DisparitÀ di trattamento

Chiusure attività, i negozianti di dischi: “Vogliamo lavorare”

“Incredibili disparità di trattamento tra le librerie e i nostri negozi”

dischi

Liguria. Dopo più di un anno di restrizioni e chiusure a singhiozzo i dischi continuano a non essere considerati prodotti culturali, a differenza di quanto accade per libri: una protesta a livello nazionale a cui partecipa anche la Liguria, facendosi sentire attraverso i negozi di dischi Ernyaldisko, di Marco Massari a Genova, e Jocks Team, di Gianfranco Risso a Savona.

Si tratta di incredibili disparità di trattamento – si legge nella nota scritta da Risso -. Mentre i negozi di dischi in zona rossa sono insensatamente chiusi le librerie e le edicole rimangono invece aperte, e addirittura importanti catene commerciali in ambito elettronico/tecnologico ma anche librario vendono liberamente dischi e cd, quando secondo il decreto sarebbero tenute a delimitare quei prodotti con il nastro e ad impedirne la vendita”.

Risso tiene a puntualizzare che i negozi di dischi, pur con difficoltà, negli ultimi anni precedenti la pandemia erano tornati ad aprire “e adesso invece sembra che proprio i decreti e le chiusure imposte abbiano come obbiettivo quello di farli chiudere definitivamente”.

“Nelle ‘zone rosse’, tra il 2020 e il 2021, i negozi di dischi sono stati sottoposti a una chiusura forzata in alcune regioni fino a 200 giorni, oltretutto mitigata da bonus e ristori a dir poco irrisori o addirittura inesistenti, che non hanno consentito di coprire neppure una piccola parte delle numerose spese vive (affitti, utenze, spese condominiali, tasse sui rifiuti, tasse sulla pubblicità, spese bancarie etc.) che ogni attività commerciale ha costantemente a carico, indipendentemente dal fatto se sia aperta o chiusa – prosegue Risso -. Va anche segnalato come praticamente quasi nessun negozio di dischi possa beneficiare del recente ‘decreto sostegni’. […] Ed ora, con le nuove restrizioni, il Governo ci impone di chiudere senza offrirci neppure un centesimo di ristoro per questa completa mancanza di attività”, ha precisato ancora.

La nota si chiude con tre richieste essenziali che l’autore e l’associazione di categoria formata dai negozianti di dischi vorrebbero portare all’attenzione del Ministro della Cultura Franceschini e dei Presidenti delle Regioni: “Chiediamo la possibilità di lavorare ed essere regolarmente aperti al pubblico, anche in zona rossa, così come i concorrenti (librerie, edicole, catene di centri commerciali) che vendono lo stesso tipo di prodotti, ovviamente nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, richiediamo la possibilità di offrire il servizio di ‘asporto’ per i clienti come fatto da bar e altre attività e, infine, puntano l’attenzione sul fatto che i libri beneficiano della tassazione IVA agevolata al 4%, i dischi continuano ad essere sottoposti a una gravosa tassazione IVA al 22%” concludono.

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