Il dopobarba col veliero. Con quella boccetta strana, che mi aspetto ne esca il genio della lampada da un momento all’altro.
Appollaiata sul muretto del bagno, gli zoccoletti rossi a penzoloni, tengo tra le mani il pennello buffo e un po’ masticato, e ascolto con gli occhi spalancati, storie di pennelli che vengono direttamente dal pennacchio di Ettore il guerriero.
E poi il rito. Sapone. Occhi che ridono mentre il rasoio passa sul viso, e raschia via la settimana di cantiere dal volto del mio papà.
Un ricciolo di sapone sul nasino. Una goccia di Old Spice sul collo.
Il profumo di papà addosso tutto il giorno.
Ed oggi non è un giorno qualunque.
Oggi quello sguardo nello specchio, capace da sempre di gelarmi senza bisogno di una sillaba emessa, è allo stesso tempo serio e sereno. Quasi allegro.
Oggi il rasoio indugia con più cura sulla pelle aspra e dura del mio papà. Affiora qualche goccia vermiglia color sciroppo di fragola, io mi spavento. Papà strizza gli occhi in un sorriso e, con una strana matitina bianca, disegna un puntino sulla goccia del suo sangue. Del mio sangue.
La cappa candida scintilla appesa alla porta. La mamma la ha lavata e inamidata così tanto che potrebbe star ritta da sola, come un eburneo soldato senza testa.
Oggi non è un giorno qualunque. Papà si avvia presto, con la cappa sottobraccio e le raccomandazioni di mamma di non stropicciarla, che scivolano sulla sua schiena grande.
Domani quella schiena sarà dolorante e marezzata di lividi di porpora, e la mamma passerà la giornata tra i lamenti e gli fumi di balsamo di tigre.
Io giocherò zitta zitta per non disturbare papà che riposa, e ogni tanto mi affaccerò solo con il naso giusto il tempo per sentire mamma che ripete a papà che è l’ultimo anno che gli permette di fare tutto quello sforzo. “Giulia, ho fatto un fioretto lo sai”.
Ma questo sarà domani.
Oggi mi infilo con il mio cappottino nuovo nella 126 azzurra e vado a vedere il mio papà che porta Gesù sulla schiena.
Savona è tutta qui, incartata nei soprabiti pasquali nuovi e unita da un chiacchiericcio allegro di incontro. La sera è calda e l’aria è dolce, e tra la folla le guance si toccano in baci e schiocchi di una primavera ritrovata e gioiosa.
Alzo gli occhi sulla foresta scomposta di gambe e teste che ondeggiano scomposte e disordinate fino a che…
Un tocco. Due tocchi. Tre tocchi.
Nella pancia tre martellate lontane.
Scende sulla folla una coperta spessa di silenzio. Le teste si volgono come girasoli e gli occhi sbattono all’unisono. TOC TOC TOC TOC Respiriamo tutti insieme come foglie dello stesso olivo.
TOC TOC TOC
Da lontano, sopra teste come acqua, giungono ondeggiando le casse.
TOC TOC TOC… un martello nella pancia.
Sempre più vicino.
Mamma mi tiene stretta per un polso per non perdermi tra la folla, e inizia a farsi spazio tra la gente, e a spingermi avanti. “Signora, permesso, fate spazio che questa bambina vuole vedere il suo papà”.
Con la mano di una sconosciuta sulla spalla, mi trovo davanti a tutti mentre una nave ondeggiante di uomini mi beccheggia incontro.
Uomini di legno, sopra. Uomini di carne, sotto.
Le cappe bianche mi accecano, lo sguardo triste di Gesù mi indaga, mi scappa la pipì e guardo Giuda, mi sento in colpa per lui, e mi scappa la pipì per la paura di quegli occhi persi.
TOC TOC TOC
La cassa avanza sbuffante di lamenti e fatica.
L’odore dei gigli è nauseabondo e delizioso.
Ecco i baffoni che cercavo.
La schiena curva, e la spalla che non si ritira dalla fatica. La testa è bassa, ma lo sguardo è alto. Papà avanza col passo incerto e faticoso sotto il peso di Gesù, di Giuda e del tradimento. E io lo amo, lo amo infinitamente e prego, prego tantissimo che finisca presto questo supplizio.
TOC TOC TOC
La cassa scende. Si appoggia a terra. Papà si mette dritto, si stiracchia e scalcia un po’ l’aria.
I suoi occhi neri incrociano i miei azzurri. “Papà, son qui!”.
I baffoni si aprono in un sorriso. Mi strizza l’occhio, mi fa segno che lui è muscoloso. Sta bene.
Mi scappa la pipì. Tanto.
Ma stavolta è per amore.
TOC TOC TOC…
“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia Pistacchio, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Ogni martedì uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente. Clicca qui per leggere tutti gli articoli