Savona. Prima autorizzato alla luce delle riaperture di Draghi. Poi contestato perché “non è un mercato, bensì una fiera”. Infine cancellato, a 24 ore dall’evento, perché il nuovo Dpcm, in sostanza, aggiunge un nuovo divieto a quelli vecchi senza cancellarli. E’ quanto accaduto questa settimana al doppio evento con gli Ambulanti di Forte dei Marmi, previsto nel weekend a Borgio Verezzi (sabato, in via IV Novembre) ed Albissola Marina (domenica in piazza Lam). Una vicenda destinata ad avere strascichi nei prossimi giorni, per i tempi e i modi con cui si è consumata.
Le diffide: “Un oltraggio ai Fieristi del territorio”
Il duello prende il via lunedì, quando prima Anva Confesercenti e poi Afi (Associazione Fieristi Italiana) inviano diffide ai Comuni interessati (più quello di Savona, che avrebbe dovuto ospitare lo stesso evento il weekend successivo) nonché missive a Prefetto, Asl, vigili del fuoco e carabinieri chiedendo di non far svolgere l’evento. “Queste manifestazioni sono vietate dal Dpcm, ma soprattutto sono un oltraggio agli operatori fieristi sul territorio che non lavorano da 14 mesi – era in pratica la denuncia, riassunta da Luca Provvisionato di Afi – Proprio in questi giorni sono state annullate fiere comunali a Varazze e Andora, non capiamo perché invece Forte dei Marmi riesca ad operare”.
La ragione, ribattevano sia dal Consorzio organizzatore che dai Comuni, risiedeva nel fatto che l’evento non era classificabile come fiera bensì come mercato. Da questo punto di vista, quindi, non ci sarebbero stati problemi. Una interpretazione che però cozzava contro le delibere con cui a suo tempo (autunno 2020) i due Comuni avevano autorizzato gli eventi (in un calendario da fornire alla Regione Liguria per le manifestazioni del 2021): in entrambi i casi l’evento era indicato come “fiera promozionale”.
Il dubbio legale
Oltre a ciò, a rendere ancora più complicato lo scenario un altro dubbio normativo. Il nuovo Dpcm vieta espressamente le “fiere campionarie”, ma non fa menzione del resto: il divieto sostituisce quelli in vigore prima del nuovo Dpcm oppure per ciò che non è normato nell’ultimo documento fanno fede i precedenti? Cercando di semplificare al massimo: gli altri eventi fieristici e i mercati straordinari sono quindi consentiti perché non vietati dall’ultimo Dpcm, oppure no perché vietati dal Dpcm precedente senza alcun espresso “via libera” nel nuovo?
Per chiarire il dubbio i Comuni hanno interpellato il Prefetto, che a sua volta ha chiesto lumi a Roma, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. E oggi è arrivato il responso: per “le sagre, le fiere di qualunque genere e gli altri analoghi eventi” il divieto di svolgimento esiste ancora, così come stabilito dal Dpcm del 2 marzo 2021. Sta ai Comuni, puntualizza il Prefetto, “valutare caso per caso se gli eventi di natura commerciale aperti al pubblico […] rientrino o meno nel novero di quelli vietati ai sensi delle citate disposizioni“. E a quel punto sono diventate decisive le delibere del 2020, contenenti la dicitura “fiera promozionale”.
Soddisfatta Afi: “Una vittoria, non possono ripartire solo i ricchi in barba alle regole”
Soddisfatte ovviamente le associazioni di categoria che avevano inviato la diffida: “Non ce l’abbiamo né col Consorzio né tantomeno con gli operatori, che fanno il mio lavoro e sono colleghi – spiega Provvisionato, vice presidente regionale Afi – Mi spiace che l’annullamento sia arrivato tardi, se il sindaco fosse stato un po’ più coscienzioso l’avrebbe fatto prima visto che gli avevamo anticipato l’irregolarità. Detto ciò, questa è una vittoria: o si riparte tutti insieme o non riparte solo il Consorzio più ricco in barba alle regole“.
Nasuti critico: “Amarezza folle, guerre tribali di altri”
“Ho provato un’amarezza folle, percependo un brutto clima – è invece il commento critico di Gianluca Nasuti, sindaco di Albissola Marina – Come amministrazione facciamo sforzi impossibili per permettere agli operatori commerciali, che sono in ginocchio, una ripartenza in sicurezza: questa era una grande occasione. Si è scatenato un putiferio, incluse velate accuse di interesse, che mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca. Noi sindaci ci facciamo in quattro per tentare di dare un senso a una situazione complicatissima, e ci siamo trovati in mezzo a guerre tribali. Mi aspettavo più solidarietà tra le categorie. Siamo diventati un campo di battaglia per una guerra di altri, non nostra. Un clima sconfortante“.
Concetti ripresi anche sui profili social del Comune: “Abbiamo provato a svolgere la manifestazione, perseguendo il fine di una ripartenza non più procrastinabile, così da far lavorare tutti gli operatori del commercio albissolese grazie ad una manifestazione diffusa. Aggiungiamo il nostro immenso dispiacere nel prendere atto di quanto gli sforzi delle amministrazioni per la riapertura delle attività non vengano compresi da taluni i quali preferiscono puntare sul danno altrui piuttosto che appoggiare una prima vera ripartenza del loro settore di appartenenza. Confidiamo che questo sia solo uno stop temporaneo alla attività di programmazione della stagione estiva”.
Dacquino: “Norme dure da accettare e difficili da interpretare, ma vanno rispettate”
“Vivere, lavorare in tempi di pandemia è sicuramente complicato – commenta Renato Dacquino, sindaco di Borgio Verezzi – complicato programmare, far fronte alle tante indicazioni normative e fare le scelte più giuste. In questi giorni abbiamo sperimentato tutto questo con la nostra volontà di avere a Borgio Verezzi il ‘Mercato di Forte dei Marmi’, un evento importante e utile per tutti. Ci siamo arresi per rispettare il quadro normativo di riferimento e le varie interpretazioni. Abbiamo deciso unitamente ai colleghi del Comune di Albissola di sospendere temporaneamente questo mercato per destinarlo a tempi migliori. È una scelta obbligata e maturata dopo aver fatto tutto il possibile per realizzarlo, ma le norme, anche se a volte dure da accettare e difficili da interpretare, vanno rispettate. Riprenderemo il dialogo con gli organizzatori appena possibile, siamo certi della loro comprensione e amareggiati per questa scelta dovuta”.
Consorzio amaro: “Cancellati da una parola scritta un anno fa”
Amarissimo il commento di Andrea Ceccarelli, presidente del Consorzio “Gli Ambulanti di Forte dei Marmi”: “A quanto abbiamo appena potuto apprendere l’anno scorso, nelle more di una classificazione in categorie pre-determinate che i comuni dovevano fornire alla Regione Liguria per le manifestazioni dell’anno successivo, i due comuni avevano catalogato il nostro mercato di qualità come ‘fiera promozionale’. Ciò ha creato un dilemma interpretativo rispetto alle vigenti disposizioni anti-covid e, benché, come è evidente ed è indubitabile, si tratti a tutti gli effetti, invece, di un mercato (pur di eccelsa qualità e che si distingue nettamente da tutti gli altri per la qualità unica ed originale, l’abbigliaggio dei banchi, la storia, il blasone ecc.), le amministrazioni comunali hanno deciso di optare per rimandarne l’effettuazione. Come immaginerete, il danno per il nostro Consorzio è enorme e gravissimo sia in termini economici – per il notevole impegno (consueto) che ci contraddistingue e che avevamo già profuso per promuovere la due giornate a beneficio del nostro pubblico di appassionati (siamo a venerdì sera ed i mercati di qualità erano previsti per domani e dopodomani) – sia per il fatto che i nostri associati dovranno, in un momento così delicato dal punto di vista economico, rinunciare alla loro attività di lavoro, unica fonte di sostentamento per le loro famiglie”.
“Ancora una volta, in un momento in cui il tema del lavoro dovrebbe essere al centro – dopo la ‘cancellazione’ all’ultimo minuto dei due mercati di qualità – a pagarne le conseguenze (purtroppo economiche) saranno i nostri associati e le attività commerciali dei due comuni che sicuramente avrebbero beneficiato dell’indotto sempre generato dalla nostra presenza (e che infatti ne attendevano l’arrivo). A nulla sono valsi i miei e i nostri sforzi: ancora una volta la rigida burocrazia (nella forma di una ‘parola’ scritta l’anno scorso) ha prevalso sulla realtà delle cose (si tratta di un mercato e non di una fiera), sulla logica e, soprattutto, sul diritto delle persone al lavoro”.
“Dopo tutti gli sforzi profusi per far lavorare i nostri associati (per lo più famiglie di commercianti da generazioni, e che dovrebbero essere tutelati e difesi come patrimonio del Made in Italy), non solo all’ultimo minuto siamo stati privati della possibilità di lavorare, in ciò non avendo neanche la possibilità di avere un’alternativa, ma ne dovremo anche subire le conseguenze economiche (sotto forma di tutti i costi già sostenuti per l’organizzazione) e questo, lo ribadisco, in un momento in cui chi ci governa dovrebbe invece utilizzare tutti gli strumenti disponibili per incentivare il ritorno al lavoro. E’ una storia che fa malissimo: mi sento insultato, umiliato e mortificato” conclude.