"obiettivo raggiunto"

Era nella scorta di Falcone e Borsellino, ora può “riposare in pace”: completata la tomba di Walter Cucovaz

Dopo tre anni, degna sepoltura per l'ex poliziotto savonese grazie alla raccolta fondi dei colleghi

walter cucovaz

Savona.  Sono passati più di tre anni, ma finalmente Walter Cucovaz, l’ex poliziotto deceduto nel 2018 del suo appartamento di Legino, ha una degna sepoltura. E questo grazie alla raccolta fondi organizzata dai colleghi del 78° corso Allievi Guardia che hanno deciso di incidere sulla nuova tomba una frase che racconta la sua storia: “Un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda”.

Una storia piena di dolore, quella di Cucovaz, ma anche di coraggio. Da giovane aveva fatto parte della scorta dei magistrati Falcone e Borsellino e negli ultimi anni della sua vita era caduto nel baratro della depressione a causa della morte del padre e del suicidio del miglior amico, nonché collega. Anni difficili e poi la fatalità di una sigaretta lasciata accesa durante la notte che ha causato l’incendio e la sua scomparsa. Sepolto al cimitero di Savona, la sua tomba è stata abbandonata: “E’ morto due volte” aveva denunciato l’amico Ned Taubl del Gruppo Apolitico Savonese che anche quando era in vita si è sempre battuto per chiedere un’adeguata assistenza per Cucovaz.

Proprio il gruppo, con le risorse a disposizione, aveva cercato di migliorare la situazione, provvedendo alla pulizia, a portare qualche pianta e a tenere in ordine la tomba durante gli ultimi anni. Poi la chiamata dei suoi ex colleghi, che riunitisi in una chat per festeggiare il 40° anniversario dal loro addestramento e organizzare una rimpatriata, sono venuti a conoscenza della storia drammatica del loro amico di gioventù.

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È partita così una raccolta fondi, che ha raggiunto quota 2.700 euro grazie ai quali è stata realizzata una tomba in marmo. Non più solo qualche fiore e la scritta “Walter Cucovaz 1961-2017”, ora l’ex poliziotto ha finalmente una foto e una sepoltura degna come merita un fedele servitore dello stato.

E’ stato davvero commuovente – racconta Ned Taubl – Considerando i tempi in cui viviamo e la perdita di valori, vedere che i suoi colleghi a distanza di 40 anni si sono attivati e hanno donato questa somma per lui mi ha toccato il cuore. Walter era una persona di cuore, che aveva bisogno di aiuto e sono estremamente felice di essere riusciti in questo obiettivo. Mi piangeva il cuore vederlo sepolto in quel modo”.

Gli anni di lutti avevano, infatti, portato Cucovaz ad una profonda crisi depressiva, che ne aveva minato le facoltà, tanto che gli era stato dato un amministratore di sostegno, con un sussidio mensile di poco più di 300 euro. “Ho servito lo Stato, rischiando la mia vita. Ho visto morire i miei colleghi. L’unica cosa che chiedo è riprendermi la mia dignità” aveva dichiarato Cucovaz ai microfoni di Ivg che soffriva anche per dover chiedere al suo amministratore di sostegno le risorse per risolvere i piccoli problemi quotidiani, nonostante un conto corrente pienamente in positivo: “Vivo in una casa piena di danni – aveva raccontato – ho la lavastoviglie rotta, sono costretto a girare le manopole del gas con le pinze. Ho la tenda del balcone strappata e d’estate non posso farmi ombra. Sono piccoli problemi quotidiani, che però non posso risolvere se non abbassandomi ogni volta a chiedere al mio amministratore”.

Fino alla tragedia del dicembre 2018, quando – nonostante le deboli condizioni psicologiche di Cucovaz – non vi fu un gesto volontario, ma un rogo originato dal materasso, probabilmente a causa di una sigaretta lasciata accesa. Anche in quel momento il Gruppo Apolitico Savonese non l’ha lasciato solo, segnalando le condizioni di totale degrado della tomba: “Lo troviamo di un indecenza incredibile… A Walter gli si era mancato di rispetto da vivo, abbandonato da parenti e istituzioni, ma notiamo che da morto è anche peggio…”.

tomba cucovaz

“Vedendo quelle immagini e sentendo la sua tragica storia, ho riscontrato la vera solitudine – aveva sottolineato il poliziotto Lucio Cucchiarelli, uno dei promotori della raccolta fondi – Le istituzioni avrebbero potuto fare di più, garantendogli una maggiore assistenza, magari non si sarebbe lasciato andare così. Il nostro è un mestiere che si ha nel sangue, in cui noi poliziotti crediamo molto, andiamo incontro a diversi pericoli e l’adrenalina è sempre a mille. Dopo aver passato una vita sulla strada a combattere la criminalità, vedere un collega sepolto così mi ha un grande rammarico. È vero, prima o poi tocca a tutti morire, ma c’è morte e morte”.

Ma ora la situazione è cambiata, e questo autunno quando tutti i partecipanti del 78° corso Allievi Guardia del 1981 si incontreranno a distanza di 40 anni, ci sarà anche lui, nel cuore di tutti loro.

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