È decisamente agghiacciante ciò che è successo a Camogli, il famoso borgo in provincia di Genova, lunedì scorso, 22 febbraio.
Intorno alle ore 15.15 del pomeriggio, infatti, una frana ha provocato il crollo di un’ampia porzione del cimitero cittadino, quella a strapiombo sul mare (qui il video).
Questo sarebbe stato causato dall’erosione della falesia sottostante l’area cimiteriale.
Il crollo ha trascinato con sé due cappelle, tombe, loculi e bare: almeno duecento, quelle finite in acqua.
Immediatamente sul posto sono arrivati i vigili del fuoco ed i sommozzatori ,ma il recupero dei corpi è ancora in corso: in questi giorni arrivano segnalazioni dai cittadini che, passeggiando sul lungomare, intravedono i cadaveri nell’acqua nelle cittadine a ponente, trasportati dalla corrente.
Secondo quanto riportato dall’ Ansa giovedì, in questo orrore senza fine, anche i gabbiani starebbero facendo scempio dei cadaveri caduti in mare: in una spiaggia non lontana dal crollo è stata trovata parte di un corpo che era stato trasportato lì proprio da un gabbiano.
Nella data di ieri, venerdì 26 febbraio, le salme recuperate durante le operazioni erano circa ventidue. Su duecento.
E non è tutto. Si presenta, infatti, un altro problema: quello di cosa farne, di quelle salme che, per via della corrente (o dei gabbiani, o di chissà cos’altro) vengono ritrovate lontano dal cimitero crollato. Infatti, si tratta tecnicamente di “salme non identificate”, per cui occorre seguire il protocollo che viene applicato ogni qualvolta che viene ritrovato un cadavere a cui non si sa dare un nome. La procedura applicata è la seguente: il cadavere viene preso in carico dalla polizia mortuaria, che lo trasporta all’istituto di medicina legale. Qui spetterà al pubblico ministero decidere quali procedure attuare per procedere con l’identificazione, in quanto bisogna per prima cosa accertarsi che il corpo in questione appartenga realmente a quelli finiti in acqua in seguito al crollo, e che non provenga da altre circostanze.
Si vaglieranno le denunce di scomparsa recenti, insieme all’elenco delle salme andate perdute, procedendo poi, se necessario, con l’esame delle impronte digitali.
Uno scempio, insomma. Morire due volte. Perché?
Come è possibile che la terra, per quanto possa essere stata provata dalle numerose mareggiate degli ultimi anni, crolli così, dal nulla, senza dare alcun preavviso?
In seguito all’accaduto, i carabinieri hanno effettuato un blitz al Comune di Camogli sequestrando i documenti relativi al cimitero. In particolare, stanno acquisendo documentazione e ordinanze relative ai lavori e alle segnalazioni di privati cittadini. La procura di Genova, subito dopo il crollo ha aperto un’inchiesta per frana colposa, che nelle prossime ore potrebbe arricchirsi di altri reati: verrà in fatti nominato un geologo dalla Procura, con l’incarico di analizzare la situazione attuale e pregressa, in particolare per capire se il terreno in questione avesse dato dei segnali d’allarme. Verranno interrogati i cittadini di Camogli, che avevano segnalato al Comune l’instabilità del cimitero cittadino, ben quattro anni fa. I parenti delle “vittime” intanto, raccontano che era da anni che facevano segnalazioni, invano.
In tutto questo, il sindaco di Camogli, Francesco Olivari (geologo, tra l’altro), racconta su IL SECOLO XIX, che queste segnalazioni non sono rimaste inascoltate, e che lui stesso in prima persona si era premurato, in seguito ad esse, di affidare dei sopralluoghi della zona in questione ad una squadra competente e preparata, partecipandovi lui stesso. Afferma poi che un crollo di queste proporzioni era difficilmente prevedibile.
Con il tempo, se saremo fortunati, scopriremo la verità.
“Nera-mente” è una rubrica in cui parleremo di crimini e non solo, scritta da Alice, studentessa ed aspirante criminologa: clicca qui per leggere tutti gli articoli