Savona. Intorno alla scuola continua ad esserci una grande confusione, un caos che sembra essere organizzato negli istituti e così confusionario a livello ministeriale. Sono troppe le incertezze sul futuro: continueranno le lezioni in presenza, anche se solo al 50%? Oppure si dovrà tornare tutti in didattica a distanza? Fino a quando durerà la scuola? Sono questi gli interrogativi che presidi, docenti, studenti e famiglie si pongono ogni giorno. E i continui cambi di rotta e la furia del Covid che è tornata a ruggire in maniera prepotente, sicuramente, non aiutano. AGGIORNAMENTO: oggi pomeriggio Giovanni Toti ha chiuso le scuole superiori per una settimana, tornando alla Dad al 100%.
Il premier Draghi ha deciso che dal 6 marzo sarà nuovamente soltanto didattica a distanza nelle zone rosse e in quelle province o quei comuni che avranno 250 contagi ogni centomila abitanti.
Ma la maggioranza dei dirigenti scolatici non è d’accordo: la didattica a distanza, che prima si è dimostrata un utile strumento, ora non è più fattibile, sostengono. Qualche voce si distingue dal coro, ma la dad non pare più essere la salvezza della scuola in epoca Covid.
“Perseverare con il suo utilizzo rischierebbe di mettere a rischio non solo l‘apprendimento degli studenti, ma anche e soprattutto la loro socialità e più in generale la scuola stessa – ha detto il professor Alessandro Gozzi, preside del Ferraris-Pancaldo – E’ vero, nel periodo del lockdown è stata salvifica, ma i professori non hanno scelto di diventare dei formatori a distanza”.
Della stessa opinione il dirigente dell’istituto Falcone di Loano, Ivana Mandraccia: “E’ stata sicuramente utile nel primo periodo, ma davvero dannosa per diverse ragioni in questa seconda fase”.
È controcorrente, invece, la professoressa Maria Morabito, preside del liceo Calasanzio di Carcare: “Nel nostro istituto siamo riusciti a lavorare nonostante le ovvie difficoltà relative alla nuova modalità – ha dichiarato – Sicuramente la situazione è difficile, per questo la nostra scuola da subito si è attivata per permettere a tutti di effettuare i collegamenti necessari. Chi seguiva le lezioni in precedenza sembra farlo anche adesso, mentre coloro i quali tendevano a distrarsi in presenza perdono il filo tutt’oggi.”
Infine la dirigente ci ha tenuto a ringraziare le famiglie per il supporto, dicendosi neutrale nei confronti di un possibile prosieguo delle attività didattiche fino al 30 giugno.
Nel caos dell’ultimo periodo si era inserita infatti anche questa proposta, la quale però sembra essersi raffreddata negli ultimi giorni. Era quindi stato lungimirante il preside del’Issel di Finale che, a tal proposito, aveva bollato l’idea come una semplice indiscrezione da verificare. Nonostante ciò aveva anche aggiunto che lui non avrebbe esitato ad applicare tali norme.
Un tema spinoso quindi sul quale ha detto la sua anche il professor Alessandro Gozzi: “Non ritengo necessario continuare ad assillare i ragazzi fino al 30 giugno. Posso definirmi decisamente contrario a questa ipotesi, per questo spero non si concretizzi.”
Il preside del Ferraris-Pancaldo poi ha aggiunto: “Credo però che continuare a frequentare la scuola senza quello spauracchio rappresentato dalle valutazioni potrebbe essere una buona soluzione per recuperare ciò che la dad ha trascurato, magari anche oltre il mese di giugno. In quest’ultimo caso specifico però bisognerebbe ovviamente retribuire i professori in modo adeguato. Staremo a vedere”.
Sull’argomento si è espresso anche il dirigente del liceo Chiabrera-Martini, Alfonso Gargano. “Sono molto perplesso perché la didattica al 50% affatica tutti in modo serio e, pensare di prolungare le attività senza tener conto dello stress psicofisico di studenti e allievi, non sembra una soluzione che vada nel senso giusto”. Il possibile cambio di rotta sul tema potrebbe quindi soddisfarlo.
Staremo a vedere cosa succederà, con un’unica certezza: al momento a primeggiare vi è solo e soltanto la confusione.