Liguria. Doppio appuntamento questo venerdì 16 aprile per il Pd ligure. La presidente dell’assemblea regionale Cristina Lodi ha infatti convocato alle 17e30 l’assemblea per alcune modifiche allo statuto necessarie per avviare la complessa partita del congresso. Che inizierà a entrare nel vivo qualche ora dopo, alle 21, con la direzione regionale chiamata a nominare la commissione congressuale.
Non ci sarebbero ancora nomi sul piatto ma sostanzialmente ogni corrente e area interna al partito presenterà un proprio rappresentante e quindi la squadra potrebbe essere composta da 5 – 10 persone. Sarà la commissione congressuale l’organo che, insieme alla già istituita commissione di garanzia, si occuperà di definire il quadro in cui il congresso, previsto tra giugno e luglio, si svolgerà. Con un interrogativo sopra gli altri: congresso tra iscritti o primarie aperte alla cittadinanza?
L’ultimo congresso regionale con le primarie nel 2014 portò 20mila cittadini liguri alle urne e rappresentò uno dei massimi sforzi organizzativi per il Pd ligure. Viste le incertezze legate alla pandemia questa ipotesi sembrerebbe davvero poco percorribile. Tuttavia nel partito c’è chi pensa che un coinvolgimento oltre la base sarebbe quanto mai utile e positivo anche perché gli iscritti a oggi sono poco più di 1400 su una città come Genova. Insomma, le primarie – covid permettendo – potrebbero essere un ritorno dei dem tra la gente.
Quali saranno i temi del congresso regionale? All’appuntamento che manca, appunto, da sette lunghi anni sicuramente si discuterà del futuro delle alleanze – l’asse giallorosso è destinato a proseguire? – e delle strategie da mettere in campo per le elezioni amministrative, le imminenti comunali a Savona e quelle a Genova del 2023. Ma il tema è anche e soprattutto il rinnovamento della classe dirigente con il segretario regionale Simone Farello ormai impegnato solo nel ruolo di traghettatore verso quel passaggio.
Ma se è ancora presto persino per capire come si svolgerà, questo congresso, altrettanto precoce è lanciarsi in pronostici su chi concorrerà a diventare il nuovo segretario. Quello che è certo, perché lo hanno dichiarato, è che la cosiddetta fronda degli amministratori, coloro che hanno presentato e poi ritirato una mozione di sfiducia a Farello, proporrà un proprio nome. Chi? Difficile possa essere Armando Sanna, vicepresidente del consiglio regionale, possibile che si punti su una donna, nella fattispecie la combattiva Katia Piccardo, 37 anni, sindaca di Rossiglione dal 2014 e non eletta in consiglio regionale per un pugno di voti.
Altri candidati? Radio Pd ha frequenze assai disturbate, tanto più in momenti di iniziale posizionamento da parte delle varie correnti (alcune delle quali intrecciate fra loro) ma c’è chi suggerisce come all’orizzonte potrebbero farsi strada alcuni “grandi ritorni”.
Un nome è quello dell’ex consigliere regionale e già segretario Pd Liguria Giovanni Lunardon, dimessosi da questo ruolo nel 2015 dopo la prima cocente sconfitta del centrosinistra contro Toti. Lunardon, zingarettiano e al tempo cuperliano, non è inviso a queste aree né a parte dei grandi saggi del partito. Tornerebbe in scena dopo la mancata elezione alle ultime regionali, nonostante fosse capogruppo in via Fieschi. Classe 1972, tre figlie, ultimamente si diletta a organizzare dibattiti e webinar con l’associazione ControVento.
L’altro ritorno potrebbe essere quello di Lorenzo Basso che fu segretario regionale dal 2009 al 2013. 44 anni, deputato dal 2013 al 2018 deputato e fondatore dell’intergruppo parlamentare contro l’azzardo. Dal 2017 è il responsabile e docente della Sdp Liguria, ossia la Scuola di politiche fondata da Enrico Letta, oggi segretario nazionale del Pd. Non è escluso che i cambiamenti al Nazareno possano avere, appunto, ripercussioni anche in Liguria anche se sarà tutto da capire se l’entusiasmo generalizzato e condiviso espresso dagli esponenti locali del Pd nel momento del passaggio di gestione avranno le medesime ricadute sul territorio.
Ad ogni modo, poco più suggestioni quando ancora bisogna capire come si posizioneranno le varie correnti in vista dell’appuntamento, chi sarà intenzionato a lanciarsi in un percorso che rischia di essere a senso unico, e chi si terrà invece nell’ombra fino all’ultimo momento per poi magari arrivare a rappresentare il ruolo del candidato unitario.