Loano. Né il Covid (che ha colpito entrambi, per fortuna in maniera non grave) né un “salto” di 4 mila miglia in solitaria in pieno oceano Pacifico sono riusciti ad interrompere la missione di Massimo Vecchietti e sua moglie Paola Broggi, che a maggio del 2019 sono partiti da Marina di Loano a bordo della Patchouli II per un giro del mondo in barca a scopo umanitario.
Milanese da anni residente a Loano, Massimo Vecchietti ha prestato servizio come anestesista in tre dei quattro ospedali della provincia di Savona: all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, al Santa Maria di Misericordia di Albenga e al San Paolo di Savona. Inoltre, è stato primario del dipartimento di emergenza dell’Asl2 savonese e per alcuni anni è stato commissario del comitato loanese della Croce Rossa, della quale è tuttora volontario. Sempre per la Cri ha svolto il ruolo di responsabile scientifico a livello regionale.
Due anni fa, dopo una vita dedicata alla sanità, lui e sua moglie (rispettivamente di 75 e 74 anni) hanno deciso di intraprendere un altro genere di viaggio. Un viaggio, sogno di ogni velista, che li sta portando a toccare i proverbiali sette mari (o quasi) e che, contemporaneamente, ha anche un valore umanitario: ad ogni tappa, infatti, il medico e la sua compagna offrono assistenza medica alle popolazioni e alle persone che incontreranno tramite l’Ente del Terzo Settore da loro creato, “Drops in the sea”.
Dopo un primo anno di navigazione, a maggio dell’anno scorso Massimo e Paola hanno fatto ritorno in Italia per qualche mese: “Siamo tornati a casa per evitare la stagione degli uragani – spiega lui – ma appena rientrati nel nostro Paese ci siamo presi il Covid. Paola lo ha contratto in forma asintomatica, ma è dovuta restare ugualmente 40 giorni in isolamento (e subire 13 tamponi); io, invece, ho passato 22 giorni in ospedale”.

Superato questo primo e non facile scoglio, i due coniugi sono ripartiti per la Repubblica Domenicana per rimettersi subito al lavoro: “Per conto della Croce Rossa Internazionale abbiamo consegnato del materiale scolastico ai bambini di un piccolo villaggio dell’interno. Poi siamo partiti per Haiti: qui abbiamo fatto scalo a Île-à-Vache, una piccola isola dalla popolazione molto chiusa. Anche in questo caso, abbiamo portato il nostro aiuto prima di tutto ai bimbi. In seguito abbiamo attraversato il Mar dei Caraibi e siamo giunti alle isole San Blas, arcipelago della Repubblica di Panama abitato fin dal Medioevo da una popolazione molto caratteristica, i Kuna, molto gelosa della propria autonomia e della propria storia. Qui abbiamo accertato la situazione clinica di un piccolo villaggio e di una ‘stazione’ abitata da alcune famiglie vissute in isolamento da parecchio tempo. A loro abbiamo portato acqua, cibo e alimenti polivitaminici per i bambini: tutte cose che per noi sono banali, ma che per queste popolazioni sono assolutamente difficili da trovare”.
Panama è stata l’ultima tappa prima del grande “salto nel blu”, cioè l’attraversamento dell’oceano Pacifico: quasi 4 mila chilometri senza tappe intermedie.

“Siamo partiti da Panama a fine marzo – spiegano ancora Massimo e Paola – Ci siamo dovuti fermare obbligatoriamente alle Isola Galapagos a causa della bonaccia: non c’era vento e il mare sembrava un lago, perciò abbiamo dovuto navigare principalmente a motore e consumare quasi tutto il carburante; alle Galapagos abbiamo dovuto fare rifornimento, altrimenti la traversata sarebbe stata impossibile”.
Dopo 20 giorni di navigazione oceanica continua, ecco l’arrivo alle Isole Marchesi: “Il 15 aprile siamo approdati a Nuku Hiva, l’isola dell’arcipelago della Polinesia Francese più vicina alle Isole Marchesi. Siamo fermi qui da alcuni giorni, abbiamo la necessità di sistemare la barca dopo la lunga navigazione nel Pacifico. Poi ci trasferiremo all’arcipelago delle Tuamotu: qui porteremo il nostro aiuto al governo della Polinesia nella complessa campagna di vaccinazione. Opereremo soprattutto nelle isole più piccole, dove è complicato arrivare: ci sposteremo da un atollo all’altro e vaccineremo tutte le persone che incontreremo. Siamo in contatto con il ministero della sanità, con il quale stiamo concordando i vari dettagli dell’intervento”.
In attesa di mettersi al lavoro, Massimo e Paola si stanno riposando: “Affrontare 4 mila miglia di oceano non è stato facile per due vecchietti (di nome e di fatto) come noi. Ma è andato tutto bene e siamo soddisfatti di quello che stiamo facendo e di portare avanti l’impegno iniziato a Loano sotto l’egida di Cri e della associazione ‘Drops in the sea’. In inglese questo nome significa ‘gocce nel mare’, ma è meglio una goccia che nulla”.
Massimo e Paola resteranno in Polinesia fino a novembre: “In quel periodo inizia la stagione dei cicloni, quindi torneremo in Italia. Ripartiremo per la Polinesia ai primi del 2022 e proseguiremo il nostro viaggio”.
Un viaggio che li terrà lontani da casa e dagli affetti ancora per mesi: “Se ci sono stati momenti in cui non avessimo voluto essere a casa anziché qui? In generale no, ma siamo genitori e nonni, quindi sentiamo la mancanza delle figlie e dei nipoti. Per fortuna ci son i telefoni, Whatsapp e le videochiamate”.
Per seguire passo a passo il viaggio di Massimo e Paola Vecchietti è sufficiente visitare la pagina Facebook “Il viaggio di Patchouli attorno al mondo“.