Tovo San Giacomo. Si sono svolti questa mattina nella chiesa della parrocchia di San Giacomo Maggiore a Tovo San Giacomo i funerali di Maurizio Superchi, il sessantaseienne tovese deceduto giovedì 6 febbraio a causa del crollo di parte della casa attigua a quella di sua proprietà su cui erano in corso lavori di ristrutturazione, in via Caviglia.
“Alla morte di un amico è come se si fermasse il tempo e un abisso si aprisse e si arriva ad incolpare Dio” ha detto don Alessio Roggero nella sua omelia. “Quello a cui si va incontro in queste occasioni ci spinge a riflettere sulla morte. E l’incontro con la morte ci porta a riflettere alla vita, ci può aiutare a capire come vivere la nostra esistenza e prepararci a questo momento inevitabile”.
“Coloro che muoiono – ha proseguito – non sono distrutti completamente e chi muore non ci lascia mai. Perché la vita non finisce con la morte. Se ci rattrista la certezza di dover morire ci consola la sicurezza della vita eterna. Chi ci ha lasciato non scompare nel nulla ma viene accolto in Dio”.
A dare l’ultimo saluto a Superchi, oltre alla famiglia, la moglie Anna Maria e il figlio Alex, anche il sindaco Alessandro Oddo, che fin da subito ha avuto parole di stima per il pensionato, un gran lavoratore con le passioni per il ciclismo e la pittura. Grande anche la partecipazione della comunità, più di 100 le persone presenti, ma non tutte a causa del Covid-19 e degli ingressi contingentati, hanno potuto assistere al rito religioso all’interno della chiesa.
La Procura di Savona, che da prassi ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento contro ignoti, non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia sulla salma della vittima per stabilire le cause della morte, dovuta alle tonnellate di detriti che lo hanno travolto e schiacciato.
LE IMMAGINI DI IVG.IT SUL LUOGO DELL’INCIDENTE POCHI ISTANTI DOPO IL CROLLO
Artigiano edile in pensione, Superchi aveva acquistato quella vecchia abitazione per ricavarvi alcuni appartamenti commissionando il progetto e affidandosi ad un’impresa per la realizzazione dei lavori. E quel “maledetto” giovedì il sessantaseienne non si era recato nel cantiere per lavorarci ma soltanto per controllare come procedessero i lavori, cosa che neppure faceva ogni giorno: ha avuto la sventura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.