Protesta

Bar, ancora vietato il servizio al banco. Confcommercio: “Incomprensibile, intervenga il Mise”

Il presidente ligure Alessandro Cavo: "E’ un attacco al modello di offerta del bar italiano"

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Liguria. La circolare del Ministero dell’Interno sul decreto riaperture che vieta ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco “non ha alcun fondamento giuridico e nessuna ragione di sicurezza sanitaria”.

Questo il duro commento di Fipe – Confcommercio alle scelte dell’esecutivo: “Si tratta di un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio). D’altra parte, dopo 14 mesi di blocco delle attività di ristorazione, almeno l’aspettativa di una regolamentazione puntuale non dovrebbe essere tradita: in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi.”

In sostanza, stando alla circolare del Ministero dell’Interno, la somministrazione al bancone non si potrà fare prima del 1 luglio mentre a partire dal 1 giugno sarà possibile consumare al chiuso ma al tavolo. “Un paradosso giuridico e sanitario. E’ un attacco al “modello di offerta del bar italiano” – dichiara Alessandro Cavo, presidente Fipe – Confcommercio Liguria – che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo senza che vi sia nessun fondamento scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto”.

“Per dare voce ai bar del nostro territorio – conclude Alessandro Cavo – Fipe – Confcommercio Liguria si associa alla richiesta del presidente Stoppani di un intervento urgente da parte del Mise, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo. D’altro canto, la norma per come è scritta non lascia adito ad interpretazioni”.

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