Protesta

Gli albergatori invitati a pagare Rai e Siae, Berlangieri (Upa) lancia lo “sciopero” del canone: “Balzelli inutili che vanno eliminati”

"Lo scorso anno abbiamo pagato perché obbligati, ma non abbiamo mai usufruito né delle Tv né delle performance degli artisti"

televisione

Provincia. Un ringraziamento che suona come una presa in giro, un piccolo rinvio che sembra una beffa e, in ultimo, una richiesta di pagamento che fa infuriare e sembra totalmente “inconsapevole” della situazione di crisi che un intero comparto sta attraversando e della quale si stenta a vedere la fine. Sono i tre elementi contenuti nella lettera che, negli ultimi giorni, la Rai ha inviato a tutti i gestori di strutture ricettive della provincia di Savona e che fa il paio con quella, dai contenuti simili, inviata dalla Società Italiana Autori Editori, meglio conosciuta come Siae.

Nella sua missiva, il direttore della Direzione Canone di Rai ringrazia gli albergatori e le loro aziende “per aver provveduto a corrispondere il canone di abbonamento speciale per l’anno 2020” e sottolinea che tale gesto rappresenta “una manifestazione di fiducia verso il servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale e un segno di ottimismo per il futuro del Paese”. Dunque, anche come forma di “ringraziamento” per l’avvenuto pagamento del canone 2020 e alla luce della “delicata situazione economica che il nostro paese sta affrontando”, la Rai ha deciso di rinviare “senza oneri o sanzioni aggiuntivi” il termine per il pagamento del canone speciale 2021 al 31 marzo di quest’anno. In maniera molto simile, la Siae ha inviato una comunicazione analoga ricordando come la data ultima per il pagamento dei diritti d’autore per l’anno corrente sia fissato a giugno 2021.

Aver ricevuto queste missive ha fatto innervosire non poco gli albergatori savonesi. A riassumere lo stato d’animo dei suoi colleghi è il presidente dell’Unione Provinciale Albergatori, Angelo Berlangieri, che in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook afferma: “L’abbonamento speciale Rai ed i diritti d’autore Siae sono due oneri, due costi indiretti, che trovano il presupposto nel fatto che le strutture ricettive mettono il televisore a disposizione dei clienti. Sono balzelli onerosi, perché valgono qualche migliaio di euro l’anno per ciascuna impresa. Nell’epoca pre-Covid questo balzello era considerato molto fastidioso e difficilmente comprensibile, tanto che ci sembrava di vivere nel paradosso della celebre scena di ‘Non ci resta che piangere’ in cui Benigni e Troisi vengono bloccati e sollecitati a pagare un fiorino di balzello ogni volta che attraversavano la frontiera. Diverse volte abbiamo chiesto la revisione di questi oneri, ma senza risultati”.

Se in epoca pre-Covid la situazione già “non era tollerabile,” in questo momento pandemico la cosa fa “parecchio arrabbiare. Sono ormai 15 mesi che le nostre aziende stanno soffrendo – aggiunge Berlangieri – Sono tra quelle che soffrono maggiormente. Lo scorso anno abbiamo lavorato solo due mesi e mezzo, da luglio a metà settembre. E in montagna la stagione invernale è andata persa completamente. In questi mesi tutti, a parole, hanno affermato che il turismo è un settore da tenere sempre in considerazione e da salvare; nei fatti, però, poco o nulla è stato fatto. Per questo motivo ci aspettavamo un cenno di responsabilità, di attenzione vera nei confronti del nostro mondo. Da Rai e Siae ci aspettavamo una consistente riduzione consistente del canone e delle spese per i diritti d’autore. Questo non è accaduto. Al contrario, nella nota che accompagna l’invito al pagamento, il direttore della Rai ci ringrazia per aver pagato l’abbonamento nel 2020 e sottolinea che ciò conferma il fatto che consideriamo il servizio radiotelevisivo importante per le nostre imprese”.

La realtà, però, è un’altra: “Direttore, non prendiamoci in giro. Noi abbiamo pagato obtorto collo perché siamo stati obbligati da una disposizione di legge. Abbiamo pagato a gennaio 2020, quando ancora non avevamo contezza dello tsunami che ci avrebbe sconvolto la vita qualche settimana dopo. Ecco cosa è accaduto. La frase che lei ha utilizzato, di certo per consolarci e senza malafede, ci ha fatto imbufalire. Ci è sembrata una presa in giro ulteriore in una situazione ormai intollerabile”.

Gli albergatori (savonesi ma non solo) si aspettano che “spontaneamente o per una disposizione di legge contenuta in una dei prossimi decreti Rai e Siae riducano in maniera consistente l’ammontare del canone speciale speciale 2021 e dei diritti di autore speciali 2021. Sono spese indirette, costi fissi che non possiamo più sostenere per la tenuta della nostra tenuta economica. Negli ultimi 15 mesi abbiamo perso il 70 per cento dei ricavi e non possiamo più sostenere balzelli inutili e sciocchi come questi. Inoltre, su 15 mesi abbiamo lavorato due mesi e mezzo, qualcuno anche meno, e perciò abbiamo usufruito della Tv e delle performance di autori e interpreti per una frazione di anno limitata. E per il futuro la prospettiva è altrettanto negativa: per il secondo anno di seguito ci perderemo la Pasqua e probabilmente tutti i fine-settimana di primavera, lavoreremo dalla fine di maggio/inizio di giugno (se tutto va bene) in avanti. Dunque in 18 mesi sono andati persi 16 mesi di lavoro”.

In attesa che Rai e Siae assumano le scelte auspicate, Berlangieri ha deciso di procedere per la propria strada: “Per quanto mi riguarda, il sottoscritto ha deciso in maniera del tutto autonoma (senza coinvolgere la struttura associativa, perché non ho bisogno del paravento dell’associazione per assumermi responsabilità personali) che finché le cose non cambieranno non pagherà né il canone Rai né i diritti di autore Siae. Dopo tutti questi mesi, dopo tante chiacchiere e parole alle quali sono seguiti pochi fatti e di scarso impatto, sono stanco. Stiamo vivendo una situazione intollerabile dalla quale dobbiamo uscire con la nostra forza di volontà, la nostra capacità imprenditoriale, ma anche con l’aiuto delle istituzioni. Da soli, per la situazione in cui siamo, non siamo in grado di farlo. Le istituzioni, nei fatti, ci stanno lentamente abbandonando, perciò il sottoscritto (sempre con civiltà e rispetto) ha deciso di cominciare ad abbandonare le istituzioni e manifestare in maniera chiara e inequivocabile il proprio disagio e la propria di grave sofferenza”.

“Se le cose non cambieranno, dunque, io personalmente non pagherò né Rai né Siae. Per il resto le imprese turistiche di questa provincia, della Liguria e di tutta Italia si aspettano un segno tangibile e che Rai e Siae e le istituzioni, tolgano di mezzo queste inutili spese indirette incomprensibili prima e che oggi, di fronte alla più grave crisi del turismo dal dopoguerra, fanno solo arrabbiare”.

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