborato col coordinamento delle Prefetture, è tarato sul 75% degli studenti in presenza, quindi ha ancora un margine di tolleranza per salire dall’attuale 50%. Ma se torneranno in classe tutti i ragazzi oltre ai lavoratori delle attività che riaprono – è il timore della Liguria e di molte Regioni – bus e treni a capienza dimezzata non saranno in grado di funzionare scongiurando il rischio di assembramenti.
“Abbiamo condiviso che non ci sono sul mercato mezzi che consentano di ampliare in modo significativo il trasporto pubblico locale – ha proseguito Toti – anche perché tra gara e omologazione ci vorrebbe un numero significativo di mesi, forse anni. La maggior parte delle risorse sono state impegnate per i trasporti verso le scuole, ma i bus turistici non sono adatti a implementare il trasporto in area urbana”.
“L’obiettivo comune è raggiungere il 100% di studenti in presenza nelle classi. Tutti abbiamo condiviso la necessità sia di rendere graduale il ritorno in aula – ha proseguito Toti – per evitare rischi nelle scuole e nel trasporto pubblico locale sia di lavorare fin da subito per settembre. Per queste ragioni il decreto prevedrà un obbligo minimo di presenza al 60%, che è più del 50% previsto oggi e che fa parte di un percorso, in cui ci auguriamo di crescere fino al 100%, compatibilmente con la pandemia e l’espansione del Tpl”.
Domani il tema sarà al centro di un ulteriore confronto tra i ministri dell’Istruzione e dei Trasporti, Bianchi e Giovannini, e le aziende locali. L’obiettivo numero uno resta l’innalzamento della capienza massima oltre il 50%, ma ulteriori risorse potrebbero essere stanziate per aggiungere bus riservati agli studenti.