Disaccordo

Le associazioni di categoria presentano un referendum “anticaccia”, Piana: “Posizione ideologica, a rischio la filiera”

"L'attività venatoria ha anche un'incidenza non trascurabile sulla gestione faunistica"

caccia generica

Liguria. “La richiesta di referendum, depositata dalle associazioni ambientaliste, contro l’attività venatoria rappresenta una presa di posizione ideologica che tarperebbe di netto l’intera filiera economica capace di muovere svariati asset sul territorio, imprese che gravitano attorno al mondo della caccia: dall’abbigliamento specializzato alle aziende produttrici di mangimi”.

Così Alessandro Piana, vice presidente e assessore alla caccia e pesca di Regione Liguria, commenta il deposito formale della richiesta di referendum nazionale contro la caccia che prevede di abrogare la legge sulla tutela della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio. “La domanda è arrivata nel bel mezzo della pandemia – sottolinea -, in un periodo di inasprimento delle misure per il contenimento della pandemia di Covid-19 e di tensioni estreme dal punto di vista economico e del lavoro”.

“In più – continua Piana – non si deve dimenticare come l’attività venatoria abbia anche un’incidenza non trascurabile sulla gestione faunistica. Gli stessi agricoltori, da sempre portatori della funzione di presidio e salvaguardia del territorio, denunciano continuamente ingenti problemi causati dagli ungulati, senza contare i rischi e i danni dei cinghiali che frequentano sempre più anche gli ambienti urbani”.

“Per la tutela dell’equilibrio ambientale – conclude -, per la salvaguardia del reddito di tante famiglie e aziende che a vario titolo sono coinvolte con la caccia non servono aprioristici steccati ideologici, ma piani ragionati e punti d’incontro che coinvolgano tutte le forze portatrici della cultura rurale e territoriale”.

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