Liguria. Sveglia puntata sulle cinque, fuori è buio. Caffè veloce. Nel bagagliaio della macchina ci sono cabaret di panini, affettati e gli immancabili cannoli siciliani. Anche questa volta. Si parte per Roma, quando la Liguria ha ancora gli occhi chiusi. Rocco e i colleghi, il viaggio. Circo Massimo, il punto di arrivo per far sentire ancora la voce di una categoria che paga da mesi il peso delle restrizioni dovute a questa pandemia.
In auto, ore di viaggio sulle spalle per una giornata che si annuncia lunga e stancante. Almeno il tempo desse una mano: ora ci sono nuvole sulla Capitale, dal pomeriggio potrebbe anche piovere. Ma sulla vettura c’è ottimismo e voglia di farcela.
“Il nostro stato d’animo è positivo – ci racconta Rocco Costanzo, ristoratore di Rapallo – scendiamo a Roma con passione e determinazione. Lo scontro non serve, ma la calma sì”. Sottolinea la volontà di manifestare con ordine e tranquillità mantenendo ferma la richiesta di poter aprire i locali in sicurezza.
“Queste ore di strada devono servire per portare al Governo le nostre soluzioni per ripartire”. Tra poco si scende per una pausa, l’autostrada è un lungo nastro che sembra non finire. Fortuna che c’è poco traffico.
Rocco parla della loro condizione e anche della sua terra, la Sicilia: gli ha insegnato l’amore per la tradizione, quelle radici strette al cuore e ben salde anche se te le porti così lontano. Tra ricordi e racconti ci dice ancora una cosa “questa non è una guerra, ma una speranza”.
Con i colleghi il viaggio è meno pesante. Senti l’armonia che li lega e poco importa della concorrenza: qui vince il lato umano e l’amicizia. Non è cosa di poco conto.
Tra le categorie presenti a Roma anche il Sindacato Italiano Balneari. Il presidente Antonio Capacchione spiega: “Siamo qui in piazza a Roma con la Fipe e la Confcommercio non solo per ribadire con forza che la balneazione attrezzata italiana ha bisogno di una data certa per la riapertura delle proprie attività ricreative all’aperto ma anche per lanciare un messaggio di fiducia alle famiglie italiane e, soprattutto, per non perdere fette importanti della domanda turistica internazionale”.
“Questa situazione di incertezza e di assenza di date per la ripartenza turistica rischia di far perdere al nostro Paese segmenti significativi della domanda nel mercato internazionale delle vacanze, mai come oggi così agguerrito e competitivo. Già altri Paesi nostri diretti competitor, come la Grecia e la Spagna, si stanno avvantaggiando di questa assenza di prospettiva – ha continuato Capacchione – l’Italia o riparte questa estate o rischia di non ripartire più”.
Le 30.000 imprese balneari italiane hanno “bisogno di certezze, a tal fine ricordiamo che è tempo di superare definitivamente la situazione di precarietà e di assenza di futuro determinato dall’errata applicazione al settore della Direttiva Bolkestein. Lo scorso anno la destinazione mare ha costituito il 60% delle vacanze complessive Confermiamo i protocolli del 2020: 10 metri quadrati per ombrelloni (distanza di 3,40 metri tra loro), sanificazione, tracciamento, ecc. e diamo speranza al turismo italiano. Perché o ripartono le aziende balneari o davvero il Paese rischia di non ripartire”.