Liguria. “Il disegno di legge portato oggi in Consiglio regionale è esattamente ciò di cui la nostra Regione non ha bisogno: anziché semplificare, complica; anziché sostenere i Comuni, li lascia soli; anziché snellire gli iter, crea incertezza procedurale; anziché tutelare il paesaggio, lo mortifica”.
A dichiararlo, dopo le polemiche degli scorsi giorni e il botta e risposta tra la minoranza e l’assessore all’Urbanistica Scajola, è Paolo Ugolini, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle.
Riguardo alle criticità paesaggistiche, Ugolini commenta: “Grave che la maggioranza si ostini a non vedere le norme che tutelano l’ambiente e il paesaggio come una risorsa. Anzi, leggendo questo testo, si evince che la salvaguardia ambientale e paesaggistica è di fatto un fastidio, un vincolo all’idea di ‘sviluppo’ che per questo centrodestra va ricercata in ulteriore consumo di suolo”.
“Le nuove norme – aggiunge – vanno a toccare la pianificazione comunale in senso peggiorativo, perché non tengono conto delle esigenze delle amministrazioni, soprattutto di quelli dell’entroterra che hanno invece bisogno di norme capaci di migliorare la qualità della vita dei cittadini che vivono nei paesi lontano dalla costa e dai servizi delle città. Norme capaci di risolvere problemi come isolamento, mancanza di strutture, scuole, impianti sportivi”.
“Ancora una volta gravemente insufficienti, poi, sono le attenzioni che l’Ente dovrebbe avere per le criticità idrogeologiche del nostro territorio: nel Ddl, latitano strategie ormai vitali per mettere in sicurezza la Liguria, sempre più fragile, sempre più sfruttata, sempre più erosa”.
“La linea di questa maggioranza – conclude Ugolini – si palesa chiaramente leggendo l’articolo 9 del Ddl: ai Comuni in pratica non si applicherà più il piano paesaggistico né attuale né futuro. Non ci sarà, in soldoni, il piano che disciplina come garantire il paesaggio quando si va a intervenire sul territorio”.
Il consigliere Domenico Cianci (Cambiamo con Toti presidente) e presidente della IV Commissione Ambiente e Territorio, ha illustrato la relazione dimaggioranza spiegando i contenuti del disegno di legge. “Questo intervento, consapevole delle complessità connesse al procedimento di formazione dei PUC, riguarda soprattutto – ha detto – la disciplina urbanistica della componente cosiddetta pubblica della pianificazione urbanistica comunale, ed è impostato introducendo innanzitutto modifiche relative all’elenco degli strumenti della pianificazione urbanistica comunale e ai contenuti del Piano territoriale regionale. Il provvedimento interviene anche per definire meglio contenuti e struttura del PTR che fornirà una fondamentale visione strategica complessiva per consentire ai Comuni di mettere al centro delle politiche urbanistiche la pianificazione dei servizi e delle infrastrutture pubbliche”.
Il presidente della IV Commissione ha concluso: “L’esame in sede di commissione ha consentito di approfondire i vari aspetti dell’intervento normativo anche attraverso il punto di vista dei portatori di interessi coinvolti, attraverso numerose audizioni e contributi che hanno portato alla formulazione di diversi emendamenti, finalizzati anche all’accoglimento dei suggerimenti trasmessi dal Consiglio delle Autonomie locali”.
Davide Natale (Pd-Articolo Uno), vice presidente della IV Commissione Ambiente e Territorio, ha illustrato la relazione di minoranza del suo gruppo evidenziando due criticità: “Il testo è stato redatto senza un opportuno coinvolgimento degli enti territoriali e in molte parti rinvia ai contenuti di uno strumento di pianificazione, il Piano Territoriale Regionale (PTR) che, però, non è stato ancora approntato”.
“La norma dice genericamente che le città, le conurbazioni costiere e le valli interne e i cosiddetti poli attrattori dell’entroterra dovranno redigere il Piano dei Servizi e delle Infrastrutture (PSI) e il Piano urbanistico locale (PUL) e, di fatto, crea due categorie di Comuni, una che deve redigere il PUC (Piano urbanistico comunale, attualmente in vigore, ndr) e un’altra il PSI e il PUL”. Secondo il consigliere, dunque, verrà reso più gravoso e difficile il lavoro delle amministrazioni comunali moltiplicando gli strumenti di pianificazione: “Questa norma crea un periodo di incertezza procedurale e l’obbligo di redazione di due distinti documenti con iter lunghi e dispendiosi. Infatti anche il PUL, che rappresenterebbe in questo la pianificazione meno strutturata, dev’essere sottoposto alla VAS”. Natale ha aggiunto:
“La norma impone, di fatto, ai Comuni che si stanno dotando solamente adesso di una pianificazione di dover redigere in 5 anni addirittura tre piani urbanistici di cui uno destinato ad essere superato in breve tempo. Sarebbe opportuno – ha aggiunto – che il limite temporale per i Comuni entro il quale continuare a pianificare il PUC o passare alla redazione del PSI e del PUL sia stabilito con precisione dalla norma”. Il consigliere ha aggiunto: “La visione necessariamente unitaria della pianificazione viene compromessa e le norme proposte, anziché aiutare gli enti locali, creeranno diseguaglianze, ulteriori difficoltà e un maggior immobilismo. Vengono create – ha concluso – disuguaglianze tra i Comuni, incertezze, diventa ancora più difficile il lavoro delle amministrazioni comunali, non sono tutelati e valorizzati i territori e ci sono dubbi di costituzionalità». Secondo Natale, inoltre, nel provvedimento «non si fa cenno a misure relative alla messa in sicurezza del territorio”.
Roberto Arboscello (Pd-Articolo Uno) ha rilevato, ricordando la sua precedente esperienza di sindaco, le lungaggini di questi strumenti di pianificazione. “Questo problema – ha aggiunto – viene ulteriormente accentuato da questa legge urbanistica”.
“Per i Comuni più piccoli viene confermato il Piano Urbanistico Comunale (PUC), anche se già oggi ben 126 comuni non ne sono dotati perché privi di risorse e competenze per svilupparlo e perché spesso è uno strumento arretrato rispetto alle realtà ambientali, economiche e sociali delle nostre città che evolvono velocemente e avrebbero bisogno di strumenti rapidi e flessibili. La Regione non chiarisce se e come intende essere di supporto a questi Enti locali e anzi scoraggia la pianificazione di livello intercomunale, modalità essenziale di coordinamento per Amministrazioni locali che non hanno organici con competenze adeguate a programmazioni trasversali e complesse”.
“Per i Comuni più grandi e sulla costa, invece di semplificare il PUC, si raddoppia: aggiungendo due strumenti urbanistici in un quadro normativo già troppo complesso: il PSI (il Piano dei servizi e delle infrastrutture) e il PUL (il Piano Urbanistico Locale).
“Se l’obiettivo di Regione Liguria era quello di incidere maggiormente sulla pianificazione dei singoli comuni (scopo anche legittimo e condivisibile), la strada tracciata però è sbagliata e rischia seriamente di bloccare lo sviluppo infrastrutturale e dei servizi, dell’ambiente e del contesto socio-economico dei nostri territori”.
“Invece di introdurre questo moltiplicatore di complessità, aggiungendo barriere e allungando le tempistiche delle amministrazioni comunali, si poteva invece optare per un Piano Unico, come hanno fatto altre regioni, con una parte più rigida (quello dei servizi e delle infrastrutture) e una parte più flessibile (quella che entra nel dettaglio urbanistico). Così si semplificava e si rendere sempre attuale e lineare la programmazione urbanistica”.
“Si poteva optare per una scelta razionale e di buon senso, si è deciso di intraprendere una strada che aumenta la burocrazia e pone anche dubbi di costituzionalità, dato che la Corte Costituzionale ha già chiarito più volte che il tema del paesaggio va visto in maniera unitaria. Per lo sviluppo dei nostri territori potrebbe essere un duro colpo” conclude Arboscello.
Per il gruppo Pd la riforma non semplifica le procedure a carico dei comuni ma introduce, per quelli più grandi, due nuovi strumenti, complicando l’iter. “Questi piani – spiega Davide Natale, relatore di minoranza per il Pd – non hanno una ‘legge cornice’ e andavano predisposti solo dopo il Ptr, il Piano Territoriale Regionale datato 1991 che la maggioranza in campagna elettorale aveva promesso – senza poi mantenere – di aggiornare. Il sistema risulta complesso in particolare per i piccoli comuni, non chiarisce se e quando questi possano procedere a livello intercomunale nella predisposizione dei piani e soprattutto non prevede fondi per sostenere le spese a carico degli enti per dotarsi di questi strumenti”.
Sono 3 gli emendamenti presentati dal Pd per le modifiche al DDL, più un ordine del giorno su consumo suolo e sull’incentivo ai puc intercomunali. Oltre a non semplificare le procedure e a caricare i comuni di nuove carte e pratiche burocratiche, le modifiche previste dalla riforma creano confusione anche per i piccoli comuni dell’entroterra riducendone le norme paesaggistiche: “Non solo – conclude il Pd – il nuovo Piano deve tenere conto del Recovery Fund, che si inserisce anche nella pianificazione territoriale legata a servizi infrastrutture, rigenerazione urbana scuola e sanità. Quindi prima si deve procedere ad aggiornare il Ptr sulla base del Recovery e dei fondi in arrivo e poi si potrà procedere ad applicarlo”.
Selena Candia (Lista Ferruccio Sansa Presidente) ha illustrato la relazione di minoranza del gruppo. “Questa legge non rispetta la tutela del territorio e la disciplina paesaggistica. E’ un cambiamento pericoloso, all’interno di una regione dove la percentuale di suolo occupato rispetto al territorio disponibile e pari all’8,3% e superiore alla media italiana (7,6%). Questo articolo inoltre viene presentato mentre manca ancora il nuovo Piano Paesaggistico, che la Regione dovrebbe approvare in base al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”.
“Non è la prima volta che la Regione cerca di bypassare la tutela del paesaggio, visto che la giunta Toti aveva già cercato di passare alla Regione le competenze della Sovrintendenza in termini di autorizzazioni paesaggistiche – affermano i consiglieri della lista Sansa. Così facendo si rischia, ancora una volta, di ritrovarci con una norma incostituzionale. Il governo del territorio è materia di competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni secondo l’art. 117 della nostra Costituzione. Se una legge è impugnata, perché non volutamente chiara nella suddivisione delle competenze e dei limiti di intervento, questo comporta dei ritardi e dei periodi di vuoto normativo che non aiutano di certo i liguri e le nostre imprese”.
“Non è la costruzione di nuovi volumi a rilanciare l’entroterra: servirebbero invece servizi di prossimità come scuole, trasporti e ambulatori”.
“Bisognerebbe dare ai comuni un supporto maggiore attraverso personale tecnico adeguato e puntare su altri strumenti come la strategia per le aree interne (ferma ormai da tempo) che vuole valorizzare potenzialità del nostro territorio spesso anche molto diverse se si va dall’imperiese allo spezzino: un’unica soluzione per tutti sembra alquanto riduttiva e superficiale. Si potrebbe ipotizzare un patto per il lavoro per il settore agricolo rivolto ai giovani come si è fatto per il turismo, quello sì che potrebbe aiutare”, spiegano
E il consigliere Candia rincara: “Si rischia poi di complicare la disciplina urbanistica e di aggravare il lavoro affidato ai Comuni, molti dei quali non hanno ancora mai utilizzato gli strumenti di pianificazione già previsti. La legge, infine, non risolve il problema dello spopolamento dell’entroterra determinato dalla mancanza di servizi”.
Candia ha rilevato la necessità che il Piano dei Servizi e infrastrutture, anziché essere di competenza comunale “sia fatto da un ente sovraordinato. In questo modo i Comuni sarebbero sgravati dalla pianificazione delle strutture e opere collettive e le Provincie garantirebbero che nell’area di loro competenza siano davvero rispettati i carichi urbanistici. Così facendo – ha aggiunto – ai Comuni resterebbe da realizzare solo il Piano urbanistico locale. Non è chiaro, infatti in che modo un Comune polo attrattore, cioè un Comune più grande e strategico rispetto ad altri vicini, dovrebbe occuparsi di calcolare il carico urbanistico anche dei Comuni vicini”.
Candia ha posto anche il problema di intrecciare la pianificazione con un adeguato piano di finanziamenti. Perplessità sono state espresse anche sulla doppia procedura di Vas previste per Psi e Pul perché – ha detto – rallenterebbe l’adozione dei Piani.
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