Savona. Proseguono le deposizioni dei tecnici in Tribunale a Savona nell’ambito del processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.
Dopo la deposizione, martedì scorso, di Fabrizio Minichilli, epidemiologo dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e autore di un articolo, pubblicato nel 2019 sulla rivista Science of the Total Environment, incentrato proprio sulla possibile correlazione tra le emissioni di Tirreno Power e le patologie tra i residenti, oggi è toccato ad altri tre tecnici delle parti civili sviscerare dati e numeri sul possibile impatto della centrale.
Il primo ad essere ascoltato è stato il professor Gianni Tamino, docente dell’Università di Padova nel dipartimento di Biologia: il testimone ha relazionato i giudici sui risultati dell’attività di biomonitoraggio nell’area circostante la centrale di Vado realizzata mediante analisi dei licheni nel periodo 2006/07. La diffusione dei licheni è infatti ritenuta dall’accusa e dalla comunità scientifica un utile indicatore dal punto di vista ambientale per accertare una eventuale correlazione tra le emissioni della centrale e l’inquinamento dell’aria.
Quello dei licheni è un argomento già emerso nel corso del processo, quando nel 2019 Marco Mazzoni, coordinatore del gruppo istruttore che ha rilasciato l’Aia a Tirreno Power, fu chiamato a esprimersi proprio in merito agli studi sul tema. In quell’occasione Mazzoni affermò che il biomonitoraggio lichenico ‘non ha ragion d’essere dal punto di vista della certificazione della qualità dell’aria‘ sostenendo che si trattasse di ‘sensori che sono stati abbandonati da tutti‘”; una posizione contestata in seguito da Uniti per la Salute (anche in relazione alla presunta competenza di Mazzoni a esprimersi in merito, dato che non è un biologo).
Dopo Tamino è toccato all’ingegner Alfredo Pini, funzionario Ispra, chiamato a deporre in relazione all’attività di controllo svolta sulla centrale e sul monitoraggio delle emissioni della stessa. Pini si è soffermato soprattutto sulla vicenda dell’olio combustibile impiegato per l’accensione degli impianti: il 13 dicembre 2013 il Ministero dell’Ambiente vietò l’uso di olio con tenore di zolfo fino all’1% (come prescritto già dall’Aia del 2012) con effetto immediato.
Tirreno Power, inizialmente, non aveva recepito la prescrizione dell’Aia sulla riduzione del tenore di zolfo: sostenendo che avesse un impatto ambientale irrilevante, e non ricevendo risposta dal ministero, non la attuò (comportamento consentito dalla legge in caso di modifiche non sostanziali). In seguito l’intervento dell’Ispra spinse il Ministero a chiarire, dichiarando “non illegittimo” il comportamento dell’azienda fino a quel momento (13 dicembre 2013) ma imponendo da quel momento un adeguamento immediato. La centrale dovette quindi approvvigionarsi urgentemente di olio combustibile a basso tenore di zolfo (sotto lo 0,3%).
Nella sua deposizione Pini ha contestato proprio l’utilizzo dell’olio all’1% da parte di Tirreno Power prima del chiarimento del 13 dicembre 2013: secondo il testimone si sarebbe trattato (al contrario di quanto sostenuto dall’azienda) di una modifica sostanziale e quindi la centrale avrebbe dovuto fin da subito attenersi a quanto prescritto dall’Aia del 2012.
Nel corso della sua deposizione si è analizzata anche la posizione del sistema di rilevazione delle emissioni (SME), altro tema controverso della vicenda. Secondo la Procura e i movimenti ambientalisti il misuratore andava posto a camino, così come previsto dall’Aia del 2012: una tesi confermata in aula proprio da Mazzoni nella deposizione già citata. L’azienda, dal canto suo, ha sempre contestato l’accusa sostenendo che la posizione scelta (alla base) fosse corretta: una interpretazione appoggiata in seguito anche dal Ministero che autorizzò esplicitamente il 30 gennaio 2014 il sistema di rilevazione delle emissioni installato da Tirreno Power.
Ultimo teste è stato Giuseppe Lo Presti, direttore generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente, con una deposizione in relazione all’istruttoria e alle procedure autorizzatorie della centrale di Vado Ligure.
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